L'appello
Tribunale di Caltagirone, i 35 precari sperano nell’assunzione
Reclutati con fondi Pnrr, chiedono la stabilizzazione: "Abbiamo fatto una scelta di vita, speriamo di non essere delusi"
Svolgono un ruolo sempre più importante all’interno della “macchina” della giustizia, specie in un tribunale piccolo come quello di Caltagirone, soggetto a gravi carenze nell’organico dei magistrati per i frequenti trasferimenti che lasciano sguarniti molti dei posti. Eppure i precari reclutati con risorse del Pnrr - a Caltagirone 35 in tutto: 28 funzionari addetti all’ufficio per il processo, 6 operatori data entry e un tecnico di amministrazione - dal 30 giugno 2026 (data di scadenza dei loro contratti a tempo determinato) rischiano di rimanere con un pugno di mosche in mano, dopo avere rinunciato ad altre prospettive lavorative e di vita e avere investito con determinazione su questo territorio.
I 35, insieme ai loro colleghi di tutta Italia (in tutto 12mila), sono protagonisti di una “battaglia” per l’assunzione in pianta stabile. Chiedono, infatti, al governo nazionale, come indicato in un documento, «l’avvio, con urgenza, di un percorso di stabilizzazione attraverso cui si riconosca il lavoro che svolgiamo come componente indispensabile per l’efficiente amministrazione della giustizia».
Dietro le loro rivendicazioni ci sono volti, speranze, scelte spesso difficili. E famiglie che trepidano per il futuro. «Ho svolto la libera professione di avvocato per 20 anni a Palermo - sottolinea Antonella Sidoti - trasferendomi per ragioni familiari a Caltagirone, ho fatto una scelta di vita, che spero non venga delusa. Tutti noi, con il nostro lavoro, concorriamo in maniera decisiva all’abbattimento di un arretrato notevole». «Facevo l’avvocata - afferma Jessica Ciardo - e ho dovuto sospendermi dall’albo. In un tribunale piccolo come questo, tutti noi forniamo un apporto pregnante per evitare la paralisi dell’attività giurisdizionale».
I 35 precari del Pnrr incassano la solidarietà piena del presidente del Tribunale, Vincenzo Panebianco («Ognuno di loro è essenziale per il mantenimento dei livelli di efficienza raggiunti»), ma anche la vicinanza del presidente dell’Ordine degli avvocati, Giovanni Russo, e del presidente della Camera penale, Luca Fosco.