la storia
«Datemi pure le chiavi dell’ossario, cerco da solo i teschi di mamma e papà»
La rabbia di Paolo, siracusano di 65 anni, che ha scoperto che i genitori, morti da anni, sono finiti nella cappella comune tra le ossa “sfrattate”
«A questo punto datemi le chiavi dell’Ossario, e i teschi dei miei genitori me li cerco da solo». Arriva la rabbia e la frustrazione di un figlio, quando dal campo di terra dove erano seppelliti sua madre e suo padre – scomparsi nel 2004 e nel 2009 - i resti sono stati prima chiusi in una cassetta di zinco e poi scaricati nell’ossario del cimitero. «Dicono sia prassi non avvertire i parenti prossimi» si dispera Paolo, 65 anni, dopo che negli uffici dei Servizi Cimiteriali gli hanno comunicato che mamma e papà sono finiti nell’enorme cappella comune che raccoglie indistintamente le ossa dei morti “sfrattati”.
Lui, che per motivi personali da tempo non si recava a trovarli, certo che fossero nella terra dei campi cimiteriali e che il legame d’amore va oltre la presenza fisica, legata anche al lavoro, un giorno viene allertato da amici sul fatto che «come avvenuto ad altri» magari i suoi cari fossero stati spostati senza avvertirlo. Corre al Palazzo di vetro dove gli viene comunicato che esiste un’ordinanza che consente, dopo 10 anni, di spostare i corpi seppelliti, prima in una cassetta di zinco e poi nell’ossario comune.
Al cimitero c’è un annuncio pubblico che avverte i parenti di tempi e modalità, ma Paolo se lo chiede: «Ma se per un qualunque motivo un cittadino, come me, non può recarsi al cimitero per molto tempo, come fa a sapere che i suoi cari faranno questa fine? Dicono che dopo 10 anni tolgono i corpi, ma io ho visto tombe con date molto antecedenti che continuano a stazionare nei campi. Ci sono morti di serie A e di serie B?».
L’idea che adesso i suoi genitori siano ossa tra ossa, indistinguibili tra migliaia di altri morti, lo sconvolge e addolora, lo fa sentire impotente così come il fatto che «sapendolo sarebbe stato diverso, se avvertissero i parenti non capiterebbe più di recarsi al camposanto e trovare magari qualcun altro seppellito al posto di mamma e papà».
Adesso Paolo si sta informando ulteriormente per venire a capo della questione se davvero non ci sia un obbligo per il Comune di avvertire i parenti lontani o distratti dell’imminenza del “trasloco” dei propri cari dalla terra alle cassette fino all’ossario. Se dovesse scovare un’ordinanza che permetta questo metodo alternativo, «procederò legalmente». Nei prossimi giorni un parente lontano di Paolo dovrebbe venire a Siracusa «per mettere un fiore a mamma e papà». Non so come spiegare questa assurdità, questa inumanità».
Da qui la rabbia che l’ha invaso negli uffici di via Brenta, quando di fronte alle spiegazioni dei dirigenti e a quel sottinteso rimprovero di assenza negli anni, ha dovuto stringere le labbra per impedirsi di urlare quella frase dolorosa: «Datemi le chiavi della porta dell’ossario, me li vado a cercare io i teschi di mamma e papà in mezzo a tutti gli altri».