la storia
Siracusa, lava l’auto del papà scomparso: «Così mantengo vivo il ricordo»
Stesso rituale ogni mattina da parte di una signora che ha perso il genitore da poco
Ogni mattina, nel cuore della Borgata, ai margini di piazza Santa Lucia, c’è una vecchina che rinnova il suo patto d’amore e si immerge nell’abbraccio straziante della solitudine e del rimpianto. La signora Rina, (nome di fantasia, ndr), 70 anni, ogni mattina, caschi il mondo, prende su le pezze e la spugna, i prodotti, e con l’amorevole cura di chi vive serena ma con un piede nel passato spolvera, lava ed asciuga l’automobile bianca posteggiata davanti alla sua abitazione. Quella che potrebbe sembrare una semplice macchina è in realtà il tempio del ricordo e della mancanza, il totem di un amore filiale spezzato dalla morte del padre, qualche anno fa, che quella macchina «se l’era comprata con tanti sacrifici, faceva il contadino, aveva messo insieme tutti i suoi risparmi e ne era orgoglioso. È una vecchia automobile, ormai, ma lui era felice quando ci portava, a me e mia madre, a fare un giro».
Se non fosse che poi la malattia l’aveva fiaccato nello spirito e nel fisico, indebolendolo, impedendogli di camminare bene e di muoversi agevolmente, finché nel periodo del Covid tutto si era complicato. Troppo per guidare ancora, e così il padre di Rina si era ridotto a guardarla dall’esterno. «Io che vivevo con mamma e papà, l’ho visto cambiare e limitarsi ad osservarla impossibilitato a salirvi e farsi un giro». Rina sa cos’è la solitudine «in un mondo dove la gente sembra essersi scordata cosa significa amare e rispettare i genitori», vive quell’assenza come un’angoscia che non smette di pulsare, anche se ha un fratello affettuoso «ma lui non sarebbe contento di questa intervista». Però Rina ha dentro un amore per quel padre scomparso che non riesce a trattenere nel cuore, e così raccontarlo è un po’ una liberazione, come se tutta quella solitudine avesse bisogno di affacciarsi ed essere compresa. Mentre le feste natalizie si esauriscono e ci si prepara all’anno nuovo, Rina – che continua a pagare l’assicurazione anche se da anni la macchina non viene usata – ogni mattina ripete il suo rituale d’amore. «Mantengo vivo il suo ricordo e curo la macchina per lui, come se papà guardasse dall’alto e ne fosse felice». Come una statuina triste in un presepe bizzarro, Rina pulisce con amore di famiglia.