17 dicembre 2025 - Aggiornato alle 08:00
×

ESTORSIONI

Attentati dinamitardi a Siracusa, l'antiracket lancia l’allarme: «Chi paga il pizzo resta spesso in silenzio»

Dopo i due ordigni in 48 ore, il presidente Caligiore sottolinea il clima di timore tra commercianti e imprenditori, evidenziando la difficoltà di far emergere le estorsioni e l’importanza del sostegno alle vittime

17 Dicembre 2025, 06:30

Attentati dinamitardi a Siracusa, l'antiracket lancia l’allarme: «Chi paga il pizzo resta spesso in silenzio»

Dopo i due attentati nel giro di 48 ore a Siracusa, i riflettori sono puntati sulla riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. È stato convocato dal prefetto Chiara Armenia per domani e sarà l'occasione per fare il punto della situazione sotto l'aspetto della risposta che la città si attende da parte delle forze di polizia.

Della riunione non faranno parte le associazioni antiracket e antiusura che operano nel contesto territoriale.

«Abbiamo informalmente chiesto al prefetto Chiara Armenia, che peraltro si è insediato da poco tempo in città – afferma Paolo Caligiore, al vertice della federazione antiracket in provincia - che nelle riunioni del comitato possa essere ripristinata la partecipazione di noi rappresentanti delle associazioni. In passato ciò accadeva con cadenza periodica e frequente ma potrebbe bastare anche un coinvolgimento più sporadico in modo da fornire alle forze dell'ordine il nostro punto di osservazione che è molto vicino alle esigenze degli imprenditori e dei commercianti che sono spesso vittime di gesti intimidatori e di richieste illecite».

A distanza di qualche giorno dai due attentati dinamitardi, Caligiore ha avuto modo di incontrare i titolari dei due esercizi commerciali presi di mira nel fine settimana passato.

«A entrambi abbiamo fatto sentire la nostra solidarietà e la nostra vicinanza concreta e fattiva. Ci hanno riferito di non avere ricevuto alcuna minaccia e nemmeno alcuna richiesta anomala. In questo momento non si fa altro che parlare di quanto loro accaduto ed è fisiologica la loro chiusura a riccio. Sarà importante essere presenti quando tutto questo clamore mediatico scemerà, per non farli sentire soli. Speriamo che il fenomeno si circoscriva a questi episodi anche se i segnali sono tipici, in tutta la loro crudezza, di una recrudescenza del fenomeno estorsivo».

Il problema da risolvere, però, rimane sempre legato alla carenza di denunce da parte di vittime del racket.

«Siamo convinti che, pur in assenza di episodi clamorosi, siano in tanti a pagare il pizzo. Le organizzazioni criminali hanno mitigato i prezzi, ma, dopo i due episodi dello scorso weekend, si è ingenerato un diffuso timore tra gli operatori economici. Il messaggio, purtroppo, è implicito ma chiaro e, forse perché siamo nel periodo natalizio, l'anonima estorsioni potrebbe avere alzato le richieste».

Sulla possibile analogia tra questi due attentati e quelli che si sono verificati nel 2021, Caligiore ha la sua idea: «Non è detto che per ogni bomba fatta esplodere davanti a una saracinesca ci sia dietro la firma del racket. Com'era stato accertato dagli inquirenti nel caso del bar Viola o di altri esercizi commerciali, vi erano altri problemi alla base delle ritorsioni che nulla avevano a che fare con le attività illecite delle organizzazioni criminali che operano in città».