Il caso
Il padrino catanese è malato, la Cassazione: rivalutare l'istanza di sospensione della pena
Gli ermellini annullano la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano che ha rigettato l’istanza dell’esponente di primissimo piano del clan Santapaola. Le carte tornano indietro per una nuova udienza
Può rimanere in carcere dove è adeguatamente assistito. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha rigettato l’istanza di sospensione della pena per motivi di salute o, in subordine, la detenzione domiciliare, presentata dall’avvocato Antonino Napoli (foro di Reggio Calabria) per conto di Antonio Tomaselli, capo della famiglia di Cosa nostra catanese fino al 2017. Ma ora la Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del penalista ritenendolo fondato e ha rispedito a Milano le carte per una nuova valutazione della richiesta.
Gli ermellini ritengono che il «percorso argomentativo» dell’ordinanza del tribunale milanese impugnata dalla difesa del boss catanese «sia del tutto inadeguato rispetto alla conclusione cui approda». La Cassazione ritiene la decisione carente negli «obiettivi supporti medico-scientifici, che il Tribunale avrebbe potuto acquisire ricorrendo eventualmente allo strumento peritale». «Le carenze e incoerenze valutative hanno inficiato il bilanciamento del diritto del condannato a ricevere le più appropriate cure mediche in ambiente extra murario con le istanze sociali correlate alla pericolosità del detenuto», argomenta ancora la Cassazione.
I giudici di sorveglianza di Milano hanno basato il rigetto del differimento della pena anche sull’attualità della pericolosità sociale di Tomaselli, che emerge dalle relazioni della Dda di Catania e Caltanissetta. Ma per la Suprema Corte vanno rimesse sul tavolo le carte. Carte che quindi tornano a Milano: il tribunale di sorveglianza quindi dovrà tornare ad analizzare l’istanza dell’avvocato Napoli. È lo stesso penalista che ha seguito il caso di Ernesto Fazzalari, boss della ’Ndrangheta ritenuto fino al 2016, anno della sua cattura, il secondo latitante più pericoloso d’Italia. Fazzalari è stato posto ai domiciliari per motivi di salute lo scorso gennaio.
Ma torniamo a Catania. Tomaselli, detto «penna bianca» o «capelli bianchi», è attualmente detenuto al carcere di Opera (a Milano) in regime di 41bis. Il delfino degli Ercolano è stato condannato in più processi per mafia ed estorsione fra Catania e Caltanissetta. Tomaselli ha preso le redini della famiglia catanese di Cosa Nostra dopo i fermi dell’operazione Kronos nel 2016. Nelle sue mani è finita la carta delle estorsioni. E inoltre partecipa ai summit con gli altri alleati mafiosi, soprattutto con i Nardo di Lentini. La sua reggenza non dura molto: nel novembre del 2017 i carabinieri del Ros lo hanno arrestato nell’ambito del blitz Chaos.
Una delle intercettazioni più emblematiche che hanno visto protagonista Tomaselli è quella che fa riferimento a un periodo di forti tensioni all’interno di Cosa Nostra. Il boss al suo interlocutore ha ricordato che i «Santapaola per mettere ordine sono arrivati anche ad ammazzare un altro Santapaola». Chiaro il riferimento ad Angelo Santapaola, ammazzato per volere del suo stesso cugino nel 2007.
Questa è la legge dei cosiddetti uomini d’onore.