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Il Dopo di Noi in Sicilia è un disastro: pochi progetti e risorse bloccate dal 2018, non spesi 41 milioni di euro

Dal 2016 una legge nazionale finanzia progetti per accrescere l'autonomia delle persone diversamente abili senza genitori o con genitori anziani. Sull'isola è un flop

Salvo Catalano

07 Dicembre 2025, 09:00

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In Italia dal 2016 esiste una legge pensata per dare risposte concrete alla disperazione dei genitori che non riescono a concepire il futuro dei propri figli disabili, dopo la loro morte. È la norma battezzata Dopo di noi. Ma in Sicilia è uno dei più grandi fallimenti nel settore delle politiche sociali: 41 milioni di euro destinati a progetti per accrescere l'autosufficienza delle persone con disabilità sono fermi a Roma per l'incapacità di spenderli da parte dei distretti socio sanitari.

Il risultato è che oggi sull'isola esistono solo tre realtà in grado di fornire a ragazzi rimasti senza genitori o con genitori anziani un progetto h24 che metta insieme soluzione alloggiativa e centro diurno. «Le famiglie stanno scoppiando, ma i distretti socio sanitari sono sordi o incapaci», spiega Giuseppe Giardina, fino a pochi mesi fa presidente regionale di Anffas Sicilia, l'Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità.

Con grandi difficoltà Giardina gestisce a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, una piccola comunità alloggio dove vivono quattro ragazzi diversamente abili che hanno perso i genitori. «Una di loro, rimasta sola, ha messo a disposizione l'appartamento - spiega - dalle 18 alle 9 del mattino vivono lì, insieme agli operatori. La mattina vanno al centro diurno, dove svolgono attività e laboratori. I parenti li vengono a trovare. Solo così le famiglie possono essere alleggerite da un peso che rischia di farsi disperazione, man mano che si invecchia». Ogni mese, tra stipendi degli operatori e spese di gestione della casa, i costi arrivano a circa 12mila euro. «Nei periodi in cui i finanziamenti pubblici sono venuti a mancare, hanno contribuito i familiari», precisa Giardina. 

L'esperienza di Palazzolo Acreide è un'eccezione. Comunità simili, con possibilità di dormire, gestite sempre da Anffas, ne esistono solo altre due: a Ragusa e, da pochi mesi, a Catania. E sono state possibili perché i locali distretti socio sanitari hanno provveduto al primo, fondamentale step: redigere il progetto di vita per ogni soggetto diversamente abile. È una sorta di patente per ricevere i servizi che lo Stato mette a disposizione e nasce a seguito di una valutazione multidisciplinare realizzata da un'unità mista, di cui fanno parte medici dell'Asp e assistenti sociali dei Comuni. Senza il progetto di vita, i finanziamenti del Dopo di Noi, ma anche quelli garantiti da altre misure, non possono essere destinati alla persona disabile. Ed è quello che purtroppo succede nella gran parte dei 55 distretti socio sanitari dell'isola.

Dal 2016, da quando esiste la legge sul Dopo di Noi, il ministero della Salute destina dei finanziamenti ai distretti per progetti che accrescano l'autonomia. In Sicilia sono arrivati 7,7 milioni nel primo anno e 3,5 milioni per il 2017. Ne sono stati spesi meno della metà: circa il 50 per cento per il 2016, meno del 10 per cento per l'anno successivo. E di soldi Roma non ne ha mandati più, perché le risorse si bloccano se la spesa regionale non supera almeno il 75 per cento. Così nelle casse del ministero - dal 2018 al 2024 - si sono accumulati 41 milioni di euro. Il dipartimento regionale alla Famiglia ha provato più volte a sollecitare i distretti, ha organizzato corsi di formazione, ma la risposta è stata «disastrosa». Asp e servizi sociali dei Comuni faticano a comunicare e le Unità di valutazione multidisciplinare non vengono convocate, molto spesso perché le aziende sanitarie non hanno personale sufficiente. A volte per incapacità, o per scarsa sensibilità al tema. Per sbloccare le risorse, ultimamente si sta cercando di dirottare i fondi sui pochissimi distretti che hanno messo in piedi progetti validi. 

«È una situazione che grida vendetta - denuncia Giardina - se venissero fatti i progetti di vita, si metterebbe il primo tassello per garantire un futuro autonomo ai ragazzi con disabilità e si combatterebbe la disperazione dei genitori. Perché quando si invecchia e si pensa al futuro dei propri figli non autosufficienti, spesso non basta l'aiuto dei parenti o la vicinanza della comunità - conclude - Servono professionalità e soprattutto un concreto progetto di vita». 

Non c'è solo il Dopo di Noi. Anche i corsi per caregiver familiari non sono partiti sull'isola. A denunciarlo è la deputata regionale del Movimento 5 stelle, Roberta Schillaci. Corsi previsti dall’Avviso 20, con i fondi del Fondo sociale europeo 2021-2027. «Risulta - denuncia Schillaci - che, nonostante sia stata definita la graduatoria degli enti di formazione beneficiari, ad oggi il ciclo di formazione per gli assistenti familiari non è partito. Tra le giustificazione addotte c’è la richiesta di proroga all’assessorato regionale da parte degli stessi enti di formazione. La mancata attivazione dei corsi di formazione comporta un grave pregiudizio formativo per i caregiver familiari. È davvero grave che una misura che ha come obiettivo il miglioramento dei servizi di assistenza alla persone non autosufficienti venga tenuta nel limbo». La deputata ricorda che l’Avviso 20 «aveva stabilito che gli enti di formazione beneficiari, a pena di revoca del finanziamento, disponevano di 30 giorni dalla notifica della concessione del contributo economico per avviare i corsi. Ci attendiamo - conclude - che venga posta fine a questa assurda vicenda e che il governo Schifani si attivi per garantire la piena attuazione dell’Avviso n. 20 per gli assistenti familiari».