I dossier tra prove e "bufale": nelle chat la guerra per tribù in Fdi nel sud est
Accuse fra “cannatiani” e Auteri. I sospetti su Gennuso, che si tira fuori
La congiura dei loquaci. Il caso Cannata, oltre alle testimonianze dei finanziatori seriali che hanno deciso di uscire allo scoperto, era “annunciato” da un intenso chiacchiericcio. Alimentato da un dossieraggio (audio, screenshot di conversazioni, fotografie) che passava di chat in chat. Con dentro alcune verità, ma anche bufale conclamate. È il (fangoso) sottobosco di una guerra fratricida, in tutti i sensi, con in palio il controllo del sud-est siciliano.
I contanti e non solo
In mezzo a soldi versati in contanti, «consuetudini» e rancori, mai come in questo caso è bastato dare un colpo al tappo per farlo saltare, con la fuoriuscita di un’enormità di materiale raccolto e debitamente archiviato. La foto di una busta piena di qualcosa su una scrivania e la registrazione di un Luca Cannata sibillino: «Quelli per il sindaco mi sembrano pochi». E poi i messaggi rubati dalla chat della giunta, con l’allora sindaco che fa quasi l’app della banca: «Oggi San Paganino, indennità e stipendi versati». Oppure le tante telefonate registrate, inclusa quella di un finto Emiliano Fittipaldi, direttore del quotidiano Domani, con attoriale accento padano, che in un italiano basico chiede chi avesse pagato quanto «non per un’inchiesta giudiziaria, ma a nostro scopo giornalistico».
La spiegazione c'è?
«C’è una spiegazione per tutto», sospira Cannata, quasi rassegnato. «La busta della foto è sulla mia scrivania. Lì dentro c’erano i biglietti per le giostre che tutti gli anni si installano ad Avola. Ci regalano gli ingressi e noi li distribuiamo a consiglieri e dipendenti». E non ce n’erano abbastanza, in quell’occasione per accontentare tutti. E il santo protettore del 27 di ogni mese? «Quando sono diventato sindaco, il Comune era in predissesto. Gli stipendi dei dipendenti erano indietro di cinque mesi, quelli degli assessori di più. Perciò, se arrivavano in tempo, lo comunicavo: era una conquista».
Cannata all'attacco
Il deputato meloniano, assorbita la botta, pensa al contrattacco. «Ora parlo io», dichiara. Annuncia una diretta su Facebook «per chiarire tutto». Ma ieri sera no, c’è la consueta partita di padel con gli amici. Appuntamento per stasera, o forse domani. Ma anticipa: «Fabio Iacono si è forse montato la testa, voleva fare il sindaco, anche se io ho fatto Luciano Bellomo assessore per cinque anni solo affinché lui diventasse consigliere e potesse fare il presidente del consiglio». Ma non era il suo avvocato? «Gli ho affidato tre cause per diffamazione, le ho perse tutte».
Cosa c'è nel dossier
Nel dossier, però, c’è un dettaglio autentico. Una registrazione in cui Iacono lamenta di avere dovuto pagare le sedie per la sede di corso Gelone. Dice di essere rimasto un po’ indietro con le mensilità e che sarebbe stato lo stesso Cannata a chiedergli: «Paghi tu?». E lui l’avrebbe fatto, rifornendosi nel negozio a Noto: circa 4mila euro la spesa. «Si è offerto lui, proprio perché quello era un suo cliente e amico. Chi ha pagato le sedie, chi ha pagato la televisione… È partita una macchina del fango». Bellomo, invece, ce l’avrebbe con lui perché rimosso dalla giunta per «cose fatte che non rispondevano a etica e valori». E Antonio Orlando «per cose che racconterò in un video». C’entra forse la questione dell’azienda legata a un parente dell’ex assessore che ha avuto degli affidamenti diretti dall’amministrazione ma poi non è stato pagato? «Ah, ve l’ha detto? Ho molto da aggiungere, ma lo vedrete in diretta». Un appuntamento imperdibile, a Siracusa: birra e pop-corn. Soltanto acqua minerale, negli uffici giudiziari.
I cannatiani pentiti in Forza Italia
Tutti i cannatiani “pentiti” sono finiti fra le braccia di Forza Italia. Ed ecco perché fonti vicine all’ex sindaco sono pronte, “carteggi” di WhatsApp alla mano, a giurare che il dossieraggio sia alimentato da un altro pezzo (grosso) del centrodestra aretuseo: Riccardo Gennuso. Che però, in una nota «urgente» alla nostra redazione, precisa serafico: «Non sono mai stato un “acerrimo nemico” dell’on. Cannata; i nostri rapporti sono stati improntati sempre sul reciproco rispetto e sono stati sempre cordiali e sereni al netto di fisiologiche e temporanee divergenze di vedute».
Nell’avvelenatissima guerra fra bande del centrodestra, riemerge pure Carlo Auteri, deputato all’Ars, ex di FdI, “esiliato” al gruppo misto dopo lo scandalo sui fondi dello spettacolo. Sua assistente parlamentare all’Ars è stata, tra il 2023 e il 2024, Francesca Rametta, moglie del tesoriere cannatiano Giuseppe Costanzo. «La signora Rametta non è mai venuta all’Ars, io non la conosco e non l’ho mai vista. La signora Rametta era una restituzione di denaro fatta in maniera più pulita. Non so nemmeno com’è fatta, so soltanto che le davo 1.500 euro al mese», dichiara in un audio inviato ai cronisti di La Sicilia, poi prontamente cancellato. Ma la realtà ha anche un’altra faccia. «Ho i bonifici: dallo stipendio di mia moglie, ogni mese, prendevo 250 euro e li versavo a Carlo», replica Giuseppe Costanzo, certificati di home banking alla mano. La moglie, prima assistente parlamentare di Rossana Cannata, è stata assunta da Auteri quando è entrato all’Ars grazie all’opzione di Luca Cannata per il seggio alla Camera. «Carlo si è detto disponibile, era così contento del lavoro di mia moglie che diceva “Luca, mi hai dato una Ferrari”». Poi Auteri avrebbe cominciato ad aprire sedi sul territorio. «Mi diceva che faceva fatica a pagare e io gli ho detto: “Ti do una mano, li prendiamo dallo stipendio di Francesca”. E così è stato. Ho giusto qui i bonifici…».
Sipario. Può bastare così. Per ora.