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La Sicilia e quei 291 Comuni destinati a morire, Catania: «Serve un Piano nazionale di rinascita»

Le considerazioni del presidente di Cia Sicilia Orientale sullo stato di abbandono in cui versano tanti borghi che andrebbero piuttosto riqualificati

Redazione La Sicilia

13 Luglio 2025, 14:40

borghi in abbandono

«La Sicilia conta 291 comuni che insistono nelle 72 aree selezionate considerate aree interne, abitate da circa 2 milioni di abitanti. Comuni che in base a quanto emerge dal nuovo Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne 2021-2027 non potranno più porsi l’obiettivo di invertire il declino demografico, ma al massimo essere accompagnate in un «percorso di cronicizzato declino e invecchiamento. Non è uno scherzo ma la triste realtà di questa torrida estate». A commentarlo è Giosuè Catania, presidente di Cia Sicilia Orientale.

«Una porzione di circa il 60% dell’intero territorio nazionale in cui si concentrano i borghi più belli, pascoli, comunità tradizionali, paesaggi indescrivibili e metà di un turismo consapevole, culture e storia – spiega –. Oggi vengono posti in una via senza ritorno». «Considerare alcune comunità come condannate al declino – prosegue – significa accettare la marginalizzazione di intere fasce della popolazione. Un Paese civile non può permettersi di lasciare indietro nessuno, tanto meno chi vive in territori che garantiscono la sicurezza alimentare, la gestione forestale e la tutela del paesaggio. Le conseguenze del declino sarebbero gravi per l’intero Paese in termini di perdita di biodiversità, dissesto idrogeologico, minore sicurezza alimentare. Il territorio nasce per la produzione del cibo e garantisce l’equilibrio dell’ecosistema e non può diventare una distesa di fotovoltaico priva di razionale pianificazione».

L’allarme era già stato lanciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l’ultima visita a Militello Val di Catania e da monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone. «Entrambi avevano chiesto a gran voce ai Governi Nazionale e Regionale, interventi urgenti per contrastare il fenomeno dello spopolamento – ricorda Giosuè Catania –. In un momento critico per l’agricoltura è un dovere istituzionale mostrare attenzione e sensibilità verso le sfide che gli agricoltori affrontano nelle aree più difficili del Paese. Aree di elevata qualità ambientale, di biodiversità e di ricco patrimonio culturale, che offrono opportunità per modelli di sviluppo sostenibili, incentrati sull’agricoltura di qualità, il turismo lento e la valorizzazione delle filiere corte. La mancanza di infrastrutture adeguate, di servizi e di opportunità lavorative hanno portato a una crescente emigrazione, svuotando progressivamente questi territori, dove gli agricoltori e gli allevatori spesso hanno lavorato sostenendo costi eccessivi senza alcun adeguato ritorno di reddito».

«Interessante ed opportuna la presa di posizione di Michele Sonnessa, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio che conta oltre 520 città socie – ribadisce Giosuè Catania – il quale senza mezzi termini parla di scelta scelerata di smantellamento dei presìdi rurali e di una visione miope che considera le nostre comunità come territori sacrificabili».
«Serve un Piano Nazionale di Rinascita con strategie mirate per rivitalizzare le aree interne, creando opportunità di lavoro e promuovendo la valorizzazione delle risorse naturali – dichiara il presidente di Cia Sicilia Orientale –. Così come è necessario incentivare le attività economiche attraverso una fiscalità di vantaggio e delle premialità che rendano appetibili gli investimenti per rivitalizzare territori e paesaggi di una bellezza indescrivibile». «Solo attraverso un’azione congiunta e mirata sarà possibile invertire la tendenza e restituire vitalità a queste terre ricche di storia e potenzialità – sottolinea –. La Sicilia deve rivendicare azioni e investimenti volte al riconoscimento delle condizioni di insularità per abbattere i costi della logistica, dei trasporti, delle infrastrutture e delle condizioni di svantaggio».
«Lo sviluppo delle aree interne – conclude Catania – è un problema dell’intero Paese e riguarda la salvaguardia del territorio reso sostenibile non solo dal punto di vista ambientale e paesaggistico ma anche dal punto di vista economico».