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LA CANDIDATURA

Scicli vuole diventare la prima “Capitale italiana del mare”: la sfida che unisce tutela, cultura e impresa blu

Un dossier ambizioso, quattro borgate marinare in rete e un obiettivo: trasformare il rapporto con il mare in un laboratorio nazionale di sostenibilità, innovazione e partecipazione

Alfredo Zermo

24 Dicembre 2025, 19:37

Scicli vuole diventare la prima “Capitale italiana del mare”: la sfida che unisce tutela, cultura e impresa blu

All’alba, quando il porticciolo di Donnalucata si sveglia con il rumore secco delle cime che battono contro gli alberi, lo si capisce a colpo d’occhio: qui il mare non è scenografia, è un’infrastruttura sociale. Pescherecci che rientrano con i lampioni ancora accesi, cassette di triglie e seppie allineate sul molo, il profilo lontano della Fornace Penna a Sampieri come una cattedrale laica della memoria industriale; più in là, le dune che separano Cava d’Aliga dalla spiaggia di Playa Grande. È da questa trama quotidiana che Scicli ha deciso di partire per candidarsi a diventare la prima “Capitale italiana del mare”, il nuovo titolo istituito dallo Stato a partire dal 2026 con un contributo da 1 milione di euro per il Comune vincitore. Obiettivo: mettere il mare al centro delle politiche urbane e territoriali, promuovendo tutela dell’ambiente marino, cultura marittima ed economia blu. La città iblea ha depositato un dossier articolato, costruito attorno al motto “Scicli, le sue borgate, il mare”, e ha acceso i riflettori su un’sfida che, al Sud, ha il sapore concreto delle cose da fare.

Un titolo nazionale che guarda al Mediterraneo

Il riconoscimento di “Capitale italiana del mare” è stato istituito con decreto interministeriale del 4 novembre 2025, firmato dal Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Dalla prima edizione, il Comune prescelto riceverà 1.000.000 di euro per realizzare un programma annuale di iniziative e interventi di valorizzazione marittima, con particolare attenzione alla tutela della biodiversità, all’uso sostenibile delle risorse e alla conoscenza del mare. La selezione è pubblica, con una commissione di cinque esperti indipendenti chiamati a valutare i progetti sulla base di coerenza, innovazione, capacitá di collaborazione istituzionale e ricadute territoriali. Per l’annualità 2026, il termine per la presentazione delle candidature è fissato al 20 gennaio 2026.

Scicli: la costa più estesa della provincia di Ragusa e quattro borgate cuore del progetto

Con 22 chilometri di costa tra spiagge e scogli, Scicli è il Comune della provincia di Ragusa con la più ampia proiezione sul mare. Il dossier mette al centro le sue quattro borgate marinarePlaya Grande, Donnalucata, Cava d’Aliga e Sampieri — come una rete di presìdi ambientali, economici e culturali. L’idea è semplice e potente: partire dall’identità concreta dei luoghi per costruire un piano annuale che unisca tutela degli habitat, rigenerazione dei waterfront e nuove competenze blu per residenti e imprese. “Il mare è parte integrante dell’identità di Scicli”, ha ribadito il sindaco Mario Marino, sottolineando come le borgate siano insieme storia, tradizioni, lavoro e opportunità di sviluppo sostenibile.

Cosa prevede il bando: criteri, governance e accountability

  1. Piano annuale: calendarizzazione di eventi, progetti e interventi materiali e immateriali, con obiettivi misurabili.
  2. Sostenibilità: azioni di conservazione e uso responsabile delle risorse marine, educazione ambientale, gestione dei rifiuti marini.
  3. Valorizzazione del patrimonio marittimo: dalla cultura del mare alla cantieristica locale, dalla pesca responsabile al turismo costiero.
  4. Collaborazione istituzionale: coinvolgimento di Capitanerie, Regione, enti di ricerca, scuole, associazioni e operatori.
  5. Trasparenza e monitoraggio: rapporto finale sui risultati e indicatori di impatto economico, sociale e ambientale.

Dentro la candidatura: gli assi strategici di Scicli

1. Le borgate come “cantieri di comunità”

Il dossier punta a trasformare Donnalucata, Sampieri, Cava d’Aliga e Playa Grande in “cantieri di comunità”, con laboratori diffusi su pesca sostenibile, educazione al mare e turismo lento. Si parla di itinerari costieri accessibili, di spazi espositivi temporanei sul patrimonio marinaro, di residenze artistiche legate al mare e di un programma di citizen science per il monitoraggio delle acque e del litter marino. L’approccio è partecipativo: le associazioni locali, che negli ultimi anni hanno contribuito a presidiare criticità e opportunità della costa, sono chiamate a co-progettare.

