Il focus
Culle vuote, la Sicilia non fa eccezione. In 25 anni le nascite sono calate di 21mila bimbi
Numeri inesorabili. E nessuna provincia fa eccezione. Anche dagli stranieri non arriva un contributo significativo: ne nascono meno rispetto alle altre grandi regioni italiane
Chissà cosa sarà mai successo nelle estati del 2002 e del 2013. Forse il clima era più leggero, forse l’amore più contagioso. Fatto sta che, negli ultimi 25 anni, il tasso di natalità in Sicilia ha seguito una discesa inesorabile, interrotta solo da due brevi scossoni: il 2003 e il 2014, quando rispetto all’anno precedente sono nati rispettivamente 600 e 400 bebè in più. Piccoli lampi in un quadro altrimenti grigio, che racconta una storia di culle sempre più vuote. Dal 1999 al 2024, sull’isola si è passati da 54.879 a 33.660 nuovi nati: una perdita secca di oltre 21 mila culle, che racconta meglio di qualsiasi statistica il progressivo silenzio delle maternità siciliane. E nessuna provincia fa eccezione.
Due picchi isolati in un grafico che, anno dopo anno, scivola verso il basso, mostrando una tendenza chiara: la Sicilia fa meno figli, e lo fa ogni anno in misura più consistente. E allora ci si può chiedere: cosa sarà mai successo in quelle due estati? Ma più importante è la domanda che viene subito dopo: cosa serve oggi per far tornare la voglia di nascere - e di far nascere - in Sicilia? La risposta non è semplice.
La Sicilia è anche l’isola che meno di altre si affida agli stranieri. I bebè nati da genitori non italiani sono appena 1.820, un numero contenuto rispetto alle altre grandi regioni italiane. Ma all’interno di questa statistica ci sono spicchi interessanti: Ragusa guida la classifica delle nuove nascite straniere, anche in termini assoluti, con 389 fiocchi in più, seguita da Palermo (339) e Catania (308). La maggior parte dei piccoli stranieri arriva dall’Africa: Tunisia (384) e Marocco (176) in testa. Seguono gli europei, 475 in tutto (di cui la metà romeni), e gli asiatici, 462, soprattutto dal Bangladesh.
Tra i numeri, infine, un dettaglio curioso: due bebè nati da genitori del Tonga. Chissà se avranno respirato l’entusiasmo dei loro genitori per il celebre gol di Mascara al Palermo, quello che, almeno per chi lo ricorda, meritava davvero di essere visto in tutto il mondo.
Dietro questi numeri c’è una realtà più ampia: il tasso di natalità è la vera cartina di tornasole della crisi delle culle siciliane. Negli ultimi 12 anni, l’isola ha perso fino al 30% delle nascite in rapporto alla popolazione. Da Trapani a Siracusa, nessuna provincia si salva: il calo è generalizzato, e costante. A Catania, il tasso è sceso dal 9,8 per mille del 2012 al 7,6 di oggi; a Palermo, da 9,8 a 7,3; a Trapani, da 8,2 a 6,6; a Messina, da 8,2 a 6; ad Agrigento, da 8,6 a 7,3; a Caltanissetta, da 9,4 a 6,7; a Enna, da 7,7 a 6,1; a Ragusa, da 9,6 a 7,6; e a Siracusa, da 8,9 a 6,4.
Un crollo che racconta più di ogni commento l’invecchiamento dell’isola e il progressivo svuotarsi delle sue culle. La Sicilia fa sempre meno figli e il futuro - almeno nei numeri - sembra farsi ogni anno un po’ più piccolo. Ma se numeri e statistiche disegnano un quadro inquietante, rimane la possibilità di scrivere nuove storie: politiche familiari, sostegno alle giovani coppie, attenzione alle maternità straniere e al territorio potrebbero invertire la rotta.