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Per il Cara di Mineo si prospetta un futuro militare come centro di addestramento

Di Mario Barresi |

SIRACUSA – Non è un ruolo facile, in tempo di Moscopoli leghista, fare il presidente (grillino) della commissione Difesa. Gianluca Rizzo, siciliano – nato a Siracusa, ma calatino da sempre – ci prova tenendo un profilo istituzionale. Si dice «soddisfatto del mio ruolo di garanzia» e giura che «la commissione sta lavorando bene, con il contributo costruttivo di tutti i gruppi parlamentari». Ha da poco finito un giro di sopralluoghi in alcuni siti caldi (dal punto di vista militare) dell’Isola, l’ultimo dei quali – assieme a una delegazione di parlamentari del M5S – nell’area della Marina militare Santa Panagia per «prendere visione dello stato dei luoghi in cui dovrebbero essere installate due nuove antenne di comunicazione in sostituzione delle 14 attualmente dismesse». Poi l’incontro al porto di Augusta, accolti dalla sindaca Cettina Di Pietro.

Fra uno spostamento e l’altro, Rizzo ci parla anche di argomenti molto meno siciliani. Ci sono «i temi della difesa europea come il Piano per la mobilità militare europea o il fondo industriale europeo di difesa che abbiamo approvato con rilievi significativi ed originali per i quali abbiamo ricevuto il ringraziamento, per la serietà del lavoro svolto, della Commissione europea». C’è «la vicenda delle missioni militari all’estero che abbiamo affrontato anche ascoltando i comandanti operativi e seguendo passo passo l’evolversi di alcuni scenari: penso alla Libia, ma non solo». C’è «il tentativo di dare una risposta legislativa ai diritti dei militari di associarsi in sindacato, diritti che i militari si sono guadagnati con i ricorsi alla Corte dei Diritti dell’Uomo e alla Corte Costituzionale e che aspettano di essere codificati in una legge dello Stato».

E poi i numeri della commissione Difesa di Montecitorio: 444 sedute di lavoro per un totale di 196 giorni di seduta, 10 missioni ufficiali. Tra le missioni – confessa il presidente Rizzo – se proprio ne devo scegliere una, quella che abbiamo svolto in Libano è stata sicuramente la più toccante e dalla quale ho imparato tanto. Ho avuto modo di ascoltare dalle autorità libanesi e dai colleghi parlamentari della commissione Difesa di quel Paese parole non solo di rispetto, ma di elogio e riconoscenza dei nostri militari della missione Unifil. Sono parole che ti rendono fiero e che ti dicono che siamo sulla strada giusta».

Ma il discorso, alla fine, torna alla Sicilia. E ad alcuni argomenti in particolare. Alcuni dei quali scomodi.

Rizzo, già nella scorsa legislatura, da semplice componente della commissione Difesa, lei aveva visitato caserme, porti, aeroporti e poligoni militari. Che quadro si è fatto della presenza militare in Sicilia? Come s’inquadra nel cosiddetto «fianco sud» dell’Alleanza Atlantica strategico per i Paesi dell’Occidente?

«La Sicilia va inquadrata dentro il sistema di sicurezza nazionale visto nel suo insieme. Nell’Isola, anche per la sua collocazione geografica nel cuore del Mediterraneo, abbiamo una forte presenza di basi Nato e anche le nostre forze armate sono inserite dentro questo dispositivo di difesa atlantico. Il ruolo della Sicilia in questo senso è strategico, qui passano i flussi migratori, le tensioni dell’altra sponda del Mediterraneo, le nuove minacce alla sicurezza globale. Devo dire che i siciliani concorrono direttamente e indirettamente a questo dispositivo. Per esempio sono tantissimi i siciliani, ma anche le siciliane stanno crescendo in numero, che sono arruolati nelle forze armate e contribuiscono alla difesa della patria. Sarebbe ottimo che tutti questi militari potessero svolgere il proprio servizio in strutture collocate in Sicilia o comunque vicine a essa. Se affrontiamo il problema da questo punto di vista è chiaro che servirebbero più caserme e basi. In merito ai poligoni e alle aree addestrative stiamo dialogando con il Ministero della Difesa al fine di trovare nuove soluzioni per liberare le attuali strutture di Drasy ad Agrigento e di Punta Izzo a Siracusa».

La sua proposta di trasformare l’ormani ex Cara di Mineo in un polo addestrativo e di formazione per le forze armate è ancora valida?

«Personalmente penso di sì. Certo, c’è stato un sopralluogo da parte dei tecnici delle forze armate al fine di valutare gli spazi e le aree del Residence degli Aranci per tale finalità. Sembra che questo primo step non abbia dato risultati favorevoli. Faccio notare però che il sopralluogo è avvenuto quando erano ancora presenti alcuni ospiti e la partita dell’accoglienza non era definitivamente chiusa. Continuo a ritenere valida la mia proposta, che nasce e trae ispirazione dall’attività svolta in commissione Difesa ma, come ho dichiarato fin dal principio, siamo disponibili a prendere in esame qualsiasi progetto che parta dal recupero e valorizzazione di quest’area . L’importante è che questi progetti abbiano la capacità di rilanciare l’economia locale e programmare investimenti in grado di creare occupazione stabile».

E Niscemi? I “No Muos” si sono sentiti traditi dal M5S. E lei, da presidente della commissione Difesa, che dice?

«Chiariamo subito una cosa: il M5S si è sempre battuto per il rispetto della legalità nella Sughereta di Niscemi, Oggi, possiamo dire che grazie all’interesse dei ministri del governo del cambiamento Costa, Grillo e Trenta sulla spinta mia e dei miei colleghi regionali Trizzino e Campo finalmente verrà avviato un tavolo tecnico che dovrà una volta per tutte fare chiarezza sull’impatto del sito di comunicazioni americano e il territorio, anche alla luce del principio di salvaguardia della salute. Dispiace assistere alla totale assenza del governatore Musumeci, che a quanto pare ritiene conclusa la vicenda».

Twitter: @MarioBarresi

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