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Omicidio di Sara Campanella, il legale dell'assassino: «Chiederemo la perizia psichiatrica. E non per routine giudiziaria»

Gli avvocati della famiglia della vittima hanno parlato invece di «una mossa scontata»

18 Aprile 2025, 11:34

Stefano_argentino_sara_campanella

«La richiesta della perizia psichiatrica, già annunciata, è un sacrosanto diritto dell’indagato e non una routine giudiziaria o, come ancora definita dalla parte civile, una “mossa che si aspetta”. Spingersi a un gesto ingiustificabile non può non avere un motivo di disagio alle spalle». A parlare è l’avvocato Giuseppe Cultrera, legale di Stefano Argentino, il 27enne di Noto che ha confessato l’omicidio di Sara Campanella, la 22enne studentessa universitaria originaria di Misilmeri uccisa a coltellate a Messina, dove i due frequentavano lo stesso corso di laurea.

Argentino è in carcere con l’accusa di omicidio (con le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e della crudeltà), ha interrotto lo sciopero della fame e nei giorni scorsi ha incontrato il nuovo avvocato difensore. Un incontro «conoscitivo» lo aveva definito l’avvocato Cultrera, che in passato ha già trattato casi di femminicidio difendendo la parte vittima. Il legale ha partecipato in questi giorni anche ai rilievi sui vestiti del reo confesso e attendeva di poter consultare tutti gli atti (Cultrera è il quarto avvocato nominato da Argentino) prima di poter «parlare di strategia difensiva» che, ovviamente, non può prevedere «la richiesta di assoluzione in quanto Argentino è già reo-confesso».

Le intenzioni della difesa di procedere alla richiesta di una perizia psichiatrica era stata stigmatizzata dall’avvocato Concetta La Torre, legale della famiglia Campanella, che ad Adnkronos ha parlato di una «mossa aspettata, tipica nei casi di femminicidio» e definito il reo confesso «lucido» nel momento in cui ha aggredito a morte la povera Sara.

«Vanno disposte indagini specifiche - prosegue l’avvocato Cultrera - anche con analisi della gentilezza. Bisogna avere contezza tecnica dello status di Stefano sia prima, sia durante, sia dopo il delitto. Non c’è alcuna presunzione di sostituire a un consulente del giudice per affermare con certezza la lucidità o non la lucidità. Il fatto che l’indagato abbia occultato l’arma, che si continua a sostenere si tratti di un coltello, è solo una delle tante ipotesi, la più facile per la parte avversaria».

Quell’arma che ancora manca all’appello e il cui mancato ritrovamento, secondo la difesa della famiglia Campanella, testimonierebbe proprio la lucidità con cui Argentino avrebbe agito. «Il ritrovamento dell’arma - aggiunge il legale - non rappresenterebbe una svolta per le indagini: Argentino è già reo confesso. I processi, però, si fanno nelle aule di tribunale: è qui che si deve acclarare la responsabilità, sulle risultanze probatorie».