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Chi entra all’Arpa trova un tesoro: biologo-artista a 164mila euro l’anno

Per Cammalleri il contratto da “esterno” di due anni si allunga fino a sei Il dirigente dell’Ambiente dopo il parere dell’ufficio legale: c’è una «sostanziale illegittimità»

Mario Barresi, Luisa Santangelo

18 Giugno 2025, 12:18

Chi entra all’Arpa trova un tesoro: biologo-artista a 164mila euro l’anno


Prorogare un dirigente a tempo determinato, pagando circa 164mila euro l’anno, oppure rischiare di perdere 58.919.387,29 euro tra fondi Pnrr, Fse, Poc e Pnc? Se lo sono chiesti all’Arpa Sicilia e, alla fine, la risposta che si sono dati è che tutto sommato la proroga era cosa buona e giusta. Nonostante una «sostanziale illegittimità» segnalata dal dirigente generale dell’assessorato all’Ambiente, Calogero Beringheli.
La storia è quella del biologo Ignazio Cammalleri, classe 1959: un curriculum lungo 27 pagine fatto di incarichi nel comparto, fino ad arrivare all’ultimo, dal febbraio 2020, di direttore dell’Unità operativa complessa di Ricerca e innovazione dell’Arpa Sicilia. Incarico al quale, un anno dopo, si somma anche quello di direttore dell’Unità operativa semplice di Comunicazione e marketing (stavolta ad interim). Una mole di lavoro che Cammalleri, nel tempo libero artista pluriesposto, non vuole lasciare. Ma sul quale si addensano i dubbi sulla possibilità di Arpa, oppure no, di rinnovo.


È la fine del 2019 quando Arpa Sicilia, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, avvia la procedura interna per l’individuazione dei direttori delle Unità operative complesse. Sfortunatamente, a gennaio 2020, l’ente deve prendere atto che nessuno tra i già dipendenti può gestire la ricerca e l’innovazione dell’Agenzia. Il 16 gennaio parte la selezione aperta all’esterno e il 21 febbraio viene decretato vincitore il biologo Cammalleri. Il contratto parte il 1° marzo e finisce il 31 dicembre 2022. Un mese prima della scadenza, arriva la decisione di proroga: nuova scadenza al 28 febbraio 2025. Poi diventata, con un ulteriore decreto del direttore generale Vincenzo Infantino, 31 dicembre 2026.
In poche parole, il contratto di due anni, un pezzettino dopo l’altro, si è allungato fino a sei. Con una retribuzione che supera i 122mila euro per il solo 2026, per citare la prossima annualità. Soldi che includono ottomila euro di «retribuzione di risultato» e 23mila euro di «indennità di esclusività», ma da cui mancano oneri e Irap (che portano la spesa per l’Arpa a 164.838 euro).

«Il dottor Ignazio Cammalleri - si legge nel decreto di mantenimento in servizio firmato pochi mesi fa - è in atto impegnato nell’attuazione di una serie di importanti interventi ammessi a finanziamento». Con risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per esempio, ma anche Fondi strutturali europei e Piano nazionale complementare. Arrivando a quei quasi 59 milioni di euro di progetti in totale tutti sulle sue spalle. «Su di lui - dice il provvedimento amministrativo - grava la responsabilità della corretta attuazione» dei progetti, «nonché del loro monitoraggio, della rendicontazione, del controllo e della corretta gestione finanziaria».
Il biologo Cammalleri, insomma, deve fare tutto. Il 28 settembre 2024, a Ortigia, di fronte all’assessora Giusi Savarino e al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, per dire, si presentava il docufilm “Un Mediterraneo di biodiversità”. Soggetto e testi dell’eclettico dirigente: biologo, pittore e pure sceneggiatore.


«Il mancato conseguimento degli obiettivi programmati o il mancato rispetto dei diversi e numerosi adempimenti prescritti per l’attuazione degli interventi nei tempi stringenti dettati dai cronoprogrammi comporta la revoca totale o parziale dei finanziamenti concessi pari a complessive € 58.919.387,29, con gravissimo nocumento per l’Agenzia», avverte l’Arpa. Cammalleri non lo si può perdere. Lo dice lui e glielo riconoscono il direttore generale Infantino e il direttore tecnico Gaetano Valastro.
Ad aprile 2025, è il dipartimento Ambiente, alla cui vigilanza l’Arpa è sottoposta, a volerci vedere chiaro. I tecnici palermitani scrivono all’Ufficio legale della Regione per chiedere notizie a proposito della legittimità del mantenimento in servizio proprio di Cammalleri. Scrive il dipartimento: «La procedura non sembra conforme alla normativa vigente». Intanto perché eventualmente i dirigenti possono essere tenuti in servizio fino a un massimo di cinque anni (che sarebbero scaduti il 28 febbraio). E poi perché la possibilità di derogare a quei termini, arrivando alla scadenza Pnrr a fine 2026, riguarda le figure apicali. Non può «equipararsi la qualifica di dirigente di Unità operativa complessa a quella di dirigente generale o apicale», scrive l’avvocato generale Giovanni Bologna. Che aggiunge: «La reiterata proroga di contratti di lavoro stipulata in violazione dei limiti temporali (cinque anni) comporta la nullità dei relativi atti e il rischio evidente di risarcimento danni».


Ricevuto il parere dell’Ufficio legale, il dipartimento Ambiente gira tutto all’Arpa e invita l’agenzia regionale ad «adottare, in autotutela, i congruenti atti per il ripristino della legittimità dei procedimenti amministrativi». Nel frattempo, in mezzo alla questione si mette il deputato regionale di Controcorrente Ismaele La Vardera. È lui a firmare una richiesta di accesso agli atti, ad aprile, chiedendo di conoscere tutti i dettagli della procedura di conferimento dell’incarico dirigenziale. Non solo di quello di Cammalleri, ma di tutti gli incarichi simili conferiti dall’Arpa negli ultimi anni. La risposta dell’Agenzia lo lascia di sasso. In primo luogo, sostiene l’Arpa, non si capisce che interesse abbia La Vardera a chiedere quei documenti. In subordine, aggiungono Valastro e Infantino, che firmano il diniego, rispondere sarebbe «estremamente difficoltoso». Perché gli atti richiesti sarebbero circa 357. «Il reperimento e l’invio di tale mole di documenti determinerebbe il rischio di una temporanea stasi dell’attività istituzionale dell’amministrazione, anche in ragione delle ben note carenze di personale». Una criticità nota anche all’Ars, dicono i due direttori, lanciando il pallone nel campo del parlamento siciliano.


La risposta dell’ex Iena La Vardera è a dir poco piccata: «Tale diniego è gravemente illegittimo e lesivo delle mie prerogative istituzionali di parlamentare». Tra cui rientra il controllo dell’attività dell’amministrazione regionale e dei suoi enti controllati. Tra i quali, appunto, l’Arpa. Per non sapere né leggere né scrivere, La Vardera mette in copia il dipartimento Ambiente, diffida Infantino e Valastro a rispondergli entro sette giorni e minaccia un esposto in procura e alla Corte dei Conti, non si sa mai. A rincarare la dose, il 23 maggio, sono gli uffici regionali. Il niet opposto dall’Arpa non è condivisibile, scrive il dirigente generale Calogero Beringheli, annunciando (o minacciando) di volere esercitare l’obbligo di vigilanza sull’Agenzia.