2. Porti, accessi e sicurezza: la manutenzione che abilita sviluppo

Negli ultimi mesi Scicli ha avviato interventi concreti sul porticciolo di Donnalucata: dragaggio dei fondali, messa in sicurezza, nuova illuminazione e ripristino delle banchine, grazie a un finanziamento regionale di 600.000 euro. Il cantiere — con una capacità di dragaggio fino a 1.000 m³/giorno di sabbie — è stato seguito con sopralluoghi di ARPA e Capitaneria di Porto di Pozzallo; parte dei sedimenti è stata destinata al ripascimento morbido dell’arenile di Spinasanta tra Donnalucata e Cava d’Aliga, secondo gli esiti delle caratterizzazioni. Questo quadro infrastrutturale, cruciale per la pesca artigianale e il diporto locale, è uno dei pilastri su cui poggerà il programma della candidatura.

3. Cultura, paesaggio e UNESCO: un capitale identitario da mettere a sistema

Il centro storico di Scicli è parte delle “Città tardo barocche del Val di Noto”, sito UNESCO dal 2002: un riconoscimento che, se integrato con il progetto mare, può generare filiere culturali e turistiche coerenti tutto l’anno. Dal Palazzo Beneventano alla Via Francesco Mormina Penna, il racconto del barocco ibleo dialoga con le geografie costiere — dalle dune ai promontori rocciosi — per un’idea di paesaggio culturale che non separa terra e mare. La candidatura punta a fare di questo intreccio un asset competitivo in chiave sostenibile.

4. Economia blu: numeri, filiere e nuove professionalità

L’economia del mare in Italia vale 216,7 miliardi di euro tra effetti diretti e attivati, pari a circa l’11,3% del PIL; coinvolge 232.841 imprese e oltre 1,08 milioni di occupati, con una crescita del valore aggiunto diretto del +15,9% e dell’occupazione del +7,7% nel periodo recente. Nel Mezzogiorno, il peso della blue economy è persino superiore alla media nazionale. Per Scicli, tradizionalmente forte in pesca, orticoltura in serra e turismo balneare, la candidatura è la leva per aggiornare competenze (cantieristica leggera, servizi portuali, ospitalità green, digitalizzazione delle PMI), stabilizzare la stagionalità e valorizzare le catene del valore locali.

5. Resilienza costiera e clima: dal problema alla strategia

Nel Quarto Rapporto ISPRA 2024 sul dissesto idrogeologico, la Sicilia registra un incremento della pericolosità del +20,2% nei Piani di Assetto Idrogeologico, pur con segnali positivi di saldo costiero a scala nazionale grazie a tratti in avanzamento superiori a quelli in erosione. La candidatura di Scicli dedica un capitolo a erosione, ingressione salina, gestione dei sedimenti e safety costiera, promuovendo soluzioni “nature-based” e piani di adattamento che coinvolgano residenti, operatori e scuole. L’obiettivo: passare dal “fare emergenze” al programmare.

Come si vince: i passaggi chiave della selezione

  1. Avviso pubblico: pubblicato dal Dipartimento per le Politiche del Mare della Presidenza del Consiglio; per il 2026 scadenza al 20 gennaio 2026.
  2. Dossier: comprensivo di piano annuale, governance, indicatori, sostenibilità e valorizzazione del patrimonio marittimo.
  3. Valutazione: 5 esperti indipendenti, criteri di coerenza, innovazione, collaborazioni e ricadute.
  4. Premio: 1 milione di euro per attuare il programma e report finale sui risultati.

Un confronto che si allarga: altre città alla linea di partenza

L’interesse è nazionale. Città come Gaeta hanno già ufficializzato la candidatura al titolo 2026, a conferma di una competizione positiva che mette in rete saperi e pratiche lungo tutto il perimetro costiero italiano. Per Scicli significa confrontarsi con realtà che hanno investito su portualità, cultura del mare, formazione e innovazione. Ed è anche uno stimolo a far emergere le specificità iblee: pesca artigianale, paesaggi dunali, archeologia industriale costiera, microborghi e ospitalità diffusa.

Cosa cambierebbe se Scicli vincesse

Un programma di dodici mesi, misurabile e replicabile

  1. Festival della cultura marittima: dal racconto dei mestieri del mare ai cantieri aperti per conoscere la cantieristica tradizionale e le sue evoluzioni.
  2. Scuola Blu: moduli didattici su biodiversità, sicurezza in mare, inquinamento da plastica, energie rinnovabili offshore e professioni blu.
  3. Piano waterfront: micro-interventi su accessi al mare, passeggiate litoranee, aree di sosta e nodi di mobilità dolce, con materiali reversibili e attenzione ai servizi ecosistemici.
  4. Pesca e filiera corta: sostegno a reti tra pescatori e ristorazione, certificazioni di sostenibilità, spazi di mercato e tracciabilità digitale.
  5. Reti Natura 2000 e biodiversità: progetti di monitoraggio e tutela degli habitat costieri e retrodunali, in raccordo con i dati regionali e la pianificazione di settore.

Un’eredità oltre l’anno del titolo

La dote del titolo — 1 milione di euro — è importante, ma ancora più rilevante è la metodologia: pianificazione integrata, misurazione degli impatti, partecipazione. Se ben progettata, la “Capitale italiana del mare” può lasciare in eredità a Scicli competenze, reti e strumenti replicabili, riducendo la dipendenza dal turismo balneare stagionale e valorizzando le filiere non mature dell’economia blu.