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L'INTERVISTA

Sanità in Sicilia, l’assessore Razza: «La nostra cura sta funzionando»

Di Antonio Fiasconaro |

Assessore Ruggero Razza, oggi qual è lo stato di salute della sanità siciliana che, come sappiamo, deve fare i conti con le emergenze quotidiane relative ai fondi e alla carenza di personale?

«È un tema che, nel macro, può essere esteso a tante zone del Paese. In Sicilia, al pari di altre Regioni, abbiamo dovuto fare i conti con tante criticità, soprattutto nell’area occidentale. Il lavoro più intenso al quale ci siamo dedicati è stata la programmazione infrastrutturale, perché senza spazi ospitali non c’è buona sanità, e alla riapertura della stagione dei concorsi. Un impegno che avevamo assunto e che abbiamo mantenuto».

A proposito di carenza di personale, le azienda ospedaliere e sanitarie stanno cercando di incrementare le assunzioni anche attraverso la mobilità. E’ vero che spesso tanti medici ed infermieri preferiscono non scegliere la Sicilia? Come potere arginare questo fenomeno?

«Non è affatto così. In Sicilia da più di un anno stanno tornando centinaia di professionisti dal Nord. Se penso al solo bando per il personale infermieristico e OSS del San Marco di Catania, sono state oltre ottocento le domande di mobilità extra-regionale. E scelgono di nuovo la Sicilia anche tanti medici, che tornano grazie ai concorsi a tempo indeterminato che il nostro governo ha fortemente voluto. Sono segnali inequivoci, che non si prestano a interpretazione».

Altro argomento forte sono le lunghe liste di attesa, soprattutto per la diagnostica. Negli anni si è voluto sempre più “strigliare” i direttori generali delle aziende a contrarre i tempi, ma finora no ci siete riusciti. Quali sono i sistemi più incisivi che possono essere applicati?

«La Sicilia ha dato attuazione al Piano Nazionale delle Liste d’Attesa, sottoscritto in Conferenza Stato-Regioni. E per dare concretezza alle linee guida abbiamo inserito l’obiettivo riduzione delle liste nel contratto dei manager: ricordo che è uno dei punti che prevedono la decadenza in caso di inosservanza. Il piano non è un libro dei sogni, prevede visite anche nelle strutture private, ambulatori aperti nei week end e nelle ore serali, ma soprattutto totale trasparenza nella gestione dei tempi di prenotazione. Ma il vero slancio, oltre l’attuazione del cronoprogramma di 18 mesi previsto, lo attenderemo dalla definizione del Cup unico e dalla centralizzazione del contact center. Sul primo obiettivo abbiamo lavorato molto e siamo pronti al firma del contratto per tutti i servizi di agenda per la Sanità digitale».

Lunghe liste di attesa anche nei pronto soccorso. Non c’è proprio verso di venirne a capo e, come spesso accade, l’esasperazione della gente porta anche alla violenza.

«Comprendo il taglio che vuole dare a questa intervista. C’è sempre una tentazione innata nella narrazione destruente, che piace molto agli intervistatori e meno ai cittadini. Poi magari si scopre che i problemi, legati al personale ad esempio, sono figli di una mancanza di programmazione nazionale che ci ha spinto persino a vedere procedure di assunzione che non sono riuscite a coprire tutti i posti… per mancanza di medici!».

Così come la carenza di medici e infermieri nei pronto soccorso fanno lievitare i tempi di attesa. Soprattutto nel periodo estivo. Come bisogna intervenire?

«La risposta è nella Gazzetta Ufficiale che resta l’unica fonte attendibile in tempi di fake news. Sa che dal gennaio 2018 allo scorso mese di maggio la sanità siciliana ha già assunto complessivamente circa 5mila professionisti? A breve entreranno in servizio pure i medici reclutati con il concorso per anestesisti-rianimatori ed entro le prime settimane del 2020, grazie al famoso concorsone, dovremmo vedere in corsia i primi infermieri e oss. Proprio in merito a questa procedura, vorrei poi ricordare, che i posti non occupati dalle mobilità saranno messi nuovamente a bando e poco dopo completeremo l’iter con un’altra selezione che punta a soddisfare l’intero fabbisogno delle Aziende. Poco tempo fa il presidente Musumeci ha chiesto lo sblocco delle procedure per tutte le posizioni, ho già dato mandato affinché si dia seguito alle disposizioni del capo del governo della Regione».

Quanto si sta investendo per la sicurezza? Nuove aggressioni negli ospedali, nelle guardie mediche e il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo parla di arresto immediato per coloro che si macchiano di questi crimini.

«Alla sicurezza dei cittadini attende lo Stato. Noi facciamo la nostra parte e sono state ampliate le presenze h24 in moltissimi pronto soccorsi. Vorrei facessimo anche di più per le guardie mediche e ci stanno lavorando tutte le Aziende territoriali. Alle pene e alla loro effettività non può provvedere la Regione. Anche in questo caso è competenza dello Stato».

Si fa sempre poca prevenzione e di conseguenza lievitano i costi per le cure. Cosa intende fare l’assessorato per evitare che ancora oggi migliaia di siciliani non fanno prevenzione. Quali sono le ricette da dare ai direttori generali?

«Le campagne di prevenzione finalmente sono ripartite. E stiamo facendo convenzioni con i medici di famiglia, con le farmacie e con gli Enti locali. Abbiamo dato un mandato netto: portare il sistema sanitario a casa di ognuno, per spiegare quanto sia importante aderire alle campagne di prevenzione».

Oggi i cittadini che hanno bisogno di cure non vogliono essere informati soltanto sulla presenza di più medici e più infermieri in un determinato reparto, vogliono assicurate le cure e pure in maniera immediata senza perdita di tempo. Il rischio è che quanti se lo possono permettere emigrano in altri centri d’Italia per farsi curare.

«Su questo argomento devo dire che si omette un elemento significativo: la Regione che spende di più per mobilità passiva è … la Lombardia! Quando ho letto il dato non volevo crederci anche perché è molto singolare. Loro sono capaci, però, di avere una grandissima mobilità attiva. Stiamo impostando un lavoro che va in questa direzione: consolidare un piano di contrasto alla mobilità passiva e proseguire a crescere nel diventare punto di riferimento nel Sud».

Edilizia ospedaliera. Nei giorni scorsi è stato annunciato un investimento di quasi 1 miliardo di euro. Non si corre il rischio di avere, come è accaduto nel passato, di creare “cattedrali nel deserto” come quello che da anni si trova vicino all’ospedale Cervello di Palermo dove doveva sorgere il Centro di Eccellenza Pediatrica?

«Sarà per questo modo di ragionare che a Palermo non c’è un ospedale degno di questo nome? Tutti a preoccuparsi di presunte “cattedrali” e le strutture sono ridotte a catapecchie».

C’è un simpatico e curioso paradosso. Alcuni dirigenti di aziende sanitarie e ospedaliere se dovessero avere bisogno di cure specifiche hanno detto di non rivolgersi alle strutture interne, bensì all’aereo per andare in altri centri. È ancora l’aereo in Sicilia il migliore vettore per ricevere cure più adeguate? Quanto spende ancora la Regione per curare siciliani in altri centri italiani ed esteri?

«In Sicilia si cura oltre il 90% dei cittadini siciliani. Iniziate a raccontare questo e girate, facendoli conoscere, i centri siciliani nei quali i professionisti sono tra i migliori in Italia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA