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Mediterraneo sempre più caldo: così sardine, tonno e spada rischiano di sparire dalla nostra tavola

Le stime di Confcooperative Fedagripesca confermano come la fauna ittica fatichi a stare al passo con il clima che cambia

Sabina Licci

26 Luglio 2025, 15:37

Ramadan in the West Bank town of Hebron

epa06039492 A vendor offers fish for sale at a market during the month of Ramadan, in the old city of Palestinian West Bank town of Hebron, 20 June 2017. Muslims around the world celebrate the holy month of Ramadan by praying during the night time and abstaining from eating, drinking, and sexual acts daily between sunrise and sunset. Ramadan is the ninth month in the Islamic calendar and it is believed that the Koran's first verse was revealed during its last 10 nights. EPA/ABED AL HASHLAMOUN

Sono tanti i tipi di pesci che soffrono le ondate di calore che si abbattono nel mare Mediterraneo sempre più frequenti e violente, con inevitabili ricadute economiche. Lo stress termico porta, infatti ad un calo del 30% della loro capacità riproduttiva e quindi ad una riduzione delle attività di pesca fino al 40% a seconda delle zone. Per non parlare poi della proliferazione delle specie aliene in mare e nelle reti, che tra soli 5 anni saranno una su tre. Sono le stime di Confcooperative Fedagripesca, a conferma di come anche la fauna ittica fatichi a stare al passo con il clima che cambia e ad sapersi adattare.

Le specie più a rischio

Tra le specie ittiche che risentono di più delle ondate di calore, sono lo spada, il tonno rosso, la lampuga, le sardine e la ricciola, ossia quelle che vivono nella metà della colonna d’acqua in mare o in superficie e quindi le più esposte e sensibili ai cambiamenti di temperatura; le più superficiali, infatti, sono le prime a subire le fluttuazioni climatiche.

Dal 1940, i giorni annuali di ondate di calore marino, intesi come eventi prolungati di temperature delle acque insolitamente elevate, sono triplicati passando da 15 a quasi 50, con zone come il Mediterraneo dove si registra una temperatura aumentata del 5,5°C rispetto all’era preindustriale. E saranno 50 volte più frequenti e 10 volte più intense entro il 2100, secondo il rapporto sullo stato degli oceani di Copernicus 3.
Tanti gli indicatori di un mare sempre più caldo, fa sapere Fedagripesca. «Dobbiamo fare i conti non solo sulla terra ma anche nel nostro mare con il cambiamento climatico - fa sapere all’ANSA Paolo Tiozzo vicepresidente Confcooperative Fedagripesca - già oggi quasi il 6% delle specie nel Mediterraneo sono aliene, un totale di circa 1.200 pesci favoriti dal riscaldamento delle acque tre volte superiore alla media globale; dal pesce scorpione al pesce leone, solo per fare qualche esempio. È un fenomeno che richiede un impegno comune per mitigarne le cause - precisa - ma soprattutto è fondamentale capire cosa accade nelle nostre acque, e in questo la ricerca è e sarà decisiva».

Gli habitat compromessi

Di fatto con l’innalzamento delle acque marine vengono compromessi interi habitat, sottolinea Fedagripesca, creando un caos. «I pesci 'temperatì come sardine e acciughe si spostano verso il nord in cerca di acque più fresche e mentre le specie erbivore aumentano per la proliferazione di alghe, quelle carnivore come squali, cernie e dentici diminuiscono per la carenza di prede e per lo stress termico».