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Toninelli a “La Sicilia”: «No al Ponte, servono invece tante opere diffuse. E la Ragusa-Catania si fa e bene…»

Di Mario Barresi |

Catania – Sbarca in Sicilia proprio nel momento in cui la sua poltrona, sottoposta alle picconate della Lega e non solo, traballa. Ma Danilo Toninelli parla da ministro più che mai con pieni poteri. Il titolare grillino delle Infrastrutture e dei Trasporti (oggi a Palermo e Caltanissetta), rivendica l’ impegno per l’Isola. «Da quando sono ministro ci sono venuto già sei o sette volte. Abbiamo sbloccato cantieri, altri li abbiamo accelerati. Abbiamo messo un commissario alla disastrata viabilità secondaria. E andiamo avanti su questa strada per ridare dignità ai siciliani che viaggiano».

In un lungo colloquio con La Sicilia, Toninelli risponde alle critiche sullo stallo della Ragusa-Catania, alimentate da un asse fra Nello Musumeci e i sindaci che hanno consegnato le fasce tricolori per protestare contro il governo nazionale. «Guardi, io amo molto la Sicilia. Ma questa terra meriterebbe amministratori, diciamo, meno gattopardeschi. Qui bisogna cambiare davvero: a cosa serve far fare la Ragusa-Catania al privato in questo modo e poi farla pagare uno o due euro ogni cinque chilometri a chi viaggia? Vogliamo l’ennesima cattedrale nel deserto che non usa nessuno? Noi puntiamo a un’infrastruttura utile per la competitività dei territori, che cittadini e imprese useranno davvero. E siamo vicini a questo importante traguardo». Parafulmine per antonomasia degli attacchi delle opposizioni al governo, sembrava che Toninelli avesse raccolto (con quel «vincerò io, e di parecchi chilometri») la sfida lanciata da Davide Faraone con la marcia sulla Ragusa-Catania. «In realtà – precisa il ministro – non ho mai risposto direttamente a esponenti Pd, che sono peraltro già abbondantemente delegittimati dal fuoco amico. Ma questo è il Pd: sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Peraltro ricordo che fu il mio predecessore, del Pd (l’ex ministro Graziano Delrio, ndr), a declassare la Ragusa-Catania nel 2015 come non strategica».

Ma, al di là delle colpe del passato, qual è il destino di questa strada maledetta? «Io dico solo che abbiamo preso l’impegno di fare quell’opera, però di farla bene. In modo che costi poco o nulla a chi ci viaggia sopra. E potremmo fare più in fretta se avessimo Regione ed enti locali un po’ più collaborativi. Ma tant’è: arriveremo comunque al risultato».Un punto d’incontro s’è trovato sul commissario per sbloccare i cantieri delle strade provinciali. Dopo l’alta tensione fra Mit e Palazzo d’Orléans, c’è stata la nomina di Gianluca Ievolella, provveditore interregionale delle Opere pubbliche. «Intanto mi permetta di dire che Ievolella è un’ottima scelta, tanto che persino Musumeci ha riconosciuto il valore storico dell’azione del provveditorato». E per la piena operatività quanto manca? «Il neo-commissario, in attesa del perfezionamento della nomina che avverrà con decreto di Palazzo Chigi, è già al lavoro sulle priorità infrastrutturali da aggredire e sul monitoraggio dei fondi disponibili che non mancano, ma oggi sono fermi. Stiamo creando le condizioni per sbloccarli, ora si tratta di rimboccarsi le maniche per dare piena concretezza a una bella soluzione voluta fortemente dal M5S siciliano e subito accolta e messa a punto dal governo del cambiamento».

Oggi Toninelli a Caltanissetta è atteso dalle imprese siciliane creditrici di Cmc. Un altro dossier delicato, che sembra segnare il passo. «Mi lasci dire: anche qui stiamo risolvendo una situazione pesante dataci in eredità. La norma del Fondo salva-imprese consente di ristorare direttamente i subappaltatori colpiti dalla crisi dei grandi general contractor. Già in Umbria le piccole e medie imprese edili pochi giorni fa ci hanno ringraziato per questo risultato che hanno definito in qualche modo storico. Stiamo limando gli ultimi dettagli tecnici, anche sull’inquadramento contabile dei crediti da rimborsare, ma a giorni il regolamento attuativo sarà adottato. Così i grandi cantieri già sbloccati potranno prendere piena velocità». Nella tappa nissena parlerà anche delle novità di Codice degli appalti» e “Sbloccacantieri”. «Norme più chiare e semplici, procedure più snelle. Mettiamo a terra miliardi oggi fermi. E la svolta impressa dal governo sul tema della manutenzione, ricordo solo 1,7 miliardi in più nell’aggiornamento del contratto di programma Anas, significa più lavoro per le imprese medie e piccole locali», rivendicai.Un paio di giorni fa ha detto: «Il Sud non ha bisogno di grandi infrastrutture, ma di tante opere di importo ridotto che servano a migliorare lo stato delle strade e delle ferrovie». Il Ponte sullo Stretto – che i leghisti, siciliani e non, dicono di voler fare – resta un tabù per il M5S? «Vede, proprio per questo le parlavo di manutenzione. Tante opere diffuse sono la prima grande opera che serve. Perché rappresentano non soltanto la priorità per i siciliani che si muovono, ma aiutano anche a generare più lavoro e più ricchezza rispetto a una unica mastodontica infrastruttura. Stiamo raddoppiando la ferrovia Palermo-Catania, che è una grandissima opera prioritaria. Che senso ha fare il Ponte se poi abbiamo il binario unico e le provinciali che cadono a pezzi? Sa quante cose avremmo potuto fare con quelle centinaia di milioni già sprecate per un ponte di cui non è stato realizzato nulla?».

La prima tappa istituzionale di Toninelli, oggi, sarà all’aeroporto di Palermo. Uno scalo, a gestione fieramente pubblica, in crescita esponenziale quasi quanto il record catanese di Fontanarossa. La Sac ha invece deciso di privatizzare. Una scelta contestata, fra gli altri, dal M5S siciliano. E il ministero, che per legge non può toccare palla, cosa farà? «Vigiliamo e indirizziamo. Chi viene a investire deve avere una prospettiva di medio-lungo termine, con occupazione e benessere. Non può esistere che arrivi, prendi il bottino e scappi via. Nella convenzione, nella concessione devono esserci paletti chiari in tema di investimenti e qualità del servizio reso».

Infine, i piccoli aeroporti. Dopo la continuità territoriale per Comiso e Trapani, qualcuno s’è chiesto: e perché solo loro? E c’è anche chi teme che, come avvenuto in Sardegna, con il nuovo regime tariffario Ryanair fugga a gambe levate. «È importante che lo Stato intervenga, come abbiamo fatto, par aiutare scali in difficoltà che però servono realtà territoriali importanti e turisticamente rilevanti. La Regione e gli altri soggetti istituzionali coinvolti devono lavorare per fare la loro parte: peraltro bisognerebbe ragionare su una specializzazione strategica che consenta di valorizzare questi aeroporti. Palermo e Catania – conclude il ministro Toninelli – hanno invece condizioni di traffico, domanda e offerta che difficilmente permetterebbero l’imposizione di oneri di servizio pubblico senza scontrarsi frontalmente con la Ue».Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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