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La Rai insorge per la frase del neomelodico catanese su Falcone e Borsellino: «Parole indegne». E avvia indagine

Di Redazione |

ROMA – Non potevano passare inosservate le parole pronunciate in diretta tv dal cantante neomelodico catanese Scarface, al secolo Leonardo Zappalà, 19 anni, a Realiti – Siamo tutti protagonisti, il programma condotto su Raidue da Enrico Lucci. «La Rai ritiene indegne le parole su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino pronunciate da due ospiti della puntata di Realiti, andata in onda su Rai2 in diretta», si legge ora in una nota dell’azienda, che annuncia anche di aver «avviato un’istruttoria per ricostruire tutti i passaggi della vicenda».

L’altro ospite era, Niko Pandetta, soprannominato «Tritolo», descritto da alcuni come «il re del neomelodico catanese», nipote di Turi Cappello, boss condannato all’ergastolo per reati di mafia: la sua trasferta da Catania a Roma per partecipare alla trasmissione sarebbe peraltro stata pagata proprio dall’azienda di viale Mazzini, come denuncia il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani.

«Direttore di rete, conduttore, autori – prosegue la nota di Viale Mazzini – sono stati ampiamente sensibilizzati sulla necessità di porre la massima attenzione sulla scelta degli ospiti, delle tematiche e sulla modalità di trattazione di argomenti “sensibili”; in coerenza con quanto ogni giorno la Rai testimonia attraverso programmi, eventi speciali e fiction dedicati alla sensibilizzazione della collettività contro la criminalità organizzata e a sostegno della memoria dei tanti martiri delle mafie. L’azienda – conclude il comunicato – ha avviato un’istruttoria per ricostruire tutti i passaggi della vicenda».

«La Rai non può fare da vetrina a chi inneggia ai boss e dileggia chi ha dato la vita per lottare contro la mafia» ha invece scritto su Facebook il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani che si chiede: «Ma davvero la #Rai aveva pagato l’albergo a uno che scrive canzoni sullo zio ergastolano, boss al carcere duro per mafia?», allegando la foto del voucher dell’albergo.

Di Trapani rimanda, inoltre, a un post del giornalista Paolo Borrometi. «Vedere insultare in un programma Rai Falcone e Borsellino o sentire inneggiare ai clan che vorrebbero realizzare attentati mi lascia esterrefatto – scrive il giornalista, più volte minacciato dalla mafia -. Il sedicente cantante neomelodico Leonardo Zappalà che dice quelle cose mi fa ribrezzo. Mi fa ribrezzo capire come si sia ridotta la nostra amata Italia, mi fa ribrezzo perché non penso che i giovani davanti alla tv abbiano avuto un esempio da “servizio pubblico”».

«Il problema – continua il post di Borrometi – è che “personaggetti” del genere non meritano di andare in Rai. Ed è grave che vengano invitati. Così come l’altro suo “collega”, tale Niko Pandetta, che, sempre su Rai2, ci ha spiegato che lo zio ergastolano (boss al carcere duro per mafia), Turi Cappello, scriva le sue canzoni dal carcere. Proprio quel Cappello che ha dato il cognome al clan Cappello di Catania che, secondo i magistrati, doveva realizzare un attentato con un’autobomba nei miei confronti e nei confronti degli uomini della mia scorta».

«Ma è possibile tutto ciò? C’è chi è morto per la giustizia, c’è chi dovrebbe saltare in aria secondo i piani dei clan – prosegue Borrometi -. E la Rai cosa fa? Fa parlare chi inneggia ai boss? Spero in una presa di posizione durissima dei vertici Rai. Io pago con orgoglio il canone Rai, lo pago perché credo nel servizio pubblico. Ma questo non è servizio pubblico. Almeno abbiate la decenza di non farci vedere chi considera Falcone e Borsellino due che si sono meritati la morte, o altri che santificano i boss dei clan che vorrebbero ammazzare me ed i ragazzi della mia scorta».

Dopo la trasmissione andata in onda su Raidue, le schermaglie sono prosguite sui social dove Niko Pandetta Tritolo ha pubblicato un video in diretta contro il consigliere della Regione Campania, Francesco Emilio Borrelli che in tv aveva criticato il cantante. Nel video – ripubblicato sul profilo di Borrelli, Pandetta mostra una pistola (che dirà essere giocattolo), e rivolgendosi a Borrelli dice: «Io le pistole ce l’ho d’oro. Io sono onorato di mio zio perché ha fatto 28 anni di 41-bis da innocente». Borrelli ha segnalato il video alla Procura della Repubblica e non si escludono strascichi giudiziari.

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