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Tribunale

Garlasco, il giorno decisivo: in aula per l'incidente probatorio c'è anche Stasi

Perizia genetica decisiva a Pavia: compatibilità del Dna Y con l'indagato Andrea Sempio, la difesa invoca il trasferimento indiretto e la famiglia Poggi contesta i metodi

Luigi Ansaloni

18 Dicembre 2025, 10:55

Alberto Stasi

Alberto Stasi

L’udienza conclusiva dell’incidente probatorio davanti alla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, rappresenta un passaggio cruciale nelle nuove indagini sulla morte di Chiara Poggi e per il destino di Andrea Sempio.

Si tratta di un momento tecnico, ma determinante: attorno alla perizia genetica ruota l’intero impianto investigativo della Procura di Pavia e dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. In aula la perita Denise Albani, genetista della Polizia scientifica, esporrà i risultati del proprio lavoro alla giudice e alle parti.

Esiti già noti da settimane, che indicano – con le dovute cautele relative alla qualità dei campioni e all’assenza di repliche – una compatibilità tra le tracce rinvenute sotto le unghie della vittima e il Dna Y, cioè la linea paterna, dell’indagato Sempio.

I legali e i consulenti potranno chiedere chiarimenti su metodi e procedure, ma le conclusioni contenute nelle quasi cento pagine di relazione non muteranno, così come non cambieranno le posizioni dei protagonisti, ognuno dei quali depositerà le proprie consulenze. La Procura, fin dalla riapertura del fascicolo in marzo, ha sposato l’esito degli accertamenti del genetista Carlo Previderé, che hanno portato all’iscrizione di Sempio per omicidio: risultati sovrapponibili a quelli della perita, circostanza che i magistrati considerano una conferma piena della loro ipotesi.

Sulla stessa linea gli avvocati di Alberto Stasi, Giada Bocellari e Antonio De Rensis, i quali già dal 2016 riconducono a Sempio quelle tracce. La difesa dell’indagato, rappresentata da Angela Taccia e Liborio Cataliotti, si muove invece su un duplice binario: da un lato contesta la valenza probatoria dell’indicazione della sola linea paterna e la robustezza scientifica degli esiti; dall’altro prepara la disputa sull’eventualità che quel Dna, anche qualora attribuibile a Sempio, non sia un’impronta dell’aggressore sulla scena del crimine, bensì il frutto di un trasferimento indiretto per contatto tra superfici.

In questa direzione i consulenti di Sempio, Marina Baldi e Armando Palmegiani, hanno stilato un elenco di circa venti oggetti che Chiara avrebbe toccato quella mattina e sui quali poteva già essere presente materiale genetico riconducibile all’indagato: dal telecomando all’asciugamano del bagno.

La discussione sulle modalità con cui il Dna sarebbe finito sulle mani della vittima, tuttavia, non è all’ordine del giorno: l’udienza è circoscritta all’illustrazione della perizia.

Netta la posizione dei legali della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna: secondo la consulenza del loro genetista, Marzio Capra, gli esiti dell’accertamento non sono validi e Albani avrebbe adottato criteri non affidabili sul piano scientifico. Una linea ancor più tranchant di quella della difesa di Sempio e in continuità con le contestazioni rivolte sinora agli atti d’indagine coordinati dal procuratore Fabio Napoleone.

Una contrapposizione che aveva spinto il procuratore aggiunto Stefano Civardi, nelle scorse udienze, a citare in aula il generale Vannacci parlando di “mondo al contrario”, nel quale i rappresentanti della parte offesa finiscono per sostituirsi ai difensori dell’indagato, sospettato dell’omicidio della loro congiunta.

A sorpresa, Alberto Stasi si è presentato in tribunale a Pavia. «Ben vengano gli approfondimenti: li abbiamo fatti e i risultati sono questi. Io sono convinto della colpevolezza di Stasi e il nostro ordinamento gli dà una strada che è quella della revisione. Così si rovina la vita delle persone innocenti». Lo afferma Francesco Compagna, legale della famiglia di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, prima dell’inizio dell’udienza dell’incidente probatorio nell’ambito della nuova inchiesta che vede indagato Andrea Sempio per omicidio in concorso (con Stasi o ignoti).

«Voleva esserci perché lo riguarda e il Tribunale della Sorveglianza lo ha concesso chiedendo però non di parlare». Così l’avvocato Antonio De Rensis, arrivando insieme a Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata.