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il report

L'avanzata sotterranea della corruzione, in Sicilia otto i politici indagati

L’allarme di Libera che ha censito le inchieste sulla corruzione dal primo gennaio al primo dicembre 2025

Francesca Aglieri Rinella

08 Dicembre 2025, 18:23

 L'avanzata sotterranea della corruzione, in Sicilia otto i politici indagati

mazzette

L’avanzata sotterranea e senza freni della corruzione in Italia è fotografata da Libera nel dossier “Italia sotto mazzetta”, diffuso alla vigilia della Giornata internazionale della lotta alla corruzione del 9 dicembre. Tra il 1° gennaio e il 1° dicembre 2025 sono state censite 96 inchieste, una media di otto al mese, con il coinvolgimento di 49 procure in 15 regioni e 1.028 persone iscritte nel registro degli indagati: quasi il doppio rispetto alle 588 dello scorso anno.

La distribuzione territoriale vede il Mezzogiorno con le Isole in testa con 48 indagini, seguito dal Centro (25) e dal Nord (23). La Campania è “maglia nera” con 219 indagati, davanti a Calabria (141) e Puglia (110). In area settentrionale, la Liguria risulta la regione con il maggior numero di indagati (82), seguita dal Piemonte (80).

Le condotte corruttive spaziano dalle mazzette per ottenere false attestazioni di residenza ai fini della cittadinanza o certificati di morte fasulli, fino alle tangenti per pilotare appalti nella sanità, nella gestione dei rifiuti e nelle opere pubbliche, per la concessione di licenze edilizie e l’affidamento dei servizi di refezione scolastica.

Rilevati anche scambi di favori per concorsi universitari truccati, episodi di scambio politico-elettorale e indagini su grandi opere con la presenza di clan mafiosi. Da Torino a Milano, da Bari a Palermo, passando per Genova e Roma, fino a centri di provincia come Latina, Prato e Avellino, nel corso del 2025 si registra un vero e proprio allarme tangenti.

Il fenomeno vede il coinvolgimento di circa un migliaio tra amministratori, politici (53), funzionari, manager, imprenditori, professionisti e appartenenti alla criminalità organizzata.

Dall’analisi delle inchieste, tutte ancora in corso e dunque prive di un accertamento definitivo delle responsabilità individuali, emerge una corruzione “solidamente” regolata, spesso ancora sistemica e organizzata, nella quale, a seconda dei contesti, il ruolo di garante del rispetto delle “regole del gioco” è ricoperto da attori differenti.

Tra i 53 politici indagati (sindaci, consiglieri regionali e comunali, assessori), pari al 5,5% del totale, 24 sono primi cittadini, quasi la metà. La concentrazione maggiore di esponenti politici coinvolti si registra in Campania e Puglia (13 ciascuna), seguite dalla Sicilia (8) e dalla Lombardia (6).

“Si tratta di un quadro sicuramente parziale, per quanto significativo, di una realtà più ampia sfuggente. Oggi - rileva Libera - il ricorso alla corruzione sembra diventare sempre più una componente ‘normale’ e accettabile della carriera politica e imprenditoriale. Una strategia spesso vincente, che avvantaggiando i disonesti induce una ‘selezione dei peggiori’ e per questa via degrada in modo invisibile la qualità della vita quotidiana, dei servizi pubblici, della pratica democratica”.