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Il caso

Aretusacque, ricorso sul depuratore: scoppia il caso-politico. «Inganno ai cittadini»

Il Forum per l’Acqua pubblica denuncia opacità e “mancata trasparenza”, mentre il sindaco Di Mare parla di “fatto grave” e respinge il conflitto di ruolo del Comune

12 Dicembre 2025, 07:50

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Aretusacque, ricorso sul depuratore: scoppia il caso-politico. «Inganno ai cittadini»

Di “inganno nei confronti dei cittadini” parla il Forum provinciale per l’Acqua pubblica. Ma pure il sindaco di Augusta, Giuseppe Di Mare non ci va giù morbido: «Il comitato di sorveglianza, per il suo ruolo, vigila, quindi dev’essere informato: se non l’hanno fatto è grave».

Il bubbone è scoppiato, non si può più nascondere. L’evento clamoroso dell’impugnazione, da parte di Aretusacquesocietà mista per la gestione del servizio idrico: 51% i Comuni, 49% Acea-Cogen – del bando di gara per la realizzazione del depuratore di Augusta, porta con sé diversi aspetti dirompenti. Quello politico è che a decidere del ricorso sia stata la parte privata della società, come ammesso dallo stesso Comitato di Sorveglianza (Cds), organo che nella governance rappresenta la parte pubblica della società.

In pratica, alla prima uscita, neanche il tempo di costituirsi e prima ancora di firmare la convenzione che la renderà operativa, la società mista che tanto ha fatto discutere sulla bontà di un modello di gestione dell’acqua che non fosse interamente pubblico, ha rivelato l’impalpabilità della parte rappresentativa degli enti locali.

«Non sono affatto sorpreso dall’intraprendenza dei privati e dall’interesse per il grosso appalto per la costruzione del depuratore di Augusta – dice il responsabile del Forum Acqua pubblica Alessandro Acquaviva -. Il Forum ha sempre ribadito che la formula mista della gestione idrica è una privatizzazione malcelata del bene comune». L’ipotesi che manchi anche un atto deliberativo che abbia sancito il ricorso, né del Comitato di Gestione (i privati), né di quello di Sorveglianza, fa dire a Acquaviva: «Non c'è trasparenza amministrava e gestionale: non c’è una pubblicizzazione degli atti, che è un obbligo di legge. Non c’è un sito dove poter consultare neanche le delibere di costituzione della società e degli organismi».

Acquaviva ha chiesto, senza esito, a mezzo Pec, di ricevere gli atti: «Teoricamente, in quanto candidato al consiglio di Sorveglianza, avrei potuto fare ricorso con la procedura di nomina del collegio. In questo modo mi è stato negato un diritto sancito dal codice». Il paradosso: «Il gruppo di gestione della Sai8 – prosegue Acquaviva -, che ho sempre contestato, era nei fatti più trasparente e democratico di questa nuova società. Se io fossi un componente del comitato di Sorveglianza di Aretusacque prenderei carta e penna e scriverei una lettera di scuse ai cittadini per “l’inganno” di cui tutti, compresi loro, siamo vittime». Un Forum si riunirà apposta.

Particolare in questa vicenda la posizione del Comune di Augusta, che si troverebbe suo malgrado in contraddizione: da una parte, in quanto socio di Aretusacque, ricorrente; dall’altra resistente (si è costituito in giudizio come controinteressato). Il sindaco rifiuta questa lettura: «Aretusacque ha un comitato di Gestione retto dai privati e un comitato di Sorveglianza retto dalla parte pubblica: il ricorso è una scelta del primo, e quindi dei privati. Legittime le ambizioni, per carità, sarà un giudice a stabilire chi dovrà realizzare l’opera, quello che posso dire, oltre a auspicare che il depuratore venga realizzato da chiunque, basta che lo si faccia, è che mi sembra strano che in assenza della convenzione firmata si rivendichino pretese». La convenzione è quella tra Aretusacque e Ati idrico, senza la quale la società non è operativa. Poi il sindaco spiega la decisione di costituirsi in giudizio: «C’è un percorso che è iniziato con il commissario, che riteniamo più lineare. La premessa è che a noi interessa che si faccia il depuratore, chi lo fa ci interessa relativamente, detto ciò ci sembra strano che Aretusacque faccia queste richieste in assenza di una convenzione firmata. Non è titolata, a mio giudizio».