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l'inchiesta

«La pilotiamo con Schifani». Le carte sul “sistema Cuffaro” che puntano alle nomine nelle Asp e all’appalto di Siracusa

Le ultime intercettazioni, un ricorso di 132 pagine e un cambio di reato su un appalto chiave: tra ricostruzioni degli inquirenti e smentite, ecco cosa c’è davvero negli atti e cosa manca ancora all’appello

Redazione La Sicilia

17 Dicembre 2025, 00:43

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Totò Cuffaro, segretario nazionale DC

Totò Cuffaro, segretario nazionale DC

All’ingresso, le luci della città. Dentro, un tavolo di cucina e tre voci basse, spezzate dalla confidenza di chi si crede al riparo. È il 3 gennaio 2024 quando, nell’appartamento di Totò Cuffaro, scattano le registrazioni che oggi agitano la sanità siciliana: «Anche se ne mette tre… poi la pilotiamo con Schifani la sua nomina». L’oggetto del discorso, spiegano i magistrati, è la composizione delle «terne» per i vertici delle Asp. Accanto all’ex governatore, l’assessora al Turismo Elvira Amata e il manager sanitario Alessandro Maria Caltagirone: pochi mesi dopo, Caltagirone diventerà direttore generale dell’Asp di Siracusa. Quelle parole compaiono adesso nel ricorso al Riesame della Procura di Palermo, un atto di 132 pagine che prova a rimettere al centro la tesi dell’accusa: un circuito capace di condizionare nomine, gare e concorsi nella sanità regionale. Gli sviluppi giudiziari hanno già prodotto un effetto tangibile: dal 3 dicembre 2025 Cuffaro è ai domiciliari, mentre per altri indagati, tra cui l’ex ministro Saverio Romano e lo stesso Caltagirone, le misure sono state respinte. Ma su un passaggio delicato – l’appalto dei servizi di ausiliariato dell’Asp aretusea assegnato a Dussmann – la gip ha riqualificato l’originaria corruzione in traffico di influenze, aprendo un varco che l’accusa tenta ora di richiudere.

Il cuore delle nuove carte: la «terna» e i canali di influenza

Nel ricorso depositato dalla Procura al Riesame, i pm riportano quella conversazione del 3 gennaio 2024 come tassello di un mosaico più ampio: l’idea, attribuita a Cuffaro, di inserire Caltagirone «nella terna»  dei papabili e poi «pilotarne» la scelta con l’interlocuzione del presidente della Regione Renato Schifani. L’assessora Amata, non indagata in questo filone ma con una distinta pendenza in altro procedimento, ragiona – sempre secondo le carte – su come «convincere Schifani»; nel dialogo spunta anche il riferimento a Orazio Schillaci, ministro della Salute, e alla rettrice Giovanna Spatari, come canali per «accelerare» o «legittimare» il percorso di nomina. Per l’accusa, la parola-chiave è intermediazione: una rete di «suggerimenti» e «pressioni» che avrebbe puntato a collocare persone fidate ai vertici di aziende sanitarie «strategiche».

La cronologia, su questo punto, è implacabile. Caltagirone è designato commissario straordinario dell’Asp di Siracusa a inizio febbraio 2024 e poi, con decreto del presidente della Regione n. 316 del 21 giugno 2024, è nominato direttore generale per tre anni, in esecuzione della deliberazione di giunta n. 205 del 17 giugno 2024. A Siracusa, dunque, il manager arriva e si insedia con atti formali e tempistiche ravvicinate: elementi che gli inquirenti ripercorrono per sostenere la tesi del «risultato» ottenuto dopo le interlocuzioni intercettate. Va detto, però, che la difesa rivendica la piena idoneità tecnica del profilo e contesta letture «intenzionalistiche» delle frasi captate. La verifica spetta ai giudici.

Il quadro cautelare: perché Cuffaro è ai domiciliari e gli altri no

Il 3 dicembre 2025 la gip Carmen Salustro dispone i domiciliari per Cuffaro, ritenendo concreto il rischio di reiterazione. Nell’ordinanza, la giudice tratteggia un uso «sistematico» del potere di relazione come leva per orientare scelte pubbliche. La misura, chiesta a inizio novembre, viene invece respinta per Saverio Romano e Alessandro Maria Caltagirone, così come per vari componenti della commissione di gara a Siracusa; per due ex rappresentanti di Dussmann, Mauro Marchese e Marco Dammone, scattano obblighi di presentazione e un’interdizione temporanea all’attività di impresa. È una geografia delle misure che fotografa bene la fase: il baricentro cautelare è su Cuffaro, mentre su altri attori prevale la linea della prudenza, complice – fra l’altro – la riqualificazione di uno dei capi d’accusa sull’appalto aretuseo.

