il sindaco dei record
Titti Bufardeci: «Serve ripartire da orgoglio ed entusiasmo»
Sotto la sua gestione Siracusa ha ottenuto i risultati migliori in termini di qualità della vita
Non saprei dire quali specifiche valutazioni abbiano classificato la Siracusa di quando io ero sindaco come la “migliore della storia”, mentre l’odierna viene dipinta come la “peggiore”; né allo stesso modo ritengo che il sindaco Italia o chi ha amministrato dopo di me non si sia impegnato abbastanza.
Una classifica è uno strumento utile, ma rimane pur sempre una rappresentazione parziale della realtà.
Detto ciò, dopo ormai diciotto anni da quando ho lasciato Palazzo Vermexio, posso provare a individuare alcuni elementi che, forse, segnano una differenza rispetto a quel periodo.
Non parlo di miracoli amministrativi o nostalgie: parlo dell’atmosfera collettiva, di ciò che una città sente e trasmette. All’epoca c’erano entusiasmo e orgoglio.
Il riconoscimento UNESCO dava una spinta forte, non solo alle istituzioni, ma all’intera comunità. C’era una sensibilità particolare verso il turismo: un turismo cercato, selezionato, rispettoso del valore culturale e storico di Siracusa.
Non si pensava alla città come a un museo, ma nemmeno come a una discoteca. Siracusa non è fatta per un turismo “mordi e fuggi”, né per imprenditori che modellano l’offerta sulla logica del consumo veloce.
Oggi, di fronte a indicatori che ci vedono scivolare nelle ultime posizioni per qualità della vita, credo serva recuperare proprio quei due sentimenti: entusiasmo e orgoglio.
Nessuna amministrazione, da sola, può invertire la rotta se la città non partecipa. E nessuna città può crescere se non sente di avere un ruolo, un compito, una responsabilità.
Serve un patto tra amministrazione e cittadini. Un impegno condiviso che parta dai servizi, dalla vivibilità, dal decoro, dalla cura degli spazi pubblici, ma anche dalla consapevolezza che il progresso di Siracusa è nelle mani di tutti.
I numeri non definiscono una comunità, ma possono segnalarne i nodi irrisolti. Sta a noi trasformarli in occasione per ritrovare una direzione comune.
Se vogliamo che Siracusa torni a essere una città che attrae per qualità, storia e identità, dobbiamo ripartire da qui: dalla responsabilità reciproca, dal senso di appartenenza, dalla capacità di credere che migliorare sia possibile. Perché lo è. E perché Siracusa lo merita.
definiscono una comunità, ma possono segnalarne i nodi irrisolti. Sta a noi trasformarli in occasione per ritrovare una direzione comune. Se vogliamo che Siracusa torni a essere una città che attrae per qualità, storia e identità, dobbiamo ripartire da qui: dalla responsabilità reciproca, dal senso di appartenenza, dalla capacità di credere che migliorare sia possibile. Perché lo è. E perché Siracusa lo merita.
Titti Bufardeci