22 dicembre 2025 - Aggiornato alle 21:03
×

l'iniziativa

"Bar al buio", il caffè a luci spente per capire la vita di chi non ci vede

Spegnere la vista e accendere gli altri sensi con percorsi tattili e olfattivi

22 Dicembre 2025, 18:53

"Bar al buio", il caffè a luci spente per capire la vita di chi non ci vede

Un “bar al buio” ha aperto le sue porte a chiunque voglia, anche solo per pochi minuti, spegnere la vista e accendere tutti gli altri sensi per orientarsi e sorseggiare un caffè. Non solo un nuovo spazio di ristoro, ma un luogo pensato per far vivere l'esperienza sensoriale delle persone non vedenti. Il bar ha aperto nell'Istituto dei Ciechi “Florio-Salamone” ed è gestito da Oltresenso, cooperativa sociale inaugurata il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, protettrice dei ciechi. Nata dall'azione pastorale dell'Arcidiocesi, Oltresenso rappresenta un segno concreto di inclusione e futuro. Il bar sarà aperto al pubblico durante i numerosi eventi che si svolgono nell'Istituto e si propone come spazio di incontro, ascolto e consapevolezza. A dare vita alla cooperativa sono sei giovani, di cui tre non vedenti: Lorenzo Bassano, Viviana Bonanno, Chiara Sanfilippo, Yong Di Wang, Marta Giuditta Lo Nigro e Giuseppe Rubino. Oltresenso ha vinto il contest diocesano “New Technology for Welfare Lab”, promosso dalla Caritas diocesana insieme all'ufficio per la pastorale sociale e del lavoro e al servizio di pastorale giovanile, in collaborazione con il Progetto Policoro.

Il bar sarà allestito grazie al progetto “Artigianato innovativo - percorsi di formazione ed integrazione sociale”, promosso da Lisca Bianca con l'Istituto dei Ciechi e sostenuto dai fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese. Il progetto coinvolge dieci giovani, persone non vedenti e ipovedenti, in percorsi di formazione artigianale e inclusione socio-lavorativa. Saranno loro a progettare e realizzare gli arredi, oltre al percorso sensoriale: dalla guida sulle mura per l'orientamento, ai quadri in altorilievo, fino al percorso olfattivo e al bancone.

Per l'arcivescovo Corrado Lorefice, «una comunità cristiana che si pensa inclusiva contribuisce a rendere la città una vera famiglia».