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Piccola è più vivibile, Caltagirone regina delle città intermedie. «Orientata a creare opportunità»

Secondo la ricerca "L'Italia policentrica", nell’Isola primeggiano anche altri centri come Siracusa, Ragusa, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Trapani, Modica e Castelvetrano

29 Novembre 2025, 10:13

caltagirone

La narrazione secondo la quale la città metropolitana è quella dove si lavora di più, si produce di più e si vive meglio è destituita di fondamento. Un tempo, magari, lo era, ma oggi non è più così. Sono le città intermedie, al contrario, che fanno da «cerniera» tra quelle metropolitane e le aree interne, quelle nelle quali si crea più ricchezza, il calo demografico è meno accentuato e la qualità della vita superiore.

Si scopre così che Caltagirone, Catanzaro, Chieti, Lecco, Livorno, Macerata, Novara, Padova, Salerno, Taranto sono le città per eccellenza del nostro Paese secondo il Rapporto «L'Italia Policentrica. Il fermento delle città intermedie» curato da Mecenate 90 in collaborazione con il Centro studi delle Camere di commercio “Guglielmo Tagliacarne” e presentato questa settimana a Roma da Unioncamere. Un’indagine scientifica che si pone in continuità con il primo lavoro di ricerca che aveva osservato molto da vicino altre dieci città: Ascoli Piceno, Benevento, Cosenza, Foligno, Lecce, Parma, Pordenone, Ragusa, Rieti e Varese.

La città di don Luigi Sturzo è un luogo che si trasforma in ecosistema dinamico, alternativo alla congestione dell’area metropolitana, quella di Catania, di cui fa parte. Abitata da una ricca rete di soggetti che a vario titolo innervano gli spazi fisici, generando quei valori comunitari che la popolazione percepisce come produttori del senso di cittadinanza. In breve, è una città orientata a creare opportunità per costruire futuro.

Sono 157 le città intermedie individuate nel Rapporto ricomponendo la geografia territoriale del nostro Paese (73 nel Nord Italia, 44 al Sud e 40 nelle regioni del Centro). Per la Sicilia figurano, oltre a Caltagirone, Castelvetrano, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Modica, Ragusa e Siracusa.

Queste città sono accomunate da alcune peculiarità: producono un valore aggiunto pro‑capite più alto del 16% rispetto al resto d’Italia (34.154 contro 29.534 euro nel 2022); resistono in prospettiva meglio all’inverno demografico contenendo il calo della popolazione al 4,5% tra il 2024 e il 2050 a fronte di una contrazione prevista del 7,3% della media; presentano un indice di qualità della vita superiore del 7,3% rispetto alle città metropolitane e del 27% più alto delle altre città del Paese.

Nel Rapporto si affrontano i temi chiave che qualificano le pratiche di governance. E si ravvisa un cambiamento nella cultura politico‑amministrativa, con una manifesta esigenza di integrare risorse pubbliche e private e di promuovere una cultura della condivisione e della collaborazione. Sono riportati esempi di città capaci di attivare e di valorizzare risorse locali.

Sono città che ospitano imprese di eccellenza del Made in Italy e ad alto contenuto innovativo, esprimono dinamismo sociale, culturale ed economico e creano opportunità concrete per contrastare lo spopolamento e l’insufficiente dotazione di infrastrutture fisiche e digitali. Promuovono interventi rigenerativi per riqualificare e rivitalizzare i quartieri più degradati e sono capaci di connettere i centri urbani minori ad una rete più allargata.

Dicevamo di Caltagirone. Ebbene, la ricerca ha messo in luce molti aspetti positivi. Nel campo della rigenerazione urbana su base culturale, grazie al Pnrr, ha investito per riqualificare una porzione del centro storico, il quartiere Matrice. Per quanto concerne il sistema delle imprese volto all’innovazione e alla sostenibilità, annovera, tra le altre, un’azienda che opera nella viticoltura con vitigni prevalentemente autoctoni con il sistema ad alberello, una pratica riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Non solo: il numero cospicuo di botteghe che producono maioliche e terrecotte sono un esempio di un tessuto produttivo legato all’elemento identitario della città e dove emerge lo sforzo di innovare il proprio modello produttivo costruendo reti e filiere.

Le città intermedie sono centri urbani demograficamente consistenti e rilevanti per l’offerta di servizi, le ingenti risorse e un prezioso patrimonio sociale e culturale. Luoghi che in molti casi sono diventati poli in grado di connettere centri urbani minori per integrarli in una rete più allargata. Città che si sono rivelate ecosistemi dinamici, ponendosi in alternativa alla congestione delle aree metropolitane. Città che esprimono un dinamismo sociale, culturale ed economico basato sulla consapevolezza che le sfide contemporanee richiedono un duplice impegno: interventi strutturali e governance partecipata.