L'ora d'Arte
Natale al carcere di Gazzi, quel Teatro "dentro" che ripara la vita
Risate, ricongiungimenti e progetti teatrali che riparano i cocci di una vita
di Giorgia Nunnari
Tra battute, buffi costumi di scena e bambini che cercano il papà sul palco, l'atmosfera natalizia varca la soglia del carcere di Gazzi in una forma inusuale, che si spoglia di fronzoli e banchetti e ritrova il suo centro nella possibilità di rivedere i propri cari e ridere insieme, in quello che per un detenuto è spesso il periodo più triste dell'anno. «È un momento che vivono con maggiore tristezza», ha spiegato anche Daniela Ursino, ideatrice e coordinatrice del progetto "Il teatro per sognare" che coinvolge detenuti della Casa Circondariale di Messina e quelli di Barcellona Pozzo di Gotto. «Per questo nei periodi festivi facciamo sempre uno spettacolo con i familiari nel pubblico. Questa condivisione è il cuore del progetto e del senso rieducativo». Così è stato anche lo scorso 11 dicembre, quando i 27 detenuti-attori della Libera Compagnia del Teatro per Sognare hanno calcato il palcoscenico del Piccolo Shakespeare, nel carcere di Gazzi, per "ZeliGazzi". Uno spettacolo che li ha visti reinterpretare alcuni dei migliori sketch della comicità italiana: dalle scenette popolari a quelle di Ficarra e Picone, dai monologhi di Gigi Proietti, alla lettera da "Totò, Peppino e la Malafemmena". Un appuntamento subito seguito da quello barcellonese con “Ora dimmi di te – Lettera a Matilda”, in collaborazione con l'Associazione Fondo Andrea Camilleri. Vanno quindi in scena le parole del maestro nel centenario della sua nascita, un racconto di sé alla nipote, con un ricco excursus sulla storia del paese dal novecento ai giorni nostri, ma anche un messaggio di speranza e riscatto personale. «Vuole essere d'ispirazione – ha detto Ursino - Camilleri è stato molto vivace, non amava andare a scuola e nonostante questo è diventato quel che è diventato. Da qui il nostro messaggio di speranza: anche se hai fatto delle deviazioni sulla tua strada, la puoi sempre ritrovare. Quell'invito "Ora dimmi di te" che lui dice alla sua nipotina, lo rivolgiamo anche ai detenuti». Un invito che si rinnoverà ancora il 20 dicembre alle 18.30 nel foyer del teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto, con ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Gli spettacoli non sono che il culmine di un progetto più ampio e articolato - fatto nei due istituti con tutti e due i gruppi dei detenuti della Libera Compagnia del Teatro per Sognare di Messina e Barcellona - che Ursino ha messo in piedi dal 2017 con il sostegno della Caritas Diocesana e successivamente dell'università di Messina e che si è poi ampliato integrando partnership e creando nuovi percorsi. Così i partecipanti si sono dedicati anche alla piantumazione di bulbi di zafferano, "l'oro rosso della Sicilia" che si ricollega alla filosofia giapponese del Kintsugi, che prevede la riparazione degli oggetti rotti con polvere d'oro per valorizzarne le crepe e renderli simbolo di rinascita. È questo il filo conduttore dell'intero progetto: «Ripariamo i cocci di una vita attraverso il teatro». «I detenuti che partecipano – racconta ancora la coordinatrice - studiano tutto l'anno, lavorano, fanno analisi del testo e assumono un impegno anche con gli altri: si affidano l'uno all'altro per poter arrivare a fare lo spettacolo. Ecco perché è crescita culturale e di responsabilità. Il teatro poi è talmente dirompente che diventa uno strumento attraverso il quale loro imparano anche come poter affrontare la vita una volta fuori». Non a caso, il progetto ha ormai preso piede e continua anche al di fuori del carcere, coinvolgendo anche chi ha ormai scontato la propria pena. «Dal 2017 a oggi, - spiega – c'è chi continua pur essendo in semilibertà, o da libero. Il progetto ha preso piede dentro di loro. Nel teatro hanno trovato uno spazio di libertà, il proprio rifugio e un possibile riscatto».