Rimini
Delitto Paganelli, la testimonianza shock della nipote di Pierina sulla madre Manuela e Louis Dassilva
La relazione tra la Bianchi e l'imputato è ritenuta dalla procura il movente dell'omicidio
Si guardavano come «persone complici» come due «amanti». Lo ha detto Giorgia Saponi, nipote di Pierina Paganelli, parlando di una gita al mare con la mamma Manuela Bianchi e la coppia di vicini di casa, Valeria Bartolucci e Louis Dassilva. Giorgia Saponi ha testimoniato in Corte d’assise per l’omicidio della nonna, avvenuto a Rimini il 3 ottobre 2023, nel processo a carico di Louis Dassilva.
Le «persone complici» a cui la ragazza si riferisce sono la mamma, la nuora di Pierina, Manuela Bianchi e l’imputato, legati da una relazione sentimentale. Tale relazione sarebbe inoltre il movente secondo il pubblico ministero, Daniele Paci, dell’omicidio della 78enne testimone di Geova. Chiamata come teste dalla Procura, Giorgia è anche l’alibi per la notte dell’omicidio della mamma Manuela e dello zio Loris Bianchi.
Nel corso della deposizione di Giorgia Saponi sono stati ricostruiti i mesi precedenti all’omicidio dell’anziana e i sospetti che la ragazza nutriva sulla relazione della mamma con il vicino di casa Dassilva. «Mia mamma mi diceva che quando Louis la vedeva dal balcone arrivare con l’auto, si faceva trovare di sotto».
Alla ragazza il pm Daniele Paci ha poi chiesto se la nonna Pierina le avesse mai confidato di avere un ammiratore segreto. "Ero piccola e mi raccontò di un bigliettino nella posta, la mise sul ridere». Un uomo, l’ammiratore di Pierina che come hanno dimostrato le indagini è deceduto prima del 3 ottobre 2023.
«Pierina era la mia seconda mamma», ha detto ad un certo punto la testimone. «L'ultimo messaggio che ho avuto con lei è stato la sera dell’omicidio, che dissi che non sarei andata all’adunanza dei testimoni di Geova». Importante la testimonianza di Giorgia Saponi anche per ricostruire se e in quale momento l’imputato Dassilva apprese che Pierina Paganelli sarebbe andata da sola, e non con la nipote, all’adunanza. Su tale circostanza si sono concentrate le domande della parte civile, rappresentata dagli avvocati Monica e Marco Lunedei e Andrea Scifo.
Secondo la Procura in quel momento l’imputato apprende che Pierina sarebbe rientrata da sola perché Giorgia lo disse alla mamma Manuela mentre Dassilva e Loris Bianchi si trovavano sul balcone dell’appartamento. I difensori dell’imputato Dassilva, gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, hanno chiesto alla testimone di ricostruire i momenti della ragazza la sera dell’omicidio della nonna. Giorgia, non essendo andata all’adunanza con la nonna, era rimasta a casa con la mamma Manuela e lo zio, rimanendo con i due anche nei momenti in cui Pierina veniva uccisa alle 22.13. Obiettivo del controesame è stata l’attendibilità del dichiarato della ragazza per quanto riguarda la presenza dello zio Loris in casa con la mamma nei momenti precisi dell’omicidio. «Si ricorda che nella ricostruzione della serata aveva un ricordo diverso?», ha chiesto l’avvocato Guidi, compreso l’orario di uscita dello zio.
«Pierina è stata sempre davanti al suo aggressore senza avere una via di uscita. Con le spalle al muro, ha tentato di afferrare il coltello che la stava colpendo 29 volte, ferendosi alla mano destra», ha poi detto la dottoressa Loredana Buscemi, incaricata dalla Procura di Rimini dell’autopsia della vittima.
La ricostruzione del delitto è stata fatta da Buscemi che intervenne in via del Ciclamino la mattina del 4 ottobre, dopo che la nuora Manuela Bianchi diede l’allarme. «La signora non è stata subito raggiunta dal colpo fatale al cuore o al polmone, quello che emerge dalle lesioni, la signora Pierina ha avuto una reazione di difesa. Ha preso con la mano destra la lama e si è schermata con la sinistra», ha detto Buscemi.
Spalle al muro, Pierina non ha potuto tentare la fuga. «Ha avuto consapevolezza di quanto stesse accadendo. Un’azione omicidiaria durata circa 20 secondi e «il soggetto che l’ha aggredita voleva essere certo di uccidere». Una ricostruzione autoptica che Louis Dassilva seduto tra i difensori, gli avvocati Andrea Guidi e Riario Fabbri, ha ascoltato senza mostrare reazioni. Il corpo è stato rinvenuto con la testa su un trattore giocattolo, con i lembi della gonna tagliati e i genitali esposti. La posizione sarebbe stata causata da uno scivolamento. Le difese hanno quindi chiesto se fosse stato rinvenuto un capello nella bocca del cadavere, come mostrato da una foto della polizia scientifica. Domanda alla quale Buscemi ha risposto negativamente. Insomma, il capello lungo e nero che si vedrebbe nella foto della scientifica non risulta campionato. Sarebbe stata ridimensionata l’ipotesi della Procura sull'altezza dell’ipotetico assassino di oltre un metro e ottanta calcolata sulla base della ferita al cranio riportata dalla vittima. A domanda della difesa, la dottoressa Buscemi ha ammesso come probabile l’ipotesi che la vittima durante l'aggressione si possa essere piegata verso il basso.