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A Monreale migliaia di persone ai funerali di Andrea, Salvo e Massimo: «Per loro piange tutta l'Italia»

Tanti giovani con le magliette con i volti delle vittime. L'arcivescovo: «Nessuna comunità oggi è immune dalla violenza»

Redazione La Sicilia

02 Maggio 2025, 11:25

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Migliaia di persone alle esequie dei tre giovani monrealesi uccisi sabato notte in pieno centro, Andrea Miceli, Massimo Pirozzo e Salvo Turdo, tutti ventenni. Il Duomo di Monreale è pieno gremito e anche all’esterno, dietro le transenne ci sono centinaia di persone che seguono l’omelia da un maxischermo. Due piazze piene all'inverosimile, gremite e parenti e amici hanno accolto le salme di Andrea, Massimo e Salvo.

I feretri dei tre giovani uccisi sono stati accolti da un lunghissimo e commovente applauso. Poi le tre bare bianche, ognuna con la foto della vittima, hanno fatto ingresso nel Duomo.

Sono centinaia i giovani che partecipano ai funerali indossando le magliette con le fotografie delle tre vittime della strage. Presenti anche, tutti vestiti di bianco, i rappresentanti della Confraternita del Santissimo Crocifisso, a cui aderivano anche i cugini Andrea Miceli e Salvo Turdo.

Su uno striscione appeso al balcone, vicino al Duomo, qualcuno ha scritto: «Basta con Gomorra e Mare Fuori, Qui si muore davvero».

Nonostante la presenza di migliaia di persone - almeno un centinaio è rimasto fuori dalla cattedrale - il silenzio accompagna l’inizio della funzione celebrata dall’arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi. Nelle prime file i genitori dei tre ragazzi, con i fratelli, le sorelle, distrutti dal dolore.

«Nel nostro cuore c'è orrore, tristezza angoscia e paura, ma vogliamo rivolgerci a Dio con la nostra fede, non con l’intelligenza che per ora è offuscata». E’ iniziata così l’omelia di monsignor Isacchi. «Le morti di Andrea, Salvatore e Massimo ci interrogano: perché tanta ingiustizia? Perché tanta violenza? In questa celebrazione ripetiamo la richiesta che martedì sera è risuonata più volte per le strade di Monreale: giustizia!».

«Signore, ti chiediamo di accogliere questi tuoi figli e di consolare i cuori dei loro famigliari e di tutti noi perché solo in te troviamo speranza - ha detto ancora monsignor Gualtiero Isacchi -. Essere qui, davanti ai corpi senza vita di Andrea, Salvatore e Massimo, ci pone brutalmente di fronte alla gravità della situazione sociale nella quale siamo immersi, caratterizzata troppo spesso dalla violenza: non sappiamo più parlare, dobbiamo urlare; non sappiamo più dialogare, dobbiamo inveire; non sappiamo ascoltare, dobbiamo imporci. Da qui, agli atti di violenza fisica e di morte il passo è veramente breve come ci mostra la cronaca quotidiana».

Contagio di violenza

«Pare che nessun luogo o comunità possa essere immune da un tale contagio di violenza! - ha affermato Isacchi - Dobbiamo compiere una decisa e radicale inversione di marcia. Ma da dove partire? Il Vangelo che è stato proclamato, ci ha riportati ai piedi del Santissimo Crocifisso al quale, da 400 anni, Monreale con fede chiede grazia».

«Care mamme Antonella, Giusi e Debora; cari papà Mario, Giacomo ed Enzo; cari Claudia, Marco, Giusi, Giuseppe, Ignazio, Sabrina, Marika e Gabriel Ignazio; cari nonni, famigliari tutti, insieme con voi - ha detto l'arcivescovo rivolgendosi alle famiglie delle vittime - piange tutta Monreale. Piangono, pure, tanti uomini e donne - genitori, figli, educatori - che da tutta Italia hanno fatto giungere il cordoglio e la partecipazione al nostro dolore e alla nostra preghiera. Con voi condividiamo la fede che ci dà la certezza che Andrea, Salvatore e Massimo hanno incontrato il Cristo crocifisso-risorto. Con lui morti e con lui risorti, ora vivono nella gioia senza fine della vita piena in Dio».

Le parole dei familiari

Alla fine della messa i familiari delle vittime hanno preso la parola: «Come si può perdonare una cosa del genere? Voglio ricordare mio fratello pieno di energie, in esplosione di vita, aveva tanti progetti. Chiedo alle istituzioni di prendere provvedimenti - ha detto il fratello di Pirozzo -. Non abbiamo sentito la vicinanza di chi ci comanda dall’alto. Come se questo fosse normale. Sulla giustizia, non ho fiducia nello Stato e non so come andremo avanti».

È stata poi la volta della cognata di Andrea Miceli. «Mi rivolgo ai giovani ha detto -. Pensate all’importanza della vita e se vi stanno rubando qualcosa, scappate. Alle Istituzioni dico che non è possibile che non non vi fosse una sola pattuglia quella notte in strada».

Ha preso la parola anche la mamma di Pirozzo: «Massimo era bello come il sole. Buono e felice. Grazie per tutto quello che mi avete dato».

Colombe e palloncini

Centinaia di colombe bianche sono state fatte volare davanti al Duomo di Monreale all’uscita dei tre feretri, al termine dei funerali. Insieme alle colombe bianche sono stato fatti volare anche centinaia di palloncini bianchi e azzurri. Migliaia le persone dentro e fuori la chiesa hanno applaudito all’uscita dei feretri. diverse persone hanno accusato dei malori.

Il sindaco

«Di solito si dice di chi muore che era una brava persona. In questo caso è vero. Forse angeli lo sono sempre stati - ha detto il sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono alla fine dell’omelia -. In questo momento ombre ci stanno coprendo, i primi raggi di sole saranno loro a illuminarci. Se oggi Monreale è in ginocchio non è per paura ma per commemorare questi splendidi ragazzi e per il coraggio che hanno avuto».

«Salvo, Massimo e Andrea non sono stati ammazzati, si sono sacrificati perché quella sera poteva succedere di peggio - ha aggiunto -. Hanno mostrato a tutti noi cosa sono coraggio, voglia di vivere. Ognuno di noi deve ispirarsi a loro per tornata a camminare. Grazie a loro avremo la possibilità di tornare a respirare».