7 dicembre 2025 - Aggiornato alle 15:52
×

Scandali in tv

A Report il giallo della collana in dono all’assessora meloniana Amata e le altre “collette” di Cannata

Gli intrecci di corruzione, favoritismi e collette che scuotono Fratelli d'Italia

Mario Barresi

07 Dicembre 2025, 09:12

A Report il giallo della collana in dono all’assessora meloniana Amata e le altre “collette” di Cannata

Collane e collette. E tanti coltelli. Che fa rima con Fratelli. D’Italia, ma soprattutto di Sicilia.

La cronaca giudiziaria c’entra fino a un certo punto: in Sicilia sono soprattutto le crepe etiche e morali a imbarazzare Giorgia Meloni. A partire da un regalino che riguarda il turismo.

Nulla a che fare con le borse Hermès (tarocche) regalate dalla ministra Daniela Santanchè a Francesca Pascale, allora prediletta del Cav. Il cadeau, o presunto tale, stavolta non è in uscita, ma in entrata. Una croce d’oro intarsiata di rubini. A sfoggiarla, in diverse occasioni ufficiali, è l’assessora regionale Elvira Amata.

Un dono che profuma di Perla dello Jonio. Per gli orafi della rinomata gioielleria, la “Alvaro e Correnti” di Taormina. Ma anche per chi l’avrebbe pagata: Antonella Ferrara, anima del Taobuk. «Non mi risulta, ma se anche fosse non credo che ci sarebbe niente di male», taglia corto l’organizzatrice di uno degli eventi più prestigiosi dell’offerta culturale siciliana.

Una manifestazione per forza di cose bisognosa di fondi, che la Regione non ha mai fatto mancare, nemmeno da quando c’è Amata al Turismo: dai 145mila euro del 2023 (l’anno in cui la collana appare nelle prime foto ufficiali) fino ai 900mila liquidati quest’anno alla Fondazione Taormina Arte «da destinare in pari quota per il potenziamento e la valorizzazione» del Festival del Cinema e di Taobuk.

C’è anche il giallo della collana nella puntata che stasera Report dedica agli intrighi di FdI in Sicilia. Il prezzo del gioiello è di circa mille euro.

Per Ferrara era un «grazie per avermi dato questa opportunità», racconta all’inviata Giulia Presutti una fonte anonima, che cita un colloquio con l’assessora. Alla quale qualcuno, a un certo punto, avrebbe consigliato di non mostrare più quel regalo «rischioso», che le sarebbe stato consegnato alla sua festa di compleanno, il 2 ottobre 2023. Amata, che ha da poco ricevuto la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione dai pm di Palermo, non fornisce spiegazioni sul caso della collana.

Ovviamente il programma di Sigfrido Ranucci approfondisce anche l’indagine gemella della Procura di Palermo, che ha chiesto il processo anche per il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, per corruzione e peculato.

Entrambi i filoni hanno una matrice comune: il fascicolo (di recente archiviato) sul caso Cannes, svelato all’inizio del 2023 da La Sicilia: dall’assessorato al Turismo 3,7 milioni, senza gara, alla Absolute Blu per un evento al Festival del Cinema, su cui è ancora pendente un procedimento alla Corte dei conti.

L’anello di congiunzione fra le «spese allegre» sulla Croisette («Il presidente Schifani non s’è mai degnato nemmeno di vedere cos’era», accusa l’ex assessore Manlio Messina) e la presunta corruzione su fondi dell’Ars è Sabrina De Capitani: portavoce di Galvagno fino allo scoppio dell’inchiesta, ma già consulente della società lussemburghese all’epoca dei progetti per Cannes.

Ma oltre a De Capitani, che condivide il destino processuale col suo ex datore di lavoro, è soprattutto un’altra donna a mettere nei guai i Fratelli di Sicilia: Marianna Amato, segnalata dai maschi alfa del partito per incarichi e consulenze. «È la cocca di La Russa, ma la cocca cocca...», racconta proprio De Capitani in un’intercettazione agli atti del processo. Report raccoglie la secca smentita dell’interessato: «Io non l’ho mai raccomandata», giura davanti alle telecamere. Ignazio La Russa ammette però di averla incrociata a Palazzo Madama, dove sarebbe arrivata come pr del pasticcere siciliano Nicola Fiasconaro che «ha offerto i panettoni ai senatori». Peccato che lo stesso Fiasconaro fornisca una versione alquanto diversa, ovvero che «la signora Amato e il presidente del Senato si conoscevano da abbastanza tempo prima» e che lei ha sempre avuto un rapporto con «il governo e queste persone importanti delle istituzioni».

I riflettori televisivi sono puntati soprattutto sulla guerra fra le bande dei meloniani di Sicilia. Evidentemente, però, ce n’è una che è riuscita a prevalere sull’altra. Da un lato, dopo lo scandalo dei fondi alle associazioni di suoi familiari, l’uscita di scena del deputato regionale Carlo Auteri (che parla di «killeraggio stabilito da chi decide di buttarti fuori dal partito») e del suo sponsor Messina che a Report consegna un’amara confessione: «Davo fastidio, perché stavo crescendo troppo, perché non sono uno che sta zitto e andava ammazzato».

D’altro lato, però, un destino diverso viene riservato alla controparte. Luca Cannata, deputato nazionale, combatte la guerra contro Auteri usando le stesse armi del dossieraggio, ma resta immacolato dentro il partito. Nonostante l’altro caso sollevato da La Sicilia: le somme (da 250 a 550 euro fissi, una volta al mese, e preferibilmente in contanti) chieste da Cannata ad assessori e consiglieri del suo movimento all’epoca in cui era sindaco di Avola. «Anche io a Firenze chiedo agli amministratori locali un contributo per il partito. Le collette le facevo anch’io quand’ero scout», la pubblica difesa di Giovanni Donzelli. Lo stesso responsabile nazionale dell’organizzazione di Fdi, a detta di Messina, «massacra Auteri dicendogli che è un ladro, che ha rubato soldi».

Pure Cannata si difende davanti alle telecamere di Report, ammettendo di essere stato in corsa per un ruolo di coordinatore regionale di FdI e che «questa operazione è fatta su di me proprio perché volevano fregarmi».

La Procura di Siracusa ha smentito l’articolo in cui il nostro giornale rivelava che Cannata sarebbe indagato per le “collette”. Il fascicolo è aperto e va avanti. E magari i pm, guardando stasera la tv, potrebbero avere qualche spunto di lavoro in più. Oltre agli ex amministratori avolesi “pentiti”, infatti, c’è un’altra persona che testimonia la richiesta di fondi da parte di Cannata. Si tratta di un avvocato, segnalato a un ente pubblico per prestazioni professionali. «Hai visto che sono arrivati gli incarichi? Mi sembra giusto che tu contribuisca alle spese della campagna elettorale», gli avrebbe detto l’ex sindaco di Avola. Che ha trascorsi forzisti e un forte legame giovanile con Marcello Dell’Utri, che nel 2007 lo piazzò nel gotha dei “circoli del buongoverno” di berlusconiana memoria. Un maestro d’eccezione, prima dell’approdo in Fratelli d’Italia.