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La guerra tra Iran e Israele e il nodo autorizzazione del Congresso Usa

Cosa prevede la costituzione americana e i precedenti degli altri conflitti

Redazione La Sicilia

19 Giugno 2025, 18:56

La guerra tra Iran e Israele e il nodo autorizzazione del Congresso Usa

La guerra fra Iran e Israele e il possibile coinvolgimento degli Stati Uniti ha riacceso il dibattito sulla necessità di un'autorizzazione del Congresso per procedere. Una risoluzione bipartisan è stata presentata alla Camera al fine di vietare qualsiasi azione di Donald Trump contro Teheran senza un via libera parlamentare, come previsto dalla risoluzione sui poteri di guerra del 1973. L'amministrazione per ora sembra però orientata a procedere unilateralmente, facendo leva sui poteri costituzionali del presidente e sulle autorizzazioni per l'uso della forza militare ancora in vigore. L'articolo I sezione 8 clausola 11 della costituzione attribuisce al Congresso il potere di dichiarare guerra: la prima dichiarazione formale di guerra risale al 1812, l'ultima al 1942 contro la Romania durante la Seconda guerra mondiale. Da allora però i presidenti che si sono impegnati in operazioni militari lo hanno fatto senza un chiaro via libera del Parlamento.

I precedenti

È accaduto per la guerra in Corea, per il Vietnam, per l'operazione Desert Storm, per l'Afghanistan nel 2001, per l'Iraq nel 2002. Per procedere i presidenti si sono avvalsi di risoluzioni per autorizzare l'uso della forza militare. Nel 1973 il Congresso, scavalcando il veto di Richard Nixon, approvò la 'War Powers Resolutions' che puntava ad assicurare il coinvolgimento di deputati e senatori nell'approvare conflitti armati che coinvolgevano gli Stati Uniti anche se non erano formalmente dichiarati come guerre. La risoluzione prevede che "in assenza di una dichiarazione di guerra" il presidente riferisce al Congresso entro 48 ore dall'introduzione delle forze militari nelle ostilità, che devono terminare entro 60 giorni, a meno che il Congresso non consenta diversamente. I presidenti americani hanno però ignorato la risoluzione nel corso degli anni, facendo leva sui poteri previsti per il commander-in-chief e l'autorità presidenziale sugli affari esteri stabiliti dall'Articolo II della costituzione. Molti comandanti in capo nelle loro azioni si sono appoggiati sulle autorizzazioni all'uso della forza militare che conferiscono al presidente la facoltà di intraprendere azioni militari limitate e definite. Diverse di queste autorizzazioni restano in vigore e, nel corso dei decenni, i presidenti le hanno citate a sostegno dei blitz all'estero. La risoluzione del 2002 stabiliva ad esempio che il presidente è autorizzato a usare le forze armate "se lo ritiene necessario e appropriato per difendere la sicurezza degli Stati Uniti dalla continua minaccia dell'Iraq". Barack Obama vi ha fatto riferimento per la sua azione in Siria, Trump per l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani.

Gli scenari

E' in questo quadro normativo che il Congresso chiede di essere interpellato prima di procedere, anche alla luce della spaccatura evidente all'interno di tutti e due partiti su un possibile intervento. Il mondo Maga è profondamente diviso e i democratici temono l'impulsività e l'imprevedibilità di Trump, scorgendo nelle sue parole sulla bomba nucleare degli ayatollah un parallelo con le armi di distruzione di massa evocate da George W. Bush come giustificazione per invadere l'Iraq.