l'inchiesta
Sanità, la bustarella “esagerata”: il braccio destro di Sciacchitano rileva un errore nell’ammontare della mazzetta
Presunte tangenti nella sanità palermitana: pagamenti in contanti, "pacchettini" al bar e intercettazioni
Il regista della tangentopoli in salsa sicula sarebbe stato Ninni Sciacchitano, destinatario da pochi giorni di un’altra misura cautelare dopo quella di giugno, per una serie di corruzioni legate al mondo sanitario. Il professionista, che ha occupato varie poltrone nelle aziende ospedaliere palermitane, utilizzerebbe vecchi sistemi (da mani pulite): bustarelle con pagamenti in contanti calcolati con precisi parametri. D’altronde Sciacchitano fa il commercialista. Potrebbe quasi definirsi una “deformazione professionale” applicata all’illecito. Anche se l’indagato nell’interrogatorio di garanzia ha negato e smentito qualsiasi interferenza nelle gare all’Arnas Civico Di Cristina Benfratelli. Schiacchitano ha respinto le accuse ma per il gip le carte e le intercettazioni dicono altro.
A un certo punto le indagini si intrecciano con la figura di Roberto Colletti (finito ieri ai domiciliari nell’inchiesta Cuffaro) che è stato Dg dell’azienda ospedaliera, che sarebbe stato «consapevole» secondo il gip delle immense conoscenze di Schiacchitano. E di come le avrebbe sfruttate per far lievitare i fondi (neri).
Il commercialista però avrebbe avuto un filtro per incassare le mazzette: Catello Cacace avrebbe usato dei trucchetti (come fatturazioni e consulenze) per poter assicurare il versamento delle mazzette a favore di Schiacchitano. Un episodio, da sit comedy, è inserito nel capitolo sull’innovativo e costosissimo macchinario chirurgico (che avrebbe permesso di competere con l’Ismett) proposto dalla E Medical, società controllata da Svas Biosana. Entrambe realtà campane amministrate da Umberto Perillo. Per fare arrivare i soldini concordati a Sciacchitano, Cacace avrebbe lasciato dei pachettini alle casse del bar. «Ho preparato quei 5 progetti...». In un caso ci sarebbe stata l’intermediazione di un’altra persona a cui sarebbero stati destinati 1.000 euro, come saldo dei favori resi. I finanzieri intercettavano Cacace, nome già noto in uno dei capitoli della famosa inchiesta “Sorella Sanità”, mentre chiamava il suo socio. E gli chiedeva di preparare e lasciare alla cassa del bar un pacchetto uguale a quelli preparati per Sciacchitano. Ma quando il faccendiere era andato a prendere il pacchetto aveva trovato una sorpresa. «Eh, ma secondo me è esagerato... tu mi avevi detto uno. Mi ha dato cinque». Cacace saltava dalla sedia: «No, ha sbagliato... maronna mia!». Staccava il telefono e contattava immediatamente il socio: «Gli dovevi dare solo uno, te li sta riportando».
I finanzieri però cercavano un riscontro alle parole che Cacace pronunciava il 26 maggio 2024 prima di prendere un volo per Palermo: «Tenevo tremila euro dentro al taglia unghie». I finanzieri organizzavano in aeroporto un finto controllo doganale antidroga con i cani: «Nel bagaglio è stata rinvenuta la somma di 5.450 euro». Per non destare sospetti i militari hanno lasciato il denaro al suo posto. L’indagato incontrava, quindi, Sciacchitano in un hotel palermitano. La consegna della tangente sarebbe avvenuta all’interno di un ascensore.