L’appalto «ponte» di Siracusa: da corruzione a traffico di influenze

Il capitolo Asp di Siracusa è il più esposto. La Procura aveva contestato, oltre alla turbativa, la corruzione in relazione alla "gara-ponte" per portierato e ausiliariato, poi aggiudicata a Dussmann. In questa fase, però, la gip ha ritenuto più aderente l’ipotesi del traffico di influenze, ridimensionando il quadro provvisorio e negando i domiciliari a Caltagirone e Romano. La decisione ha pesato: la Procura, nel ricorso al Riesame, prova a rimettere insieme i «riscontri» – dalle pressioni percepite sui tempi di gara, alle relazioni fra manager e referenti politici, fino alle presunte utilità di subappalti e «stabilizzazioni» – per far tornare il perimetro originario. Sullo sfondo, le posizioni dei singoli membri della commissione: in alcuni casi, dopo gli interrogatori, la stessa Procura ha rivisto richieste più severe, riconoscendo ruoli marginali o indotti in errore in specifici passaggi procedurali.

Dal canto suo, l’azienda Dussmann si è detta «assolutamente estranea» a condotte illecite, rivendicando standard di compliance e chiarendo di non aver ricevuto atti formali d’indagine all’avvio della bufera. Una presa di posizione netta, utile a ricordare che il procedimento è in corso e che le responsabilità – se ci sono – andranno provate oltre ogni ragionevole dubbio.

Le intercettazioni che pesano: la regia sulle nomine e la «doppia pista» pubblica-privata

Gli atti depositati non si fermano alla scena del 3 gennaio. In altre captazioni, riportate in diversi approfondimenti, Cuffaro discute della mappa dei vertici sanitari, tra «caselle» da presidiare e scambi politici da coltivare. È qui che ricompare la parola «pilotare», associata alla composizione delle terne e alla ricerca di interlocutori «decisivi». Gli inquirenti leggono in controluce una doppia pista: in pubblico, la narrazione della «selezione per merito» e persino l’idea – suggestiva ma mai praticata – del «sorteggio»; in privato, la ricerca di equilibri per garantire dirigenti «amici» e, con essi, leve sulle scelte amministrative. Anche su questo terreno la difesa si è mossa, eccependo errori di trascrizione in almeno una intercettazione e contestando l’interpretazione «univoca» di espressioni colloquiali.

Il capitolo politico: la linea di Schifani e il terremoto nella Dc

Il terremoto giudiziario ha avuto già contraccolpi politici. Il presidente Renato Schifani ha dapprima preso le distanze, revocando le deleghe agli assessori della Dc in giunta dopo la richiesta di arresto per Cuffaro a inizio novembre, e poi ha tenuto la barra su una posizione istituzionale: fiducia nella magistratura e rigore nell’attesa delle decisioni dei giudici, senza cedere alle pressioni delle opposizioni per un «azzeramento» politico. Nelle stesse ore, Cuffaro si dimetteva da segretario nazionale della Democrazia Cristiana. All’Ars, i deputati Dc hanno riaffermato lealtà al governo: un tentativo evidente di contenere la frattura mentre l’inchiesta prosegue.

Le altre linee d’indagine: gare, concorsi e una «talpa» istituzionale

Il fascicolo palermitano non si esaurisce a Siracusa. L’attenzione degli inquirenti tocca anche un concorso all’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello di Palermo (quindici posti per operatori socio-sanitari) e alcuni appalti al Consorzio di bonifica della Sicilia occidentale. In controluce, la tesi del "comitato d’affari" guidato dall’ex governatore, con il contributo di politici, dirigenti e imprenditori. Non manca il colpo di scena: tra gli indagati spunta un ufficiale dei carabinieri, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio, sospettato di aver avvertito Cuffaro e il capogruppo Carmelo Pace dell’esistenza di indagini. Un tassello che, se confermato, racconterebbe non solo la permeabilità del sistema, ma anche la sua capacità di autotutelarsi.

