Dopo l'incidente probatorio
Nuova bomba sul caso Garlasco, il verbale sparito: "Escludeva la presenza del Dna di Stasi". Rinvio a giudizio per Sempio?
Aplotipo Y sulle mani di Chiara Poggi, difesa parla di "contaminazione secondaria": perizie contrastanti e verbali mancanti complicano la strada verso il processo
Andrea Sempio
Quattro ore di udienza in Tribunale non hanno smosso le posizioni contrapposte. La Procura di Pavia ritiene ora di poter contare su un elemento “cristallizzato” in vista di un eventuale processo: la presenza dell’aplotipo “Y” del nuovo indagato, Andrea Sempio, sulle mani di Chiara Poggi.
Un riscontro che, pur nei limiti di analisi genetiche su esiti non ancora consolidati e replicati, oggi appare quasi scontato, mentre fino allo scorso marzo sembrava “fantascienza”, dopo la rapida archiviazione della prima inchiesta su Sempio di otto anni fa.
Sul versante opposto, i legali del 37enne, pur riconoscendo le percentuali di compatibilità tra quel profilo genetico e quello del loro assistito, elencano diverse “criticità” per impedire che il dato scientifico diventi la “prova regina” del nuovo caso Garlasco. Non un dettaglio, considerando che, per quanto emerso, il materiale biologico repertato sotto le unghie della vittima resta il cardine dell’indagine.
“Siamo molto, molto soddisfatti. Quel dato sul Dna non è né una prova, né un indizio”, ha dichiarato l’avvocato Liborio Cataliotti, che difende Sempio insieme alla collega Angela Taccia. La linea difensiva, affidata ai consulenti Marina Baldi e Armando Palmegiani, punta a dimostrare che quelle tracce non sarebbero il segno lasciato dall’assassino sulla scena del delitto, come ipotizza la pubblica accusa, bensì una “banale contaminazione secondaria”: residui biologici trasferiti tramite un oggetto toccato da Chiara Poggi e in precedenza maneggiato da Sempio.
L’elenco degli “oggetti contaminati” non è ancora stato depositato, ma la difesa è al lavoro. Nell’udienza è emerso anche il giallo di un verbale manoscritto dell’11 settembre 2014, in cui il perito De Stefano aveva parlato di “due tracce che mostrano un Dna comparabile”. Quel verbale, assente dagli atti depositati all’epoca, è stato ora rinvenuto dalla perita Albani.
Per la difesa di Stasi si tratta di un elemento “grave”, poiché successivamente De Stefano aveva “parlato di Dna degradato e non comparabile”. Frizioni anche attorno a una “presunta” consulenza firmata da Marzio Capra, genetista di fiducia della famiglia Poggi, citata nella relazione dei legali di Sempio ma non presente tra i documenti depositati dal giudice. “Come è possibile?”. Il quesito rimane irrisolto.
L’udienza si chiude con la giudice Garlaschelli che restituisce gli atti dell’incidente probatorio alla Procura: potranno essere utilizzati in un eventuale dibattimento. E ora? I magistrati coordinati dal procuratore Fabio Napoleone e i carabinieri di Milano appaiono sempre più convinti di aver imboccato la pista corretta. La richiesta di rinvio a giudizio potrebbe arrivare in primavera, dopo le attese relazioni sulla Bpa e quella medico-legale a firma di Cristina Cattaneo.