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AmicoPolis, una truffa con la piramide finanziaria

Di Redazione |

Amicopolis, il social ideato da Fulvio Amico, 42 anni, denunciato con altri due soci, era pubblicizzato su tutti i social come il «primo social etico che premia i tuoi contenuti pagandoti in crediti e denaro: socializza, guadagna, acquista gratis».

Ora le pagine, compreso il sito, che riguardano Amicopolis, sono sparite dal web tranne quella su Instagram. Secondo l’accusa attraverso la «piramide finanziaria» gli indagati si sono resi responsabili del reato di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria, in quanto mai autorizzati, da parte della Consob, alla commercializzazione di strumenti finanziari.

Inoltre i tre denunciati hanno coniato, senza le autorizzazioni della Banca d’Italia, una moneta in oro, utilizzata per l’acquisto di beni sulla piattaforma commerciale del social o per la remunerazione degli investimenti. L’inchiesta è nata dopo esposti di utenti che si sentivano truffati dal social. Le società collegate ad Amicopolis erano state registrate in Gran Bretagna con un capitale sociale di 100 sterline, in Romania e avevano sede in diverse città italiane. Federcontirbuenti parla di una denuncia presentata da un utente nel dicembre 2018.

Nel giugno precedente un utente era entrato su consiglio di un amico in Amicopolis: «Nella presentazione del social network – è scritto nella denuncia – fatta da un agente di Amicopolis si specificava di poter ottenere circa 3 euro al giorno postando quanto di solito postiamo su gli altri noti social e che alla soglia di 300 euro si poteva richiedere un bonifico. Per farla semplice: Amicopolis guadagna dagli spazi pubblicitari; gli iscritti guadagnerebbero crediti (polis) acquistando i prodotti sponsorizzati. Amicopolis non paga né le ditte che hanno anticipato prodotti e spedizioni acquistati dagli iscritti, né gli iscritti che hanno raggiunto le 300 euro e né i dipendenti da mesi. Sono stato convinto, come socio della mia ditta, ad acquistare questi spazi pubblicitari, ho spedito gli articoli regolarmente ma, non solo non ci hanno pagati per oltre 10 mila euro ma, come abbiamo iniziato ad insistere, siamo stati prima bannati e poi minacciati».

Nell’aprile scorso Consob bloccò “l’attività di offerta al pubblico italiano dei pacchetti pubblicitari Polis posta in essere», dalla società dopo una segnalazione dell’Aduc. Della vicenda di Amicopolis si occupò il programma tv Le Iene. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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