De Luca e Lo Giudice a Palazzo Zanca con maglie di "Uomo 56": «Noi trasparenti rispetto ad inchiesta su corruzione e peculato»
I due esponenti di Sud chiama Nord dicono di non sapere neanche di chi si parli nelle intercettazioni in cui sono coinvolti il presidente dell'Ars Galvagno e l'assessora Amata
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, Cateno De Luca e Danilo Lo Giudice, indossando simbolicamente le maglie con i numeri 5 e 6, hanno ricostruito quel numero (il "56") diventato protagonista della cronaca politica degli ultimi giorni. L'appellativo di "Uomo 56" è finito nelle intercettazioni che riguardano l’inchiesta che vede indagati il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e l’assessora Elvira Amata con l’accusa di corruzione.
In merito alla figura del cosiddetto “uomo 56”, a cui le cronache stanno facendo continuo riferimento, Cateno De Luca e Danilo Lo Giudice hanno chiarito, innanzitutto, di non sapere chi sia. Potrebbe essere De Luca, così come Lo Giudice, ma la questione vera riguarda altro: ciò che va rettificato è quanto riportato dai giornali in merito ai presunti 140 emendamenti.
“L’articolo pubblicato dalla Gazzetta del Sud il 7 luglio scorso, spiega Danilo Lo Giudice, contiene affermazioni che non possiamo lasciare senza risposta. In particolare, viene attribuito a un soggetto definito "uomo 56" il ruolo collettore di contributi pubblici per eventi e manifestazioni, con riferimento a ben 140 emendamenti presentati dal gruppo parlamentare di Sud chiama Nord.
Non solo: tra questi 40 emendamenti solo 3 riguardano la promozione turistica e si riferiscono a Roccalumera, Torregrotta e Letojanni, perlopiù infatti si tratta di interventi su scuole, edifici comunali, sicurezza urbana, rigenerazione di aree pubbliche, acquisto di scuolabus, manutenzione di reti idriche, opere di promozione sociale e turistica. Opere concrete, a servizio delle comunità locali, che rispondono a bisogni reali. È evidente che si è voluta costruire una narrazione strumentale che accosta parole come "mance", "favori" e "clientelismo" ad attività parlamentari pienamente legittime e trasparenti.
Ci troviamo ancora una volta a dover rincorrere ricostruzioni fuorvianti. Non lo facciamo per smentire un giornale, ma per rispetto della verità e dei cittadini che hanno il diritto di sapere come vengono spese le risorse pubbliche. Questo non è uno show, come qualcuno ha scritto. Noi possiamo discutere di toni, modi, stili comunicativi – certo, ognuno ha il suo – ma qui il punto sono i contenuti. E i contenuti, nero su bianco, raccontano un'altra storia: la storia di 40 emendamenti, non 140, e nessuna manifestazione o contributo ad eventi privati. Chiediamo solo che venga data alla verità la stessa forza mediatica con cui si è alimentata una distorsione.”
Le conclusioni sono state affidate a Cateno De Luca: «Tutto, spiega De Luca, ha avuto inizio con un messaggio partito da Roma il 30 giugno scorso. Tre giorni dopo, il 3 luglio, è cominciato il massacro mediatico. Una vera e propria lapidazione programmata. Abbiamo già depositato querela, perché ciò che è stato fatto è gravissimo: un’operazione scientifica di delegittimazione.
Sono stati pubblicati articoli per sei giorni consecutivi, sempre in prima pagina, con lo stesso copione: suggestioni, insinuazioni, costruzioni ad arte, con l’obiettivo di colpire l’immagine di Sud Chiama Nord e la mia persona. Si è cercato di accostarci a certe porcherie che non ci appartengono, travisando il senso degli emendamenti, decontestualizzando, falsando i dati.
Rispetto all’uomo 56 e all’accusa formulata dalla Gazzetta del Sud di essere vero e proprio collettore di mance abbiamo voluto con forza oggi mostrare i 40 emendamenti che portano la firma di Sud chiama Nord, sono tutti interventi a favore della collettività. Inoltre è bene ricordare che la prassi d’aula che oggi viene criminalizzata è sempre esistita e ha coinvolto tutti i gruppi parlamentari dell’ARS, nessuno escluso. Non c’è un deputato che non abbia presentato emendamenti poi confluiti nel maxi-emendamento votato all’unanimità. Basta con i santarelli e i moralisti dell’ultima ora.
E sulla questione delle donazioni ai partiti, ricordiamo – come ribadito più volte – che esiste un elenco completo e pubblico, riferito a tutte le forze politiche. Un elenco che il direttore della Gazzetta del Sud avrebbe fatto bene a consultare prima di affermare, dalle pagine del suo giornale, che solo Sud chiama Nord avrebbe ricevuto finanziamenti da ditte ed enti.
Basta accedere al sito della Camera dei Deputati per trovare chiaramente riportati i nominativi di imprese e professionisti che, in modo assolutamente lecito, effettuano donazioni ai partiti, nel rispetto della normativa vigente. Altro che “mance” o contributi illeciti! Anche altri partiti – e oggi ne abbiamo mostrato pubblicamente solo alcuni esempi – ricevono fondi da società, eppure non vengono messi alla gogna.
Ma rispetto a tutto questo abbiamo già presentato querela. Non accettiamo intimidazioni. Andremo fino in fondo. E se raccoglieremo qualche euro di risarcimento, lo destineremo per finanziare il partito.”
ll momento più acceso della conferenza è arrivato quando De Luca ha attaccato due ex collaboratrici, Carlotta Previti e Dafne Musolino. Ha mostrato un messaggio WhatsApp attribuito alla Previti, in cui si accenna a un possibile "terremoto giudiziario" nei suoi confronti, parlando di un disegno orchestrato per danneggiarlo.
Riguardo alla Previti, ha ricordato come fosse disoccupata nel 2016 prima di essere inserita nella sua giunta. De Luca ha chiarito di non poter rivelare ulteriori dettagli a causa di una querela in corso, ma si è detto disponibile a fare chiarezza qualora gli autori del messaggio lo volessero. Ha sottolineato che gli avvisi di garanzia sono uno strumento legale e che non teme eventuali indagini, affrontando il peso del sospetto con serenità. Su Musolino ha commentato: "Non è stata candidata, da lì è partita l’ostilità. Ma chi ambisce senza merito, resta deluso". La conferenza si è chiusa con un attacco generale ai detrattori: "Mi dispiace per chi si alza la mattina per fare del male. Sono poveri e infelici", ha chiosato De Luca.
Tra i punti affrontati poi anche l’utilizzo del Salone delle Bandiere da parte di Sud chiama Nord per lo svolgimento della conferenza. A fare chiarezza è stato il deputato Giuseppe Lombardo:
“Rispetto alle osservazioni mosse da stampa, giornalisti e comitati di redazione, che hanno sottolineato come la conferenza si sia svolta – testualmente – "per inciso al Comune e non in una sede prevista trattandosi di un partito politico e non di argomenti di interesse pubblico", ci chiediamo: se davvero non si trattava di argomenti di interesse pubblico, perché per sei giorni consecutivi sono stati pubblicati sei articoli sull’argomento? Persino il direttore Nervo, nel suo editoriale, fa riferimento all’uso di una sede istituzionale. È evidente che si è voluto far intendere che Sud chiama Nord abbia forzato la mano sul regolamento, quando in realtà il regolamento consente l’uso del Salone anche ai partiti politici. E noi, come sempre, abbiamo formalmente inoltrato regolare richiesta.”