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il caso

Il Ponte, il prof e il no della Corte dei conti al progetto: «Ci sono almeno tre profili di illegittimità»

Il nuovo saggio di Nicola Romana, docente di Diritto dei trasporti all’Università di Palermo, che indaga le ragioni dello stop

Fabio Russello

18 Dicembre 2025, 17:40

Il Ponte, il prof e il no della Corte dei conti al progetto: «Ci sono almeno tre profili di illegittimità»

Tre distinti profili di illegimitatà: è la conclusione cui giunge il nuovo saggio del professor Nicola Romana, docente di Diritto dei trasporti all’Università di Palermo, che indaga le ragioni dello stop al ponte sullo Stretto.

Il lavoro, pubblicato sulla Rivista di diritto dell’economia, dei trasporti e dell’ambiente, esamina la deliberazione con cui la Corte dei conti ha negato il via libera all’opera, mettendo in luce criticità non solo ambientali.

Il “no” dei magistrati contabili, osserva il docente, è “un atto dovuto di fronte a palesi violazioni delle norme italiane ed europee”.

Secondo l’analisi, il primo profilo riguarda un uso distorto della procedura d’urgenza (Iropi) per aggirare i vincoli imposti dalla Direttiva Habitat.

Il secondo attiene alla carenza di un’istruttoria seria sia sulle alternative al collegamento stabile sia sui concreti motivi di interesse pubblico che avrebbero potuto giustificare un sacrificio ambientale.

Il terzo profilo concerne i contratti con il General contractor, modificati in modo così sostanziale da confliggere con la normativa europea sugli appalti (Direttiva 2014/24/Ue): si sarebbe dovuto indire nuove gare, non rimaneggiare quelle preesistenti.

A ciò si aggiunge, rileva il saggio, la definizione del piano economico-finanziario e delle tariffe senza il coinvolgimento dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art), unico organismo preposto a garantire prezzi equi e la tutela degli utenti.

Lo studio smonta inoltre l’argomento dell’inserimento del collegamento stabile nel corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete Ten-T, che non impone la realizzazione dell’infrastruttura. Al contrario, sottolinea Romana, il regolamento europeo del 2024 lascia aperte altre opzioni.

L’alternativa ritenuta più coerente con la salvaguardia della biodiversità e del paesaggio dello Stretto esiste già: il potenziamento del sistema di traghettamento ferroviario e marittimo. Questa soluzione, conclude l’articolo, rispetterebbe i principi di precauzione e sostenibilità cui Italia ed Europa sono chiamate ad attenersi.