L'azienda
Un anno senza manager e una nomina “congelata”, adesso l’Asp di Palermo è un caso
Il 16 gennaio scorso, Daniela Faraoni fu chiamata nella giunta Schifani e lasciò la poltrona di direttore generale dieci mesi per individuare il sostituto, che però aspetta ancora
Per l'opposizione è la dimostrazione di come, nella Sanità, i giochi “di potere” valgano più di altre considerazioni. Per i sindacati, è la prova di come, anche nel settore della salute, troppo spesso ci si limiti agli annunci. Di sicuro, c'è che tra una ventina di giorni, l'Azienda sanitaria più importante della Sicilia e una delle più importanti del Sud Italia, che gestisce un budget miliardario, festeggerà un anno senza un direttore generale nel pieno delle sue funzioni.
Era il 16 gennaio, infatti, quando il presidente della Regione Renato Schifani chiamava l'ex direttrice generale dell'Asp di Palermo, Daniela Faraoni, a far parte della sua giunta, al posto della dimissionaria Giovanna Volo. Il posto, così, è rimasto vacante, ma si pensava a una breve parentesi. Che si è dilatata a dismisura. Fino al 3 ottobre scorso, almeno, quando il governo regionale si è deciso a designare Alberto Firenze. Passa un mese, prima che la sua nomina, così come prevedono le norme, passasse dall'esame della commissioni affari istituzionali all'Ars: il 4 novembre è arrivato il via libera. Da allora, tutto fermo. Serve l'ultimo passaggio, cioè l'approvazione definitiva in giunta. Ma niente. Nonostante la giunta si sia riunita più volte, spesso ratificando nomine che avevano compiuto lo stesso iter di quella di Firenze. Ma quella casella è ancora vuota. Oggi, nella maggioranza, qualcuno è certo che la partita si risolverà dopo le feste. Ma il rischio, adesso, è che la nomina definitiva al vertice dell'azienda possa entrare nella partita più grande che coinvolgerà altre Asp, ospedali e soprattutto il governo regionale.
«Questo – denuncia il responsabile Sanità della Cgil, Renato Costa - è il classico esempio della differenza tra la sanità “gridata” fatta di inaugurazioni vere o presunte, di proclami e di ostentazione di risultati mai raggiunti da un lato, e dall’altro la triste realtà che rivela la mancata conoscenza della reale condizione. Ancora una volta – aggiunge - prevale la necessità di rispondere a logiche spartitorie e cencelliane dove è più importante completare il puzzle che non dare un governo ad una tra le più importanti aziende italiane».
Nella partita, insomma, potrebbero rientrare il Policlinico di Catania, dove andrà Giorgio Giulio Santonocito, lasciando libero il posto a Messina per un possibile “trasloco” di Salvatore Iacolino dal dipartimento della Pianificazione strategica. E, appunto, il ruolo di direttore generale, ma anche quello dello stesso assessore alla Sanità, viste le richieste non più nascoste, degli alleati che puntano alle poltrone in giunta dei cosiddetti “tecnici”.
E così, anche l'opposizione va all'attacco: «La sanità – dice il capogruppo del Pd all'Ars, Michele Catanzaro - continua ad essere ostaggio degli interessi politici e degli scambi di poltrone, alla faccia del diritto alla salute dei siciliani». Per il coordinatore siciliano del M5S, Nuccio Di Paola, «qualcuno dovrebbe svegliare il presidente Schifani visto che è convinto di vivere in una regione con numeri da favola e ricordargli che la più grande Asp della Sicilia è senza guida da troppo tempo. La Regione - aggiunge - non si governa con i proclami, le liste d'attesa non si tagliano con i comunicati stampa ma con i fatti», mentre per il leader di Controcorrente, Ismaele La Vardera, «è folle che l’Asp più grande della Sicilia non abbia una guida per sole beghe politiche becere. Una azienda allo sbando, ne sono la prova anche i continui episodi corrutivi. La nomina di Firenze - prosegue - è tenuta nel congelatore solo perché non risponde ai desiderata di alcuni deputati di Palermo. Il presidente Schifani ancora una volta schiavo di logiche politiche sulle spalle dei siciliani».