Il precetto
«Qui lo Stato deve fare di più. Queste condizioni non da uomini civili», il richiamo del vescovo di Caltanissetta durante la messa in carcere
L’urlo del prelato dopo che è stato negato il trasferimento a Roma di due ospiti della struttura che volevano partecipare al Giubileo nella Capitale
«Lo Stato deve fare di più. Non è possibile essere stipati in condizioni che non sono da uomini civili. Questa è una struttura secolare che ha bisogno di interventi. Occorre più personale, anche educativo». Non le manda a dire mons. Mario Russotto a chi dovrebbe intervenire per rendere più accogliente e umana la detenzione carceraria. E lo ha fatto varcando la porta del carcere di via Messina dove ha celebrato la messa con i detenuti. Un momento di riflessione per gli ospiti, un momento per alzare la voce da parte della chiesa visto che a due ospiti della struttura non è stato concesso lo star bene per andare a celebrare il Giubileo a Roma.
Quarantacinquesima visita in 23 anni di ministero episcopale nella diocesi di Caltanissetta per monsignor Mario Russotto, vescovo da sempre vicino alle situazioni di sofferenza. Anche quest’anno ha celebrato la Messa di Natale alla Casa Circondariale, portando la sua vicinanza e il suo affetto ai detenuti. Un appuntamento che rappresenta un momento di speranza e riflessione per chi vive la difficile condizione della reclusione, soprattutto nel periodo natalizio, quando solitudine e sofferenza si fanno più intense.
Monsignor Russotto ha voluto dedicare tempo e attenzione a chi vive quotidianamente il carcere, ribadendo l’importanza della sua presenza costante. «Stare in carcere non è facile – afferma padre Giuseppe Alessi, cappellano dell’istituto – ci sono tante difficoltà legate al sovraffollamento, alle infrastrutture inadeguate e alla mancanza di spazi. Tanti operatori lavorano in modo silenzioso e attento. Grazie, monsignore, per il tempo e l’attenzione che ci dedica». Durante la celebrazione, il vescovo ha rimarcato anche la necessità di un maggiore supporto educativo all’interno delle carceri, elemento fondamentale per il reinserimento sociale dei detenuti. Ha ricordato inoltre la continuità del suo impegno: «Sono alla mia 45ª visita – ha sottolineato – in 23 anni ho saltato solo un appuntamento, durante il lockdown per il Covid. I miei cannoli vi sono arrivati comunque», ha aggiunto scherzando, suscitando sorrisi e trasmettendo un clima di sincera vicinanza. In un intervento particolarmente sentito, monsignor Russotto ha denunciato le difficoltà strutturali e organizzative dell’istituto: «Voi siete domiciliati qui e lo Stato deve fare di più. Non è possibile essere stipati in condizioni che non sono da uomini civili. Questa è una struttura secolare che ha bisogno di interventi. Occorre più personale, anche educativo.» Ha poi espresso rammarico per la mancata autorizzazione alla partecipazione di due detenuti al Giubileo a Roma: «Un’ingiustizia che non deve più accadere». Ringraziamenti, invece, alla dirigenza del carcere per consentire ogni anno, il Giovedì Santo, la partecipazione di due detenuti alla Messa. «Cari amici, noi siamo sempre vicini a voi. Approfittate di questo tempo, non lasciatevi andare – ha proseguito –. Un detenuto mi ha detto: “Sono entrato buono, qui sto diventando cattivo”. Comprendo cosa significhi vivere il Natale qui, lontano dai figli, dalle mamme, dalle mogli. Il bambino che nasce a Natale deve risvegliarsi in ognuno di voi. La vita è bella, va vissuta. Rallegratevi e gioite: non siete soli».
Alla celebrazione erano presenti anche numerose autorità locali, tra cui la direttrice del carcere Giulia Gelsomino, il comandante Marcello Matrascia, il responsabile dell’area trattamentale Stefano Graffagnino, il prefetto Donatella Licia Messina, il magistrato di sorveglianza Walter Carlisi, il deputato regionale Michele Mancuso e il presidente del Movi Filippo Maritato. «Un onore essere qui – ha dichiarato la direttrice Giulia Gelsomino – per questo momento di raccoglimento e riflessione. Una luce che dona responsabilità condivisa e una pace intesa come rispetto delle regole. Un’occasione importante di consapevolezza. La Messa di Natale si è così confermata un momento di profonda vicinanza e riflessione, capace di portare un messaggio di speranza e rinnovamento anche in un luogo segnato dalla privazione della libertà.