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Truffa dell’accollo tributario, casi anche in Sicilia: ecco come funziona

Di Redazione |

CATANIA – Tramontata definitivamente la truffa dei falsi pagamenti di imposte, subito verificati grazie all’informatica, ed estinta quella delle false fatture grazie all’adozione della fatturazione elettronica oramai d’obbligo per la quasi totalità dei contribuenti sin dal 1° gennaio 2019, spunta adesso la cosiddetta “truffa dell’accollo tributario”, con diversi casi emersi in tutt’Italia e ora anche a Catania, dove diversi truffatori sono nel mirino della Procura della Repubblica guidata da Carmelo Zuccaro.

Può capitare che il contribuente paghi più imposte del dovuto, per esempio quando è soggetto a subire ritenute d’imposta o quando l’Iva che deve recuperare è maggiore di quella da versare. In questi casi ha diritto alla restituzione di quanto versato in eccesso mediante una richiesta al fisco, che viene valutata in tempi assai lunghi, talvolta anni, anche in ragione dei controlli che vanno effettuati prima di procedere al rimborso.

Una legge dello Stato (oggi in fase di revisione), meglio conosciuta come “Statuto del contribuente”, prevede la possibilità che i soggetti a credito d’imposta lo cedano a chi deve invece pagare le tasse allo Stato, e fin qui non c’è nulla di illegale. Ma l’arguto truffatore utilizzando queste norme, e avvalendosi anche di un impiegato infedele del fisco e di un basista, ha in mano tutti gli elementi del raggiro. Dunque “aggancia” il basista, cioè un impiegato o dirigente disonesto all’interno dell’azienda presa di mira, e gli propone una parte del ricavato se riuscirà a convincere l’imprenditore che l’attività di “accollo” è un’operazione certa e conveniente.

Ed è proprio il complice interno all’azienda che riferisce all’ignaro (e ingenuo) titolare dell’impresa che c’è la possibilità di risparmiare più della metà delle imposte da pagare in un modo semplice e legale. È, questo, uno dei casi avvenuto a Catania: il basista dice di aver avuto contatti con una grossa società del nord che, avendo un grossissimo credito fiscale e non potendo aspettare i lunghi tempi previsti per il rimborso, sarebbe disposto a cederlo per la metà del suo valore. Il credito è certificato proprio dall’Agenzia delle Entrate, ovvero dall’impiegato disonesto (che non lavora a Catania): dunque l’imprenditore paga 50 ed è come se avesse pagato 100 al fisco.

Nella provincia etnea, come detto, sarebbero coinvolti diversi soggetti in truffe del genere. Si tratta di piccole imprese che non si servono di consulenti ma di contabili e consulenti interni, spesso molto più convincenti e corruttibili, che hanno stretti rapporti con l’imprenditore.

Il finale è sempre lo stesso: una volta che la compensazione viene elaborata dall’Agenzia delle Entrate è subito scartata e viene contemporaneamente attivato un alert che si concretizza in una verifica fiscale e in grossi guai, anche penali, per l’ignaro imprenditore che ha utilizzato documenti falsi per sottrarsi al pagamento delle imposte.

A ottobre 2018 la guardia di finanza aveva già smascherato la truffa dell’accollo tra Marche, Puglia, Lazio, Toscana, Campania, Veneto e Lombardia, arrestando 11 persone. Subito dopo si è mossa la Procura di Modena scoperchiando un’analoga truffa in Emilia Romagna con arresti a raffica che sono arrivati sino alla Calabria. E ora pare che tocchi alla Sicilia: nella provincia etnea alcuni imprenditori ci sono cascati grazie all’intensa attività dei soggetti persuasori, i basisti interni, tutti all’attenzione della Procura. Tra l’altro, la beffa oltre l’inganno: il soggetto persuasore, oltre a dividere il compenso con gli altri organizzatori della truffa, si fa corrispondere dal già saccheggiato imprenditore una lauta provvigione per il procacciamento di quanto a prima vista sembra un ottimo affare.

Il consiglio è di diffidare sempre di chi propone risparmi fiscali e di segnalare immediatamente all’autorità giudiziaria, anche anonimamente, eventuali tentativi da parte di professionisti o dirigenti dell’azienda di effettuare questo tipo di operazioni. I danni conseguenti a queste truffe sono davvero ingenti e talvolta mettono a repentaglio l’esistenza delle aziende stesse. E per lo Stato c’è il rischio di non incassare le imposte dovute.

Proprio per questo il legislatore è intervenuto più volte, l’ultima col decreto legge n. 124 del 26 ottobre scorso (“disposizioni urgenti in materia fiscale per esigenze indifferibili”) che, proprio al comma 1 dell’art. 1, come primario rimedio di contrasto all’evasione fiscale, pur consentendo l’accollo tributario vieta qualsiasi tipo di compensazione tra debiti e crediti fiscali di soggetti diversi, eliminando così direttamente alla base qualunque possibile truffa per il futuro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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