La sentenza
Il caporale siracusano Tony Drago morto in caserma. La Corte europea dei diritti dell'uomo condanna l'Italia: «Indagini inefficaci»
Il 5 luglio 2014 il corpo del militare venne trovato alla Sabatini di Roma. Alla madre fu detto che si era trattato di un suicidio. Oggi lei dice: «Mio figlio fu barbaramente ucciso»
Un'indagine che non ha portato a risultati «effettivi» e che ha violato «il diritto alla vita del caporale siracusano Tony Drago», deceduto il 5 luglio 2014 nella caserma Sabatini di Roma. Il caso fu archiviato nel 2019 dopo una lunga battaglia giudiziaria, con un incidente probatorio e una consulenza tecnica che per la famiglia documentavano in maniera netta che il militare fu barbaramente ucciso. Ora la Corte Europea per i diritti dell'uomo ha stabilito che qualcosa è mancato nelle indagini espletate dalla procura di Roma. E l'Italia, quindi, va condannata.
La madre Rosaria Intranuovo, assistita dall'avvocato Dario Riccioli, ha presentato un ricorso per denunciare violazioni di diritti umani e inefficacia delle indagini dal momento che diversi elementi raccolti, a parere della madre, avrebbero indicato un possibile omicidio e che il caso fu archiviato dal gip del Tribunale di Roma per inidoneità delle prove.
La Corte, con una lunga sentenza pubblicata oggi, ha ritenuto che «l'indagine sulla morte di Tony Drago sia stata inefficace e che le autorità italiane non abbiano sufficientemente adempiuto all'onere della prova, che imponeva loro di fornire una spiegazione soddisfacente e convincente riguardo alle circostanze della morte». La Cedu, quindi, contesta alle autorità investigative italiane di «non avere adottato misure ragionevoli e sufficienti per acquisire le prove rilevanti, e di non avere adeguatamente accertato i fatti». Lo Stato italiano dovrà versare alla madre del militare 42mila euro a titolo di risarcimento del danno morale.
«È solo un primo riconoscimento. Abbiamo da sempre detto che mio figlio non si è suicidato», ha commentato la mamma di Tony. «Non ho mai creduto al suicidio - ha detto Intranuovo - da quando alle 8,05 del 6 luglio mi arrivò la telefonata che mio figlio si era suicidato. Siamo stati boicottati. Da sempre. Ma la perizia ha dimostrato scientificamente che mio figlio non si era lanciato dalla finestra della palazzina. Un omicidio senza colpevole. Aveva compiuto 25 anni il 23 giugno era stato qui con noi a festeggiare. Era militare da un anno. Aveva firmato per restare volontario un altro anno. A distanza di undici anni - ha continuato - ho capito tante cose, in quella caserma allora, e anche adesso, non c'era un buon clima. Ancora adesso usano il nome di mio figlio con i nuovi arrivati per fargli capire che lui era un debole e per questo si è suicidato. Le indagini non sono state fatte a dovere».
«Sono ovviamente molto soddisfatto della decisione assunta dalla Cedu. Attenderò di leggere le motivazioni per esteso. Mi preme ricordare che non si tratta di una decisione definitiva, essendo possibile ricorrere avverso questa decisione, entro tre mesi dal deposito della motivazione, con ricorso alla Gran Camera. Vedremo, anche, cosa farà lo Stato Italiano», ha commentato l'avvocato Riccioli.
Da quello che è emerso dalla perizia, Tony Drago sarebbe stato vittima di un'aggressione. Il caporale sarebbe stato costretto a fare le flessioni con le dita e poi sarebbe stato colpito alle costole e infine gli sarebbe stato inferto un colpo alla testa risultato fatale. Una goccia di sangue trovata sul corpo del giovane per i familiari sarebbe stata la prova di quell'aggressione. Il gip di Roma, invece, decise, accogliendo la tesi della procura capitolina, che non ci sarebbero stati elementi sufficienti per affrontare un processo. La Cedu, però, ritiene che le indagini esperite non siano state efficaci. E quindi lacunose.