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Sea Watch sequestrata, migranti sbarcati a Lampedusa: l’ira del Viminale

Di Matteo Guidelli |

ROMA – Scatta il sequestro della Sea Watch ferma da due giorni al largo di Lampedusa e i 47 migranti a bordo vengono fatti sbarcare. La svolta arriva nonostante il no ripetuto per tutto il giorno da Matteo Salvini, che infatti attacca: «la difesa dei confini e l’ingresso in Italia di un gruppo di sconosciuti deve essere una decisione politica, espressione della volontà popolare, o di magistrati e ong straniere?». Ma l’ira del ministro dell’Interno colpisce anche l’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu che in una lettera al ministro degli Esteri aveva criticato le sue direttive anti-migranti e chiesto di non approvare il decreto sicurezza bis: «un organismo internazionale che costa miliardi di euro ai contribuenti, che ha come membri la Corea del Nord e la Turchia, regimi totalitari, e viene a fare la morale sui diritti umani all’Italia, a Salvini, per il decreto sicurezza. Fa ridere, è da “Scherzi a parte”».

A sbloccare la situazione è stata l’ultima comunicazione del comandante della nave Arturo Centore alle autorità: a Guardia Costiera e Guardia di Finanza l’ufficiale ha fatto sapere che se entro le 21 non avesse ottenuto l’autorizzazione allo sbarco, avrebbe tolto l’ancora e sarebbe entrato in porto di sua iniziativa. «I naufraghi – ha spiegato la portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi – hanno chiesto di indossare i giubbetti salvagente e hanno detto di volersi buttare in acqua per disperazione. Le condizioni a bordo sono peggiorate a livello di stress e tensione e il comandante ha dovuto tenerne conto».

A quel punto si è preferito intervenire e i finanzieri sono saliti a bordo della nave, per un’attività di polizia giudiziaria d’iniziativa finalizzata al sequestro. «La nave è a disposizione degli inquirenti che hanno disposto un sequestro probatorio per verificare se c’è un reato da contestare» conferma Linardi, che poi ironizza sui no di Salvini: «Ancora una volta si è dimostrato che i porti dell’Italia non sono chiusi».

Una conclusione che al Viminale non è piaciuta affatto tanto che, è la convinzione, l’intervento della Gdf sarebbe stato fatto d’intesa con i pm proprio per «tenere fuori» il ministero e aggirare il divieto di Salvini di far scendere i migranti. «C’è stata un’accelerazione d’intesa tra tutti che ha di fatto spogliato il Viminale delle sue competenze» dicono gli uomini del ministro. E a chi gli chiede se in quest’intesa un ruolo l’abbiano avuto il premier Conte e il leader dei cinquestelle Di Maio, rispondono così: «Quello che si nota è lo straordinario silenzio di entrambi, che erano stati invece così prodighi di dichiarazioni in questi giorni».

Così, quando il sequestro della nave diventa ufficiale, dal Viminale partono due bordate, dopo che già in mattinata Salvini – riferendosi all’inchiesta di Catania in cui è indagato proprio per un precedente sbarco della Sea Watch – aveva preso di mira i magistrati sostenendo che se «c’è un giudice che invece di indagare gli scafisti indaga me» allora significa che «l’Italia è un paese un po’ stranino».

La prima frecciata è proprio per i pm: «La Sea Watch è una nave fuorilegge e il ministro Salvini si aspetta provvedimenti nei confronti del comandante della nave, la magistratura faccia come crede ma il Viminale continua e continuerà a negare lo sbarco» dicono dal ministero per ribadire chi si è assunto la responsabilità dello sbarco dei migranti. L’altra, invece, è tutta per gli alleati di governo. La vicenda della Sea Watch, fa dire Salvini ai suoi, «conferma l’urgenza di approvare il decreto sicurezza bis già nel Cdm di domani, per rafforzare gli strumenti del governo per combattere i trafficanti di uomini e chi fa affari con loro». Lui è ancora più diretto: «Spero che nessuno voglia perdere altro tempo».

Ma in serata la rabbia di Salvini cresce: «Per quanto mi riguarda, anche in caso di sequestro della nave non deve scendere nessuno a terra. Chi la pensa diversamente, se ne assuma la responsabilità», dice il vicepremier.

Salvini si dice pronto a denunciare anche i magistrati di Agrigento: «Sono pronto – ha affermato a Non è l’Arena, su La7, in collegamento da Firenze – a denunciare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chiunque sia disponibile a far sbarcare gli immigrati irregolari su una nave fuorilegge. Questo vale anche per organi dello Stato: se c’è qualche procuratore pronto a mandarmi a processo con una condanna che può dare fino a 15 anni di carcere, se questo procuratore autorizza lo sbarco, io vado fino in fondo».

Nel mirino di Salvini (e non è la prima volta) c’è il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. «Questo procuratore mi ha indagato per sequestro di persona. Prendo atto delle sue parole e approfondiremo la possibilità di denunciarlo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». 

«Se qualche giudice vuole fare il ministro – ha aggiunto Salvini – si candida alle elezioni e fa il ministro. Altrimenti si rispettano le indicazioni del ministro dell’Interno: non scende nessuno. Per me possono stare lì fino a quando non intervengono o l’Olanda o la Germania, o la Libia e Malta. Non vedo cosa c’entri l’Italia. Per me possono stare lì fino a ferragosto: gli porto da mangiare, gli porto da bere».

Poi Salvini ha ipotizzato che possa essere stato qualche altro ministro alleato (Toninelli?) ad aprire i porti, ma ha avvertito: «Se qualche ministro ha dato l’autorizzazione a sbarcare gli immigrati ne risponderà davanti agli italiani, se qualcuno vuole aprire i porti e aiutare gli scafisti ne risponderà davanti agli italiani». 

Di Maio: «Magistrati indipendenti»

A Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio, c’era l’altro vicepremier, costretto a rispondere a domande sull’evolversi della situazione della Sea Watch: «Il sequestro lo esegue la magistratura quindi non credo sia un espediente» per far sbarcare i migranti a bordo «perché la magistratura è indipendente dal governo. Quando arrivano qui contattiamo i Paesi Ue e chiediamo la redistribuzione. Io credo che la politica delle redistribuzioni è l’unica strada che abbiamo per fronteggiare il fenomeno. Poi c’è il tema dei rimpatri che si devono fare». Da fonti del M5s si è invece appreso che nessun ministro grillino ha aperto i porti. 

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