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Cavadonna

Il silenzio che grida: detenuti in protesta contro le restrizioni di Natale

A innescare la mobilitazione è la circolare che elimina la socialità natalizia e vieta alcuni cibi provenienti dall’esterno, misure considerate eccessive

08 Dicembre 2025, 10:02

Il silenzio che grida: detenuti in protesta contro le restrizioni di Natale

Da una decina di giorni è in corso alla casa circondariale di Cavadonna una protesta silenziosa dei detenuti. Non si presentano alle lezioni, non preparano i pasti per manifestare il proprio dissenso nei confronti della circolare che vieta di trascorrere in socialità il Natale, e vieta alcuni cibi introdotti da fuori.

Intanto, il sovraffollamento di detenuti, la carenza di agenti di polizia penitenziaria e nell'assistenza sanitaria, sono al centro di una relazione del garante dei detenuti all'amministrazione comunale.

«Questo modesto contributo – spiega Giovanni Villari - intende fornire un’analisi sistematica delle principali disfunzioni del apparato penitenziario siracusano, frutto di considerazioni e valutazioni basate su esperienze dirette e visite in campo».

Il garante parte dal presupposto che vi sia una «frammentazione tra le varie funzioni operative», cioè alla separazione non coordinata dei compiti svolti da agenti, educatori, operatori sanitari, amministrativi, volontari e altre figure che a vario titolo operano all’interno dell’istituzione penitenziaria.

Per Villari: «Questo scollamento genera una perdita di efficacia. Le azioni si sovrappongono o si contraddicono; le informazioni non circolano; i tempi di risposta si allungano e le risorse, già, scarse, vengono disperse. Di conseguenza, la stanchezza fisica e psicologica si diffonde tra il personale non tardando a manifestarsi. Infatti, oltre ai suicidi tra i detenuti, ci sono stati atti estremi anche tra gli agenti e i funzionari giuridico-pedagogici».

Tutto questo si riflette sulla qualità dell’assistenza sanitaria offerta ai detenuti.

«La scarsità di presidi sanitari e strutture adeguate – dice Villari - unita alla limitata disponibilità di personale medico-infermieristico, accentua le difficoltà di gestione delle patologie fisiche e mentali dei reclusi. Condizioni ambientali sfavorevoli – purtroppo, in alcune sezioni persiste ancora (sebbene attenuata) la fastidiosa presenza di insetti parassitari - il che accentua la sensazione di abbandono e aggravano ulteriormente il quadro clinico, generando angoscia, rabbia e frustrazione».

E non è tutto: «C’è un disagio di cui poco si parla: quando un detenuto viene trasferito, la sua cartella clinica, che dovrebbe seguirlo durante la traduzione, a volte è irreperibile o arriva con mesi di ritardo. Questa eventualità rallenta le terapie e crea vuoti nella continuità assistenziale».

Per fare fronte a tali problematiche, il garante Villari suggerisce di «implementare un modello di gestione integrata che garantisca il coordinamento tra tutte le funzioni operative; potenziare le strutture e il personale sanitario all’interno dell'istituto penitenziario; sviluppare programmi di rieducazione e reinserimento sociale efficaci e duraturi; promuovere campagne di sensibilizzazione volte a colmare il divario tra la realtà carceraria e la percezione della società civile».