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Tangenti nell’eolico, è bufera anche alla Regione: ecco tutti i funzionari indagati

Di Redazione |

PALERMO – Oltre ad Alberto Tinnirello, dirigente dell’assessorato regionale all’Energia finito oggi ai domiciliari nell’inchiesta che ha portato in carcere Paolo Arata, ex consulente della Lega, il figlio e gli imprenditori trapanesi Vito e Manlio Nicastri, sono coinvolti nella vicenda una serie di pubblici ufficiali: si tratta di Giacomo Causarano, funzionario dell’assessorato al Territorio e Ambiente e del funzionario del Comune di Calatafimi Angelo Mistretta, accusati di corruzione per l’esercizio delle funzioni. Invece il presidente della Commissione Via (Valutazione d’impatto Ambientale) dell’assessorato Territorio e Ambiente Alberto Fonte risponde di abuso d’ufficio. La Dia sta effettuando perquisizioni all’assessorato. “Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli? (Tinnirello ndr)», diceva Arata non sapendo di essere intercettato. L’ex consulente del Carroccio definiva poi Causarano «un corrotto».

Tinnirello avrebbe incassato una tangente, non quantificata dai pm, per dare gli informazioni sullo stato delle pratiche amministrative per la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e l’esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi – Segesta della Solgesta s.r.l., di proprietà di Arata e Nicastri. Causarano avrebbe avuto 11mila euro, mazzetta mascherata da pagamento di una prestazione professionale resa dal figlio, pure lui indagato. In cambio avrebbe passato informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti le istanze relative agli impianti di produzione di energia rinnovabile. Mistretta avrebbe ricevuto 115mila euro per rilasciare una autorizzazione alla costruzioni di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Arata e Nicastri. L’inchiesta dei pm di Palermo, una cui tranche è stata inviata a Roma perchè riguarda una presunta tangente incassata nella Capitale dal sottosegretario alla Lega Armando Siri, nata dall’indagine sull’imprenditore mafioso Francesco Isca, anche lui socio di Nicastri. (ANSA).

(ANSA) – PALERMO, 12 GIU – Tinnirello avrebbe incassato una tangente, non quantificata dai pm, per dare gli informazioni sullo stato delle pratiche amministrative per la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e l’esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi – Segesta della Solgesta s.r.l., di proprietà di Arata e Nicastri. Causarano avrebbe avuto 11mila euro, mazzetta mascherata da pagamento di una prestazione professionale resa dal figlio, pure lui indagato. In cambio avrebbe passato informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti le istanze relative agli impianti di produzione di energia rinnovabile. Mistretta avrebbe ricevuto 115mila euro per rilasciare una autorizzazione alla costruzioni di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Arata e Nicastri. L’inchiesta dei pm di Palermo, una cui tranche è stata inviata a Roma perchè riguarda una presunta tangente incassata nella Capitale dal sottosegretario alla Lega Armando Siri, nata dall’indagine sull’imprenditore mafioso Francesco Isca, anche lui socio di Nicastri. (ANSA).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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