femminicidio
“Via Ragone non era mai stata così silenziosa”: Cava de’ Tirreni sotto shock per l’omicidio di Anna Tagliaferri
La madre della vittima è rimasta ferita. La città sospende le iniziative natalizie e chiede risposte
La porta è socchiusa, sul pianerottolo restano le impronte dei soccorritori, e nell’aria di via Ragone il brusio dei curiosi si è tramutato in un silenzio irreale. In meno di un’ora, una casa di Cava de’ Tirreni è diventata il punto esatto in cui una comunità ha perso una donna di 40 anni, Anna Tagliaferri. Secondo le prime ricostruzioni, a ucciderla sarebbe stato il compagno, che subito dopo si è suicidato lanciandosi dalla finestra, morendo sul colpo. Nella colluttazione è rimasta ferita la madre della vittima, intervenuta nel tentativo di fermare l’aggressione. La conferma dell’accaduto, con i contorni essenziali della tragedia, è arrivata dal sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli, che ha disposto l’immediata sospensione di ogni iniziativa natalizia in città. Le indagini sono in corso.
La dinamica: i minuti che hanno cambiato tutto
Nel pomeriggio di domenica 21 dicembre 2025, in un appartamento di via Ragone, un uomo di 40 anni ha aggredito con un coltello la compagna, coetanea. Poi si è gettato nel vuoto dalla finestra, morendo all’istante. La donna è stata soccorsa in condizioni disperate ed è deceduta poco dopo. La madre della vittima ha riportato ferite ritenute non letali. Sulla scena sono intervenuti i carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, che coordinano i rilievi e raccolgono testimonianze per ricostruire tempi e modalità dell’aggressione. In una primissima informativa, le autorità hanno precisato che i due non erano conviventi, un dettaglio che potrebbe rivelarsi utile per comprendere il contesto relazionale e gli spostamenti delle ore precedenti.
I nomi, i volti, la comunità
Nel giro di poche ore l’identità delle persone coinvolte ha iniziato a circolare. La vittima, Anna Tagliaferri, era conosciuta a Cava come imprenditrice legata alla storica Pasticceria Tirrena: nel novembre 2025 aveva ritirato, a nome della famiglia, una targa di riconoscimento dal Comune per la qualità e la tradizione dell’attività, simbolo cittadino da decenni. Questo dettaglio non aggiunge nulla alla dinamica del delitto, ma spiega il lutto corale che ha attraversato la città: non era soltanto “una quarantenne” delle statistiche, ma un volto noto, un riferimento di comunità.
Sulle cronache locali compare anche il nome dell’uomo, Diego Di Domenico, indicato come l’autore dell’aggressione prima del gesto estremo. A confermarlo sono fonti giornalistiche del territorio, che riferiscono anche della presenza sul posto di magistrati e vertici dell’Arma impegnati nei primi accertamenti. Sono elementi utili a comporre il quadro, ma le cause scatenanti restano, al momento, non accertate. Ogni lettura sul movente sarebbe prematura.
La decisione del sindaco: “Fermiamo la festa”
La prima reazione istituzionale è stata del sindaco Vincenzo Servalli: “Uccide la compagna, nota imprenditrice cavese, ferisce la madre di lei e si suicida buttandosi nel vuoto…”, ha scritto, annunciando contestualmente la sospensione delle iniziative di Natale. È un gesto simbolico e politico che riconosce il dolore collettivo e al tempo stesso richiama alla responsabilità sociale. In momenti così, il calendario civico non può restare indifferente.
Chi era la vittima: lavoro, radici, riconoscimenti
Il profilo di Anna Tagliaferri racconta la storia di una famiglia di artigiani che ha intrecciato il proprio nome a un’icona cittadina, la Pasticceria Tirrena. Nel 2021, perfino il Ct della Nazionale di calcio Roberto Mancini dedicò un saluto social “ai fratelli Tagliaferri”, testimonianza della notorietà dell’insegna oltre i confini locali. Più recente, la targa consegnata dal Comune alla famiglia Tagliaferri per celebrare una tradizione dolciaria che dura da oltre 50 anni. Dettagli di una vita vissuta in pubblico, che rendono oggi ancora più tangibile la perdita.
Il precedente che inquieta: il territorio e le violenze domestiche
La città metelliana non è nuova a episodi di grave violenza in ambito domestico. Nel luglio 2025, in un caso distinto e senza collegamenti con la tragedia di via Ragone, una 35enne fu ferita dal marito a Santa Lucia; l’uomo si ferì a sua volta nel tentativo di togliersi la vita. La donna si salvò.
Cosa dicono i numeri: l’Italia di fronte ai femminicidi
I dati non consolano, ma orientano. Tra il 1 gennaio e il 31 luglio 2025 il Viminale ha registrato 60 femminicidi, con un aumento del 15% circa di quelli commessi da partner o ex (38 casi) rispetto all’anno precedente. La fotografia d’autunno indica “quasi 70 femminicidi” entro ottobre 2025, con un ricorso crescente agli strumenti di prevenzione come gli ammonimenti del questore (oltre 7.500, +70% sul 2024) e i braccialetti elettronici attivi (12.192, di cui 5.929 antistalking). Nonostante gli sforzi, la casa continua a essere, troppo spesso, il luogo più pericoloso per le donne.
Una stima elaborata a ridosso della Giornata del 25 novembre evidenzia inoltre che nei primi dieci mesi del 2025 sono state 85 le donne uccise in Italia: un calo numerico rispetto al 2024, ma con un’incidenza percentuale sul totale degli omicidi “mai così alta”. Sono numeri che non raccontano motivi o storie, ma segnalano una costanza del fenomeno che rende ogni singolo caso parte di una trama nazionale.
