23 dicembre 2025 - Aggiornato alle 23:05
×

la protesta

Diciannove anni cancellati da un permesso: lo sciopero della fame nel Cpr di Caltanissetta

Dopo anni di lavoro e vita in Italia, decine di persone si ritrovano trattenute senza tempi certi nei Centri di permanenza per il rimpatrio

Laura Mendola

23 Dicembre 2025, 21:35

++ Migranti:oltre 100 in fuga dal Cara Caltanissetta ++

il Cpr di Caltanissetta

Diciannove anni di vita in Italia, un lavoro regolare, un permesso di soggiorno ottenuto secondo le regole. E poi, all’improvviso, tutto può essere azzerato. Nel sistema italiano dell’immigrazione, il mancato rinnovo di un documento rischia di cancellare anni di integrazione, relazioni e diritti. Le recenti modifiche normative hanno ulteriormente ristretto le possibilità di rinnovo, introducendo ostacoli burocratici sempre più complessi, tra moduli, scadenze e tempi di attesa spesso incompatibili con la vita reale delle persone.

È in questo contesto che arriva la denuncia dal CPR di Caltanissetta. Due moduli della struttura hanno annunciato l’inizio di uno sciopero della fame permanente per protestare contro i tempi di trattenimento giudicati eccessivi e contro l’impossibilità di sapere quando verranno rilasciati. A lanciare l’allarme è K., che ha contattato una rete di supporto esterna per raccontare la situazione all’interno del centro.

«A parte le condizioni difficili di vita e l’assistenza sanitaria precaria, qui non capisco cosa succede», racconta. «Mi avevano detto che sarei stato liberato dopo sei mesi, ma ne sono passati nove». La mancanza di informazioni chiare e di prospettive certe contribuisce a una sensazione diffusa di smarrimento e abbandono.

Ancora più preoccupante è il caso di M., trattenuto da mesi nonostante gravi problemi di salute. Affetto da diabete, riferisce un peggioramento costante delle sue condizioni e la mancanza di cure adeguate: «Sto sempre peggio, non capisco perché non posso uscire».

C’è poi K., rinchiuso da oltre quindici mesi. «Sto impazzendo, non so quanto resisterò». È una condanna infinita, racconta. «Non abbiamo niente da fare, davanti a me c’è solo un muro e un tempo che non passa. Ogni giorno arrivano persone nuove, ma siamo tutti sospesi, senza capire nulla».

Le testimonianze dal CPR di Caltanissetta riportano al centro del dibattito pubblico il tema dei Centri di permanenza per il rimpatrio: luoghi pensati come temporanei, ma che per molti diventano spazi di attesa indefinita, segnati da isolamento, sofferenza e incertezza. Una realtà che continua a sollevare interrogativi sul rispetto dei diritti fondamentali e sulla necessità di ripensare radicalmente il sistema.