Denaro e perquisizioni: il sequestro dei contanti

Nel frattempo, in un diverso snodo dell’inchiesta, i carabinieri del Ros hanno sequestrato circa 80mila euro in contanti a Cuffaro, tra la casa di Palermo e una proprietà nel Catanese. La difesa ha replicato che si tratta in parte di proventi tracciati dalla vendita di prodotti agricoli e per il resto di banconote datate e inservibili. Anche qui, il nodo probatorio è tutto da sciogliere: per gli inquirenti, la disponibilità di contante è un indizio importante; per i legali, non prova alcuno scambio illecito.

Cosa c’è davvero in gioco: la sanità come terreno di potere

Al netto delle responsabilità personali – che si accertano nei processi e non nelle analisi – questo caso illumina un meccanismo. La sanità regionale è, per dimensioni e impatto, il più grande «centro di spesa» pubblico nel territorio: nomine dei direttori generali, rotazioni dei commissari, valutazioni sui servizi e affidamenti in outsourcing sono leve amministrative dove politica e burocrazia si incontrano. Le terne sono formalmente strumenti di garanzia, ma diventano vulnerabili se la pressione di partiti e correnti ne svuota la sostanza. Il lessico delle carte – «pilotare», «intercedere», «convincere» – restituisce questa tensione. E un’indagine che prova a tradurla in reati: corruzione, turbativa d’asta, traffico di influenze. È qui che si giocherà la vera partita davanti ai giudici del Riesame e – più avanti – nel merito.

Il punto sullo stato del procedimento

  1. Dal 3 dicembre 2025 Cuffaro è ai domiciliari con divieto di comunicazione; gli vengono contestati, a vario titolo, associazione per delinquere, turbativa, corruzione (riqualificata in un segmento come traffico di influenze).
  2. Il ricorso della Procura al Riesame (circa 132 pagine) mira a ripristinare la contestazione di corruzione sull’appalto Dussmann a Siracusa e a consolidare il quadro indiziario sulle nomine.
  3. Per Saverio Romano e Alessandro Maria Caltagirone la gip ha respinto i domiciliari; per due ex rappresentanti Dussmann (Marchese e Dammone) sono state disposte misure interdittive e obblighi di presentazione.
  4. La difesa di Cuffaro contesta errori di trascrizione in almeno un’intercettazione e respinge l’idea del «sistema», rivendicando la trasparenza degli atti formali e l’assenza di utilità indebite.

Le reazioni e il fronte comunicativo

Il fronte politico si muove su registri noti: Schifani rivendica i «risultati» del governo regionale, promette rigore e chiede di lasciar lavorare la magistratura; le opposizioni evocano il «commissariamento» del sistema sanitario e sollecitano un giro di vite sulle nomine. Sul versante delle imprese, Dussmann ribadisce «assoluta estraneità» e standard di integrità; nell’opinione pubblica resta la domanda centrale: quanto peso hanno, davvero, le interferenze descritte dagli inquirenti nella sostanza delle gare e nella qualità dei servizi?

Cosa guardare adesso (e perché)

Tre snodi diranno molto del futuro di questa storia:

  1. Il verdetto del Riesame sul ricorso dei pm: se i giudici ravviseranno gravi indizi di corruzione sull’appalto Dussmann, l’impianto accusatorio recupererà spinta e coerenza; in caso contrario, si cristallizzerà l’ipotesi di traffico di influenze, con confini più stretti.
  2. L’accertamento sulla presunta "talpa" istituzionale: una conferma rafforzerebbe la lettura di un ecosistema capace di autoconservarsi.
  3. Gli esiti delle verifiche sulle intercettazioni contestate dalla difesa: errori di trascrizione significativi potrebbero indebolire i passaggi più iconici (e mediatici) del teorema accusatorio.

Una conclusione provvisoria

A oggi, i fatti incontestati sono la nomina di Caltagirone ai vertici dell’Asp di Siracusa tra giugno 2024 e l’insediamento successivo, la aggiudicazione a Dussmann del servizio di ausiliariato e portierato, le intercettazioni depositate dalla Procura con il loro lessico impegnativo e, sul piano cautelare, i domiciliari per Cuffaro. I giudizi – penali e politici – sono un passo dopo: si giocheranno sulla prova del nesso fra parole e atti amministrativi, fra influenze e utilità, fra annuncio e riscontro. Fino ad allora, l’unica certezza è il terreno: la sanità come luogo dove si misura – e si consuma – la credibilità della cosa pubblica.