le indagini
Il pizzo arriva con la videochiamata dal carcere: la ditta di Catania denuncia, tre denunciati
La società Cosedil è impegnata a Messina nel risanamento del quartiere Fondo Fucile
Carcere generico
Una videochiamata dal carcere, un volto che appare sullo schermo e una cifra pronunciata con tono minaccioso: 250 mila euro. È così che l’impresa di Catania Cosedil, impegnata nei lavori di risanamento del quartiere Fondo Fucile, si è ritrovata al centro di un tentativo di estorsione che sembra uscito da un film, ma che invece è cronaca nera di questi giorni a Messina.
Tutto comincia al cantiere di via Socrate, dove un primo contatto lascia intendere che qualcuno vuole “mettere le mani” sui lavori. Ma la pressione non si ferma lì: le minacce continuano a distanza, attraverso videochiamate partite da celle di Palermo e Agrigento. Nonostante fossero già detenuti per altri reati, due uomini riescono a procurarsi telefoni cellulari e a usarli per intimare il pagamento. “Se non pagate, il cantiere salta in aria”, sarebbe stato l’avvertimento. A fare da tramite, un terzo indagato, mentre un minorenne viene incaricato di recapitare il messaggio estorsivo, quasi a sottolineare la rete di complicità che si muove attorno alla vicenda.
La risposta dell’impresa, però, è immediata e ferma: la denuncia ai carabinieri. Da lì parte l’intervento del Nucleo investigativo, che riesce a bloccare il tentativo e a ricostruire i tasselli di questa storia. Tre messinesi finiscono iscritti nel registro degli indagati per tentata estorsione, mentre la Procura coordina un’inchiesta che getta luce su un fenomeno inquietante: la capacità di alcuni detenuti di continuare a esercitare pressioni e minacce anche da dietro le sbarre.
La vicenda di Fondo Fucile non è solo un episodio di cronaca giudiziaria. È il segnale di quanto fragile possa essere il confine tra legalità e illegalità nei cantieri, luoghi che dovrebbero rappresentare il futuro e la rinascita di un quartiere ma che rischiano di diventare terreno di scontro e intimidazione. In questo caso, la prontezza della denuncia e l’intervento delle forze dell'ordine hanno evitato il peggio. Ma resta l’immagine forte e inquietante di una minaccia che viaggia attraverso lo schermo di un telefono, oltre le mura di un carcere, fino a insinuarsi nel cuore di una città che cerca di risanarsi.