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Indagini

Notte di Natale a Sulmona: muore in cella Scalia, l’ombra lunga di un delitto di mafia a Trapani

A 50 anni, l’imprenditore edile di Partanna indicato come uomo di fiducia del boss Matteo Messina Denaro viene trovato senza vita nel penitenziario abruzzese. Prime ipotesi: arresto cardiocircolatorio. La Procura dispone l’autopsia all’ospedale dell’Aquila

Laura Mendola

26 Dicembre 2025, 11:57

Notte di Natale a Sulmona: muore in cella Scalia, l’ombra lunga di un delitto di mafia a Trapani

L’odore di disinfettante e ferro della sezione di alta sicurezza si mescola con l’eco lontana dei canti natalizi dalle case di Sulmona. È la sera del 24 dicembre: una ronda, un controllo, una cella. Gli agenti aprono lo spioncino, poi la porta. Non c’è tempo per le formalità: chiamano il 118, partono le manovre di rianimazione. In pochi minuti, la vicenda penale di Rosario Scalia — 50 anni, imprenditore edile di Partanna, già condannato per concorso nell’omicidio di Salvatore Lombardo — smette di essere un fascicolo e torna cruda biografia. Per i sanitari intervenuti, il decesso sembra ricondursi a un arresto cardiocircolatorio; la Procura di Sulmona invia la salma al San Salvatore dell’Aquila per l’autopsia, l’unico luogo dove, in Abruzzo, quell’esame si può compiere in tempi rapidi quando la struttura di Sulmona non è disponibile. Nell’istituto resta una domanda che non fa rumore ma pesa: cos’è accaduto davvero tra quelle mura la notte di Natale?

Un nome che torna, una storia che non si chiude

Di Scalia — nei pezzi di cronaca e nelle carte — si è scritto molto e spesso con etichette scomode: “uomo di fiducia”, talvolta “braccio destro” di Matteo Messina Denaro, nel senso di figura organica alla rete del mandamento trapanese che ruotava attorno a Giovanni Domenico Scimonelli, commerciante, viticoltore, “postino” dei pizzini, poi condannato all’ergastolo come mandante del delitto Lombardo. Sono definizioni che vanno maneggiate con cautela e che non sostituiscono i fatti contenuti nelle sentenze: Scalia non è stato condannato per associazione mafiosa, ma per la sua partecipazione all’omicidio di Lombardo del 21 maggio 2009 a Partanna, aggravato dal fine di agevolare Cosa nostra. Secondo i giudici, il suo compito fu quello di monitorare gli spostamenti della vittima e comunicarli in tempo reale al mandante, permettendo ai killer di entrare in azione.

La sera del 24 dicembre: cosa sappiamo

Il corpo di Rosario Scalia viene trovato senza vita nella sua cella del carcere di Sulmona “nella tarda serata” del 24/12/2025. A scoprirlo è il personale dell’istituto durante un controllo di routine

I sanitari del 118 intervenuti ipotizzano un arresto cardiocircolatorio come causa del decesso. È una valutazione iniziale, non definitiva.

La Procura di Sulmona dispone il trasferimento della salma all’ospedale San Salvatore dell’Aquila per l’esame autoptico, prassi consolidata in casi del genere, anche per ragioni logistiche.

Un elemento sanitario non marginale: secondo quanto risulta, una settimana prima della morte Scalia era stato sottoposto a un intervento presso l’ospedale di Sulmona. Un dettaglio che l’autopsia — e gli eventuali esami tossicologici — dovranno necessariamente valutare nel contesto clinico complessivo.

Questi sono, al momento, i dati. Non è dato sapere, finché il medico legale non avrà firmato la relazione, se si sia trattato di un evento cardiaco improvviso su un terreno predisposto, o se nel quadro possano incidere altre variabili, inclusi i farmaci assunti, la convalescenza post-operatoria, le condizioni di detenzione. La prudenza è, qui, un dovere.

Chi era Rosario Scalia

Nato a Partanna nel 1975, Rosario Scalia viene definito nelle informative e nelle cronache giudiziarie come imprenditore edile con disponibilità economiche giudicate in più occasioni “sproporzionate” rispetto ai redditi dichiarati. L’attenzione degli investigatori su di lui cresce sullo sfondo di una stagione di pressione patrimoniale nei confronti della rete economica ritenuta orbitante attorno a Messina Denaro e al suo mandamento.

Il suo nome entra nella storia del delitto Lombardo — un omicidio di mafia compiuto il 21 maggio 2009 allo “Smart/ Mart Cafè” di Partanna — quando le indagini individuano un meccanismo di punizione per un presunto torto: il furto di un furgone carico di merce del supermercato Despar riconducibile a Scimonelli. La Direzione Distrettuale Antimafia ricostruisce la catena: il mandante, i due esecutori materiali Attilio Fogazza e Nicolò Nicolosi, e attorno una cintura di fiancheggiatori. Scalia, secondo le sentenze, avrebbe agevolato i killer segnalando i movimenti del bersaglio. In Cassazione la condanna diventa definitiva: 19 anni e 11 mesi di reclusione. Il 14 maggio 2022 scatta l’arresto per l’esecuzione della pena.

Soldi, case, terreni: i colpi dell’Antimafia sul fronte dei beni

Accanto alla vicenda penale, scorrono i provvedimenti del Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione: tra dicembre 2023 e dicembre 2024 scattano prima un sequestro e poi una confisca di beni fino a 180 mila euro a carico di Scalia, tra immobili, terreni, beni aziendali, conti correnti e depositi. Il presupposto tecnico è la sperequazione tra patrimoni e redditi ufficiali. Misure non insolite nel sistema di contrasto: colpire la capacità economica dei soggetti ritenuti pericolosi, oltre la dimensione strettamente detentiva, per erodere il potere di influenza sui territori.

Questo filone si innesta in una più ampia azione patrimoniale che, negli anni, ha riguardato anche Scimonelli: confische milionarie, l’immagine dell’imprenditore come snodo logistico e postino dei pizzini di Messina Denaro, e infine la condanna all’ergastolo come mandante del delitto Lombardo. È un mosaico che racconta come i supermercati, le cantine, le aziende di provincia possano diventare cassa operativa e interfaccia “legale” di un potere criminale capace di decidere sulla vita e sulla morte.