Il traffico internazionale di reperti archeologici
Tombaroli e aste: chiusi gli interrogatori
Ora si aspetta la decisione del gip per i 55 indagati. La procura ha chiesto misure cautelari in carcere e ai domiciliari. E pure obblighi di presentazione alla Pg.
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C’è chi si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha fatto dichiarazioni spontanee. C’è invece chi ha deciso di affrontare con molta trasparenza l’interrogatorio preventivo respingendo le accuse mosse dalla procura di Catania che ha chiesto le misure per 55 indagati nell’ambito di una complessa inchiesta sul traffico internazionale di reperti archeologici. In particolare monete antiche ritrovate nel corso di scavi illegali eseguiti su diversi siti d’interesse dell’isola.
Le contestazioni sono diverse. I pm hanno ricostruito la presunta esistenza di almeno tre organizzazioni che avrebbero avuto come base logistica principale Paternò. Inoltre è stata individuata anche una depandance (chiamata il “casotto” dai carabinieri del Tpc di Palermo) a Belpasso che sarebbe diventata un sorta di casa d’asta dei tombaroli.
Per gli indagati che devono rispondere di associazione per delinquere è stata avanzata misura in carcere. Per gli altri invece arresti domiciliari e obbligo di presentazione alla pg. Alcuni indagati, difesi dall’avvocato Antonio Giuffrida, hanno dato una versione alternativa a quella ricostruita dai pm. E la difesa ha quindi chiesto al gip di respingere la richiesta della procura per mancanza di indizi di colpevolezza e di esigenze cautelari. L’avvocato Antonino Grippaldi difende una donna che ha una posizione marginale. La sua assistita ha risposto al gip e al pm fornendo ampia collaborazione e chiarendo il proprio ruolo. Anche gli indagati assistiti dall’avvocato Vito Di Stefano hanno risposto con puntualità alle domande del giudice per le indagini preliminari.
Gli interrogatori preventivi si sono svolti fra martedì e sabato scorsi. Adesso il gip dovrà valutare l’immenso apparato probatorio - l’informativa è più di 1.000 pagine - e decidere se accogliere o meno le richieste di misura avanzate dalla procura.