Le storie di natale
Catania, oltre la dipendenza da droga e alcol la voglia di riscatto e di una nuova vita
Viaggio in esclusiva all’interno del Cpa, il Centro di pronta accoglienza gestito dall’Asp a San Nullo. «Tutti meritiamo un’altra possibilità e da qui rinasciamo»
La dipendenza dalla droga, dall’alcol e dal gioco d’azzardo e una gran voglia di riscatto. Sono storie di disagio e di vita vissuta quelle che gli ospiti del Centro di Pronta Accoglienza (Cpa) dedicato alle persone con dipendenze patologiche, realizzato dall’Asp hanno raccontato a La Sicilia. Un viaggio in esclusiva dentro la struttura di via Ottavio D’Arcangelo, nel quartiere San Nullo, attraverso i pensieri di Natale e di Capodanno che gli ospiti hanno affidato ai sanitari e agli operatori del centro.
Erminia (nome di fantasia come quelli degli altri ospiti) 35 anni e un figlio di due e mezzo ha iniziato a bere quando ne aveva 19. «I primi problemi sono iniziati dopo la morte di mio padre e di mio fratello a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro. Poi si sono aggiunti quelli con la droga da cui però mi sono liberata da oltre dieci anni. Ma l’alcol è un ostacolo che non sono riuscita a superate e sono qui per questo per darmi un’altra possibilità e perché qualsiasi bottiglia non mi sfiori più la mente».
Silvio, trentotto anni domani, fa uso di cocaina. «Da un paio di anni sono entrato in questo tunnel della droga con la convinzione che potevo governarla, quando in fondo non è così, diventiamo succubi e sofferenti. Avevo un lavoro, una famiglia e ho distrutto mia moglie e i miei due figli. Si comincia per gioco pensando che sia una tantum e non si finisce più. Questa è la mia nuova occasione: uscirne è difficile, ma non è impossibile».
Filippo ha 44 anni appena compiuti. «La mia storia è quella di una tossicodipendenza che dura da quasi 20 anni. Ho provato tutti i tipi di droga, tranne l’eroina. Il crack mi ha distrutto. Qualche mese fa ho avuto una crisi molto acuta e ho avuto bisogno di aiuto. Adesso è una fase nuova dopo diversi ricoveri in strutture sono arrivato qui al centro per le dipendenze cercando di uscirne. Sono arrabbiato con me stesso e con quel mondo che mi ha ridotto così. Fuori da qui ho lasciato un compagno che mi aspetta, una famiglia d’origine che mi segue e mi supporta e un lavoro da funzionario su cui ho dovuto ripiegare dopo avere contratto l’Aids».
Alessandro, 24 anni, anche lui è assuefatto al crack. «Adesso voglio completare questo percorso e poi andare in comunità. Ho iniziato per gioco con un amico e da lì ho avuto giorno dopo giorno la necessità di aumentare le dosi. Fin quando un giorno mi sono trovato in mezzo alla strada. Fuori da qui c’è tutta la mia vita: la scuola, gli amici, la famiglia ed è da loro che voglio tornare. Sono giovane e spero di potere dimenticare e ricominciare. A Babbo Natale la rinascita».
Ferdinando, 53 anni, imprenditore nell’azienda di famiglia, è un ex sportivo. «Ho sempre avuto una vita regolare e tranquilla: casa, università, lavoro, sport, fino a quando tre anni fa mi sono separato da mia moglie. È stato da quel momento che ho iniziato a far uso di cocaina, l’ho fatto per debolezza, per solitudine. Fino a quando ho guardato mia figlia che oggi ha dieci anni e ho fatto un bilancio della mia vita di com’era e di com’è diventata e ho deciso di disintossicarmi. Sono felice di stare qui sia del gruppo di ragazzi che vive con me sia del personale medico e non. Adesso è tempo di ricominciare, di cogliere le sorprese che ci riserva la vita».
Il centro, operativo da luglio, ha già ospitato 35 pazienti che inviati dai Servizi per le Tossicodipendenze (Sert) e su base volontaria possono usufruire dell’intervento residenziale di breve durata 30 giorni, rinnovabili per altri 45.
«Il Cpa - spiega il direttore dell’Uoc Servizio Territoriale Dipendenze patologiche Fabio Brogna - eccellenza nel panorama della sanità siciliana, è stato accreditato con l’obiettivo di offrire un luogo protetto dove ogni paziente, allontanandosi dal contesto abituale, può raggiungere l’obiettivo di interrompere l’uso e l’abuso continuativo delle sostanze. È un pit stop che serve per fermarsi e riprogettare un percorso terapeutico. È gestito da un’équipe multiprofessionale operativa h24 composta da validi medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali, educatori, terapisti della riabilitazione e operatori socio-sanitari».

Per il direttore generale dell’Asp Giuseppe Laganga Senzio: «Il Cpa adotta un modello organizzativo integrato, professionalizzato, in collegamento ai Sert e alle Comunità terapeutiche per garantire una risposta di cura pronta ed efficace agli utenti, alle loro famiglie e a chi affronta ogni giorno il dramma delle dipendenze. Un punto di riferimento facilmente accessibile e pienamente inserito nel tessuto dei servizi territoriali. Desidero rivolgere un ringraziamento a tutti i professionisti che hanno contribuito alla realizzazione e all’attivazione di questa importante struttura, che saprà essere un presidio sanitario di prossimità, fondato sulla competenza, sull’accoglienza e sull’umanità».

Pensieri scritti a penna che raccontano di occasioni per ricominciare, della possibilità di avere un’altra vita vita e di ritrovare se stessi, della partenza di un nuovo treno, della voglia di stare bene. Un nuovo inizio alla vigilia di un nuovo anno.