La sentenza
Tribunale di Marsala condanna a 15 anni il medico di Matteo Messina Denaro
Confermate le accuse di concorso esterno e falso ideologico per prescrizioni a nome dell'alias Andrea Bonafede, tra messaggi WhatsApp, certificati contraddittori e la difesa che parla di errore indotto
Il Tribunale di Marsala ha condannato Alfonso Tumbarello a 15 anni di detenzione.
Pesante la sentenza del tribunale che ha sposato quasi integralmente la richiesta dell'accusa della procura di Palermo. Per il medico di famiglia di Matteo Messina Denaro, il pubblico ministero, Gianluca De Leo, a fine ottobre aveva chiesto una condanna a 18 anni.
Il medico di base di Campobello di Mazara era stato arrestato il 7 febbraio 2024, meno di un mese dopo la cattura del boss di Castelvetrano (il 16 gennaio), con l’accusa di concorso esterno e falso ideologico per avere “personalmente visitato” l'ex primula rossa, all’epoca latitante, e avere firmato 147 richieste di visite specialistiche e di farmaci a nome di Andrea Bonafede, l’identità usata dal boss nei due anni precedenti al suo arresto. Era stato poi scarcerato dopo 5 mesi per raggiunti limiti di età: ha appena compiuto 73 anni. Il processo, durato quasi due anni (la prima udienza è stata a dicembre del 2023) sembrava già alle battute finali lo scorso maggio, ma a sorpresa il presidente del Tribunale di Marsala, Vito Marcello Saladino, aveva chiesto una nuova perizia.
Il focus durante il dibattimento è stato stabilire se Tumbarello fosse o meno consapevole che le prescrizioni fatte fossero destinate al boss di Castelvetrano. Secondo la tesi difensiva, sostenuta dagli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo, le prescrizioni erano fatte a distanza perché Bonafede intendeva evitare lo studio del medico dove avrebbe potuto incontrare altri familiari ai quali voleva tenere nascosto il suo stato di salute. Tesi contestata dalla procura che durante il processo ha presentato due documenti: un certificato medico che consentiva l'accesso alle strutture sportive per Bonafede, datato 7 luglio 2021, poco dopo avere emesso un certificato medico per il ricovero in day service per una seduta di chemioterapia. “Incompatibile il contenuto di questo documento con le condizioni di salute di Messina Denaro Matteo con il nome di Bonafede“, ha detto il pm De Leo durante la requisitoria. Questo è stato uno dei punti più controversi durante il dibattimento. Un altro è stata la prescrizione del Tavor, il giorno prima della risonanza magnetica del boss. Prova, anche questa, secondo l'accusa, che Tumbarello stesse facendo delle prescrizioni per due soggetti diversi, essendo a conoscenza che una parte delle prescrizioni fosse destinata a Messina Denaro. La Difesa ha invece sostenuto la tesi dell'“errore determinato dall'altrui inganno”, affermando che il medico si è limitato a trascrivere prescrizioni specialistiche provenienti dalla clinica La Maddalena e che il mancato contatto diretto era giustificato dalla richiesta di riservatezza del paziente. Un altro passaggio ha riguardato lo scambio di messaggi tra il medico e Andrea Bonafede: Tumbarello aveva dichiarato di non aver avuto contatti con Bonafede ma le indagini hanno svelato uno scambio di messaggi WhatsApp e di chiamate. L'accusa ha anche citato un episodio del 2004, quando Tumbarello fece da tramite per un incontro nel suo studio tra l'ex sindaco, Antonio Vaccarino, e il fratello di Messina Denaro, Salvatore.
Il Tribunale di Marsala ha dato ragione alla procura di Palermo, guidata da Maurizio De Lucia, che incassa la prima pesante condanna per il sostegno dato al boss latitante, morto il 25 settembre del 2023.