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Gela, durante gli scavi dell’Enel dal sottosuolo spunta un sarcofago con l’Obolo di Caronte

Di Maria Concetta Goldini |

GELA – Lo scheletro ben conservato di un uomo di mezza età, alto 1 metro e 66 centimetri è stato rinvenuto all’interno di un sarcofago in terracotta con coperchio a spiovente in via Butera durante gli scavi dell’Enel per la posa di cavi elettrici. Il defunto aveva in bocca una monetina in bronzo. Un particolare importante testimoniato da fonti letterarie sia greche che latine. La monetina è infatti “l’obolo di Caronte”, il traghettatore delle anime. Era usanza dei parenti, durante le esequie, inserire in bocca al defunto una o due monetine da consegnare a Caronte come tributo per il trasporto dal regno dei vivi a quello dei morti. In città, tra i tanti scheletri ritrovati nelle tombe, sono rarissimi i casi in cui è stato rinvenuto pure l’obolo di Caronte. Il defunto di via Butera insomma aveva le “carte in regola” per avvalersi dei servigi del traghettatore Caronte attraversando sulla sua barca a remi il fiume Acheronte.

Il sarcofago scavato in via Butera ed in parte danneggiato (pare da precedenti e recentissimi lavori di posa della fibra ottica) risalirebbe al IV secolo a.C. L’unico elemento per la datazione, al momento, è una coppetta verniciata trovata nell’area esterna al sarcofago che è databile in quel periodo. Inoltre in un’area più avanti dove sono emerse altre sepolture sono stati recuperati degli unguentari fusiformi di età ellenistica. La zona del ritrovamento in via Butera non è distante dall’area della necropoli che l’archeologo Pietro Orlandini scavò nel 1952. Non si sa se la tomba portata alla luce in questi giorni in via Butera contenga corredo funerario. L’indagine archeologica deve ancora andare avanti rimuovendo lo scheletro e indagando nelle aree sottostanti e laterali.

Il Soprintendente di Caltanissetta Daniela Vullo e il dirigente archeologico Carla Guzzone hanno seguito passo passo lo scavo di via Butera dove hanno operato gli archeologi assunti da Enel. In questi ultimi anni la stretta sorveglianza della Soprintendenza verso tutti i cantieri per la rete aperti nelle vie cittadine (i controlli quotidiani sono eseguiti dal geom. Antonio Catalano) ha creato la giusta tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico che via via è affiorato da un sottosuolo che è una miniera. Un patrimonio che i cittadini vorrebbero fosse il più possibile fruibile. sarebbe auspicabile una mostra di tutti i tesori archeologici che sono emersi dai lavori di posa della rete idrica, della fibra ottica, dei cavi elettrici.

«La città di Gela – dice il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – continua a restituire preziose testimonianze della civiltà greca». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA