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la provocazione

Ad Agrigento il presepe senza Bambinello: «Scusate, sono a Gaza... e soffro in Ucraina...»

Niente Gesù Bambino nella istallazione della parrocchia di San Gregorio. Don Gaetano Montana: «Ci siamo assuefatti alla guerra, alle stragi, alla violenza e all’indifferenza. La nostra culla non gli piace più e se n’è costruita un’altra»

Marilisa Della Monica

26 Dicembre 2025, 23:47

Ad Agrigento il preseper senza Bambinello: «Scusate, sono a Gaza... e soffro in Ucraina...»

Veglia di Natale. Quartiere Cannatello. Parrocchia San Gregorio. Tutto nel presepe è al suo posto. La statua di Maria e San Giuseppe, quella del bue e dell'asinello. La culla, con la paglia e il fieno, è pronta ad accogliere Gesù Bambino. Ma lui non ci sarà. Sulla capanna, al posto del "Venite, Adoriamo", c’è un'altra scritta: "Scusate, sono a Gaza... e soffro in Ucraina... Svegliatevi!". Una decisione forte quella della comunità del quartiere agrigentino, guidata da don Gaetano Montana che, nella sua omelia, ne ha spiegato le ragioni, rivolgendosi direttamente al Bambino Gesù, il grande assente.

«L'avvento, ha detto don Montana, il periodo in preparazione al grande mistero della nascita del Redentore, si è trasformato nel tempo delle preoccupazioni: cosa comprare come regalo di Natale per chi ha già tutto, chi invitare alla cena della Vigilia ed al pranzo di Natale, cosa mangiare. Non vederti nel presepe è un pugno nello stomaco. La scritta che ci hai lasciato è proprio una sventola che dovrebbe svegliarci». «Certo - ha proseguito don Gaetano – la follia della culla vuota ci farà chiacchierare a lungo (in questo siamo molto bravi), ma è anche vero che il rischio di celebrare riti sacri senza di Te è sempre più presente nella nostra vita. Ci siamo assuefatti alla guerra, alle stragi, alla violenza, all’indifferenza e ci siamo chiusi nelle nostre isole felici o come li chiamiamo oggi confort zone. Saperti a Gaza, Ucraina, Sudan, Yemen, Congo, Venezuela, Thailandia, Cambogia, Siria, Iraq e in tutte le guerre che insanguinano il mondo; con le ragazze iraniane e le donne afgane che muoiono per la loro libertà e per la loro dignità; sui marciapiedi delle nostre città, a fianco a tante donne usate e abusate; con i migranti in Libia, nel Sahara; con i medici e i sanitari in zone di guerra e nei paesi poveri; con i bambini bombardati, senza scuola, senza cibo, senza ospedali, violati e abusati; con i tanti ragazzi e ragazze con gli occhi spenti perché hanno smarrito il sogno; con gli operai che hanno perso il lavoro e la dignità; con gli sfruttati dei centri commerciali e dei call center ai quali per i nostri stupidi capricci neghiamo il riposo festivo; Saperti assente dai nostri riti, salotti, luci intermittenti, panettoni e tombole; Tutto questo ci consola e ci dà speranza e futuro. Ci rendiamo conto, con molto ritardo, che non ti piace più la nostra culla e te ne sei costruita un’altra. Speriamo che la tua assenza dal nostro presepe apra i nostri occhi per imparare a scrutare la storia e fare emergere la sua bellezza: la solidarietà di tante persone, gli operatori di pace, il sorriso dei bambini, coloro che rischiano la vita per salvarne altre, i sognatori di una umanità rinnovata, i cercatori della Verità, il silenzio di tanti genitori che accompagna la crescita dei figli. Speriamo che la tua assenza - ha concluso il parroco - apra i nostri cuori, unico posto in cui vuoi abitare, per accogliere l’originalità e la diversità di ogni persona e farne un enorme tesoro per l’umanità».